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Globalizzazione e idee fallimentari. Studi Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Globalizzazione e idee fallimentari. Come noto, la globalizzazione trova motivo e spazio da novembre 2001. Cadute le torri gemelle a settembre dello stesso anno, gli americani hanno consentito l’ingresso della Cina comunista nel WTO. Da quel momento si può parlare di un evento globalizzato sul piano economico. Iniziò l’era globalizzata.

E’ stato già approfondito, in precedenti studi qui pubblicati, quanto la Cina fosse una colonia produttiva statunitense. Ne consegue che su questo aspetto, iniziato con la diplomazia del ping-pong, ci si porta oltre.

La stessa idea di portare la Cina comunista nel mondo globale e democratico fu una contraddizione in termini.

Certamente la globalizzazione si contraddistingue, come era, per belle idee mal applicate.

Si potrebbe anche scrivere globalizzazione e idee sbagliate, imperfette, incomplete. Idee che poi all’atto pratico si sciolgono come neve al sole.

Seguono ora una marea d’esempi il cui elenco appare forse noioso.

Delocalizzare comporta disoccupazione.

La moneta unica, nel solo ambito Ue, è stato un disastro nei termini di costo della vita.

La Ue politica resta un progetto incompleto rispetto quella economica, che funziona.

La stessa crisi subprime provenne da una buona idea: dare una casa a tutti gli americani.

L’outsourcing, che vuol dire affidare ad un fornitore specializzato una fase della produzione, potrebbe essere una bella idea. Lo è all’inizio, come in tutti gli aspetti, per poi annegare in un mare di problemi per attriti, frizioni e danni alla produzione. (Vedi il caso Poste Italiane e SDA per la consegna dei pacchi in Italia).

Si pensi all’immigrazione come sostituzione di lavoratori nel pagamento dei contributi. Questa gente (immigrati) dovrebbe lavorare da noi pagando con i contributi i nostri pensionati. Sono tutti ragionamenti che dimenticano un aspetto fondamentale: la cultura.

Ecco dove globalizzazione e idee fallimentari trova concretezza: si sono dimenticati l’ABC della vita sociale. LA CULTURA. 

E’ possibile pensare che l’aver accorciato le carriere chiamando dei ragazzi “manager” per pagarli come quadri, abbia introdotto superficialità e inesperienza nel sistema?

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