Home CULTURA E SOCIETÀCRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE E POLITICA Grazie Grecia: La dollarizzazione della lira. Prof Carlini

Grazie Grecia: La dollarizzazione della lira. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Evviva finalmente si vede una soluzione alla trappola che ha rappresentato la moneta unita (euro) in Europa fino ad oggi.

Grexit, la sofferta uscita della Grecia dall’euro, ma non dall’Europa, apre una nuova era dove le stupidate conoscono finalmente la loro fine. Buona fortuna Grecia!

Peccato che tutto fu già scritto nel 2001 nello studio La dollarizzazione della lira. 

Era ora! Con il primo referendum sulla moneta unica in Europa (ostacolato da tutti i governi europei in questi anni) finalmente i cittadini possono esprimere la loro idea su qualcosa che continua ad esistere dal 2001 e che non è per nulla amato.

L’euro in 15 anni d’esistenza non è riuscito a convincere. A giorni si celebra (è il caso di ripeterlo perchè è un evento così tanto atteso e desiderato) un regolare e democratico referendum popolare che seppur impostato in forma sibillina (del resto siamo in Grecia) chiedendo se accettare o no le condizioni/offerte della Ue verso la Grecia, di fatto è percepito dal mondo interno come un voto contro o a favore dell’euro.

L’esito appare scontato: no ad accettare le proposte/condizioni della Ue e quindi no all’euro. Finalmente! che parto difficile.

Ovviamente ogni cosa qui scritta è stata già pubblicata sin dal 2001 nell’articolo LA DOLLARIZZAZIONE DELLA LIRA.

Veniamo a noi, cosa sta per accadere?

– ASPETTI POLITICI: il primo referendum popolare sulla Ue e l’euro non è destinato a restare il solo. Va considerata la Spagna che a novembre vota e potrebbe vincere il movimento “Podemos”, intenzionato a percorrere la stessa via greca. Se anche la Spagna uscirà dall’euro, seguirà il Portogallo e quindi l’Italia.

– ASPETTI MONETARI: l’assenza di altre monete rispetto l’euro, ha permesso alla Germania/Francia di vivere senza concorrenza interna in Europa. La rinascita del pesos, dracma, della lira, riporta l’Europa a un giusto confronto tra monete diverse che hanno valori diversi e quindi prezzi diversi. In una parola concorrenza. Del resto la mancata concretizzazione di un’Europa politica, militare, sociale, formativa e culturale non poteva andare avanti aggrappandosi alla sola moneta unica. A che serve una unica moneta (euro) senza un unico ufficio acquisti per le forze di polizia e dell’esercito (tutti con la stessa divisa e armamenti) o a una scuola europea con programmi unificati e una doppia lingua per tutti (forse l’inglese?) In pratica si è voluta la moneta unica, ma non l’Europa unita. Come tutte le stupidate l’euro muore. Fu così per il subprime e ora lo è per qualcosa di concettualmente vuoto. Lascia perplessi osservare come mai tanta gente sia stata così superficiale nell’accettare l’euro, nonostante fosse un contenitore vuoto. IL PUNTO E’ UN ALTRO. LA GENTE ACCETTA TUTTO QUELLO CHE E’ NUOVO SENZA CHIEDERSI SE SIA VALIDO OPPURE NO. E’ IL MALE DELLA MODA CHE SERVE PER UNA STAGIONE. SOLO CHE ANDREBBERO FATTE LE DIFFERENZE TRA MODA E CONCETTI, MA LA SUPERFICIALITA’ DELLA SCUOLA E DELL’ATTUALE GOVERNO NON CONSENTONO PROGRAMMI EDUCATIVI PER SVEGLIARE UNA MASSA DI SOGGETTI CHE SEGUE SOLO LE MODE E QUELLO CHE E’ NUOVO BENCHE’ PRIVO DI VALORE.

Passiamo alle conseguenze

Come descritto nel testo della La dollarizzazione della lira, la moneta è paragonabile alla pressione sanguigna in un corpo. Di alta pressione si muore. L’euro compete con il dollaro, quindi che ci fanno economie espresse in lira, dracma o pesos in un sistema industriale e monetario ai vertici del pianeta? Non abbiamo osato troppo? Ecco il senso dello studio riferito alla La dollarizzazione della lira.

SI COMPRENDE COME NELLA CRISI DELL’EURO SI LEGGE, IN QUESTO STUDIO, UNA CRISI DELLA SUPERFICIALITA’ DI UNA SOCIETA’ TROPPO DIPENDENTE DAL WEB, TROPPO VIRTUALE QUINDI SUPERFICIALE E INFINE LIQUIDA (direbbe il prof. Z. Bauman mio maestro) pertanto si legge crisi dell’euro ma si pronuncia bocciatura alla imperante superficialità (tra l’altro di un governo italiano con un primo ministro non eletto da nessuno – anomalia italiana).

