Globalizzazione e rischio. Uno dei più grandi rischi indotto dalla globalizzazione è il volume delle obbligazioni che sono state emesse. Non ne parla nessuno.
Globalizzazione & rischio è un tema poco approfondito. Non si sa perchè. Non è possibile discutere d’eccesso d’immigrazione, ad esempio. Questo perchè l’immigrato è in realtà un prossimo consumatore. Nessuno considera invece l’aspetto culturale del tema per cui immigrazione non vuol dire integrazione. Bella questa frase, va riscritta.
L’immigrazione non comporta l’integrazione. Questo perchè nessuno vuole considerare il versante culturale della relazione umana. Ci si limita solo agli aspetti economici. Abbiamo toccato uno dei più formidabili limiti della globalizzazione.
Un secondo limite della globalizzazione riguarda la disoccupazione. Quanta disoccupazione è tollerabile in un sistema democratico? Anche quest’aspetto è tabù pur portando alla fine l’Unione Europea.
Passiamo ora al terzo punto critico della globalizzazione. Anch’esso non discusso da nessuno. Il volume di obbligazioni emesse.
Dopo una crisi negli anni Ottanta, il prestito obbligazionario esplose. Come indica Niall Ferguson a pagina 311 del testo “Soldi e potere”. Dal 1982 al 1997 le dimensioni del prestito obbligazionario nel mondo si sono moltiplicate per 6. Il totale di 34mila miliardi (oggi è superiore ma non abbiamo dati certi) è superiore a ogni altro punto di riferimento. Superiore alla capitalizzazione di tutte le borse del mondo che ammonta a 27mila miliardi. Superiore al PIL di tutti i paesi del mondo, pari a 30mila miliardi. Spiegato meglio ci sono in giro più obbligazioni di quanto sia il valore di borsa e del PIL nei 205 stati del mondo. I dati sono al 2000. Quanto accaduto ad oggi nel 2017 non è ancora certo ma è peggiorato.
Tutto questo è stato possibile grazie alla liberalizzazione dei flussi di capitale. Il che è un bene ma fino a un certo punto.
Il valore delle transazioni verso l’estero per obbligazioni/azioni ha avuto valori stratosferici (fuori controllo)
Il Giappone passa dal 8% del PIL al 98% di transazioni. Questo accede in 20 anni. Dal 1980 al 2000.
Gli Stati Uniti, nello stesso periodo dal 9% al 230% del PIL.
La Germania dal 7% al 334% del PIL.
Si riesce a capire che stanno transitando più soldi di quanto viene prodotto? Chi ci mette la differenza?
Non volendo chiamare “bolla finanziaria” una situazione del genere, come la si definisce? E’ chiaro che in realtà basta solo un pò d’inflazione per sgonfiare ogni cosa “fregando i cittadini”. Ecco trovata la soluzione. Possiamo quindi dire che la globalizzazione porta strutturalmente a degli eccessi da curare con l’inflazione?
Far godere le persone e poi “fregarle” con l’inflazione, per sgonfiare le bolle finanziarie, potrebbe anche essere un modo di vivere. La domanda è perchè ci siamo ridotti in questo modo. Si può sapere perchè globalizzazione significa esagerazione in ogni cosa? E’ chiaro che poi crollano organizzazioni come la Ue. Perchè lamentarsi dei tentativi di recupero con Brexit, Trump e Le Pen?
Il filo conduttore del ragionamento è che un mondo così concepito non funziona. Il trucco dell’inflazione come valvola di sfogo quando la pressione si fa troppo forte non può essere la soluzione. E’ la globalizzazione che ha fallito la missione. Serve un nuovo modello comportamentale per il futuro. La globalizzazione è di sinistra, quindi la sinistra ha fallito. Oltre la destra chi abbiamo? Ora è il turno della destra (Brexit-Trump-Le Pen).
Potrebbe apparire errato collegare l’economia alla politica, ma è certamente errato non farlo. La politica offre modelli di vita di cui l’economia è uno degli aspetti. Ecco che la connessione è diretta.