Gunshots, colpi d’arma da fuoco esplosi contro il Presidente Donald Trump; è accaduto poco fa, qui negli Usa. Ancora tremo e sto piangendo dall’emozione. Non si tratta d’essere a favore o contro il Presidente, in questo momento sto vivendo ancora qualcosa che sta formando e plasmando la Storia.
Ero piccolo d’età, ma ho sentito gli echi dell’uccisione di John Kennedy a Dallas il 22 novembre 1963; mi rimane in mente l’urlo del mio papà che disse incredulo “no!”.
Crescendo, ricordo con meno passione e trasporto l’attentato a Reagan, ma fu grande la partecipazione per Bob Kennedy che nel 1968 morì. Non fui particolarmente partecipe dello stessa sorte a Martin Luther King.
Quanto accaduto oggi mi procura grande emozione perchè sono un elettore di Donald Trump? Non voglio immedesimarmi nel votante con la percezione del fatto, desidero restare cittadino a se stante oltre ad essere anche colpito nel mio credo politico.
Ricerco il concetto di democrazia.
Ecco, l’obama ha appena affermato che non c’è posto per la violenza nella politica americana. Non è vero; qui i Presidenti s’ammazzano sul serio!
Le lacrime che mi scendono dal viso sono per la Democrazia, voglio sentirmi CORPO POLITICO, non Uomo di parte.
E’ vero, riconosco ampiamente che se avessero colpito un democratico non avrei le lacrime agli occhi, nonostante ciò, m’impongo con la volontà di recuperare il SENSO DELLA POLITICA VOLENDOMI SENTIRE “CORPO DELLA POLITICA”. Forse le parole non rendono giustizia dello stato d’animo che sto vivendo in questo momento drammatico quanto intenso.
Desidero intensamente sentirmi istituzionale, politico, “statale”, membro della Nazione e come tale “colpito”. L’augurio che mi rivolgo è di maturare una tensione simile anche quando e come potrebbero essere colpiti altri, quelli dell’altra parte che c’attaccano quotidianamente.
Vorrei raggiungere la maturità istituzionale per cui ogni atto d’offesa non è al politico di turno, ma alla Nazione.
Gunshots vuol dire colpire tutti noi e la Nazione.