La via nazionale greca ai suoi problemi, fortemente osteggiata fino ad oggi, è destinata ad aprire in Europa:

a) una forte ascesa degli interessi che stroncheranno il denaro facile e aumenteranno il rendimento degli investimenti;

b) un’importante crisi monetaria con annessa depressione; (grave-gravissima)

c) oltre al solito semestre di grande crisi, potrebbe proseguire in effettiva depressione grazie alla Spagna, quindi Portogallo e infine Italia, pertanto si immaginano non solo 6 mesi, ma almeno 18 di grandi turbolenze in Europa;

d) il fallimento di un alto numero d’imprese, in Italia, produrrà una disoccupazione oscillante intorno al 15% (oggi al 12%) per cui la domanda oggi dovrebbe essere: quanta disoccupazione può sopportare la democrazia?

e) seguirà ovviamente la crisi di governo e la scomparsa del soggetto politico noto come PD considerato gravemente inadeguato alla guida del paese, per cui si apre si da adesso un’importante ricerca politica per un nuovo assetto che sarà di destra, pur fuori dagli attuali protagonisti;

f) reggeranno le imprese che esportano, guai grossi per quelle limitate al mercato interno, che dovrebbero IMMEDIATAMENTE INTERNAZIONALIZZARSI il che non vuol dire delocalizzare, ma vendere all’estero producendo in Italia!

g) per quelle imprese che restano limitate al mercato interno e non vogliono chiudere o fallire, la guerra sarà molto dura, esponendo prezzi bassi, qualità adeguate, scarsa rilevanza alla marca e molta concretezza, stabilendo un duo qualità&prezzi a patto che sia motivato in forme molto più chiare e dirette rispetto ad oggi. La dollarizzazione della lira ha già spiegato il meccanismo moneta-percezione sociale e quindi come interagire;

h) crollo della quotazione euro/dollaro ipotizzando 0,7 euro per 1 dollaro ma anche 0,6. Quindi una forte ascesa dei prezzi delle materie prime, con un’importante inflazione nel sistema monetario europeo, così ulteriormente spinto a frantumarsi. Ricordo ancora quando il cambio euro-dollaro fu per 1.60 dollari contro 1 euro (uno sconto del 60% sugli acquisti) che si ridimensionò a 1.40 dollari contro 1 euro per stabilizzarsi a 1.25 dollari contro 1 euro (con il 25% di sconto sugli acquisti negli Usa rispetto l’Europa). Oggi è 1.13 ovvero 1 dollaro e 13 centesimi contro 1 euro ma presto s’invertirà arrivando a 0.70 o anche 0.60 euro per 1 dollaro. Questa inversione favorirà l’expo europeo verso gli Usa, ma sarà una “vittoria di Pirro”, perchè non risponde a una svalutazione competitiva come fu per la lira, bensì una estrema debolezza (implosione) dell’area denominata “euro” (quella dove c’era la moneta unica – ormai possiamo introdurre l’imperfetto a qualcosa che non è mai stato perfetto!)

i) una grande concorrenza delle merci del sud Europa verso il nord Europa. Nascerà forse il “mediterraneo”, moneta unica tra Grecia-Italia-Spagna e Portogallo? Non credo, l’era delle monete uniche è finita, tornando finalmente alle monete nazionale coordinate tra di loro (ricordate lo SME – il serpente europeo degli anni Ottanta con oscillazione tra il +/- 2,5% tra le singole divise rispetto all’unita base che allora fu il marco?)

Conclusioni

Non è colpa della Grecia e ogni valutazione del suo peso specifico in termini di PIL è errata. E’ colpa della superficialità dei tempi, di una scuola che non ha insegnato a distinguere tra novità e valore, concretezza e presa in giro. La crisi di oggi è il crollo di un sistema sociale sbagliato, che abusa del web e della sintesi anziché ricorrendo alla meditazione, quindi introduce maggiori quote di povertà economica nel Paese e in Europa. La soluzione non è politica (passando ovviamente a destra) o economica (introducendo sistemi di reshoring oggi sconosciuti in Europa e in uso negli Usa dal febbraio 2012) ma cercando di far maturare una popolazione di ebeti e ignoranti. 

Servirà leggere di più, capire di più, amare di più, pensare di più, vivere di più spegnendo cellulare, computer, TV e accendendo la personale sensibilità di occidentali nella nostra rabbia e orgoglio d’essere persone pensanti e civili.

Auguriamoci buona fortuna.

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