Gli artisti spesso, troppo spesso, sono esteticamente ridicoli tanto da fare schifo; c’è un motivo?
Questo studio segue a ruota una prima analisi che è servita a fissare un concetto. Per la prima volta è stato scritto e detto in chiaro che l’esibizionismo istrionico fa schifo o ridicolo. Fino ad ora la mania di farsi notare è stata santificata ed ora posta sotto i tacchi. Il primo studio è servito per rompere l’incantesimo del “non si può dire”.
Aperto il dibattito su quanto siano ridicoli gli “artisti” resta da capire perché?
Possible che questa gente sia improvvisamente rincretinita? In alcuni casi si, in altri no.
I grandi artisti, ad esempio il tenore Pavarotti o il maestro Morricone, s’impongo per la loro arte.
Pavarotti e Morricone sono dei “signori” che non hanno alcun bisogno di ricorrere ad alcuna strategia esibizionistica.
Altra gente, il pensiero corre allo “Zucchero”, con quel suo patologico esibizionismo, sfrutta l’effetto dello stupore per attrarre attenzione. Il soggetto in questo caso deve assolutamente richiamare su di se lo sguardo altrui pena il disinteresse del mercato. Non è importante cosa dica in termini culturali o concettuali, quando lo stupire lo spettatore.
La politica di stupire per apparire è antica quanto il mondo appartenendo sia alle donne come gli uomini.
Lo “Zucchero” come Elton John e altri soggetti di questo livello, devono supplire alla “loro arte” con l’apparire. Rompere lo stupore della gente richiamando interesse secondo le tecniche della rottura compositiva. Ovvero rompere il quieto vivere e proporre qualcosa la cui qualità non è rilevante.
Un metodo di questo tipo commercialmente paga, ma spacca la conformità sociale. Significa che ci sono persone “che ci credono” iniziando a comportarsi nello stesso modo (effetto imitativo). Ne consegue la confusione tra realtà e spettacolo.
Giorni fa dei ragazzotti da palestra hanno ammazzato un loro coetaneo di botte. Perchè l’hanno fatto? Semplice, hanno confuso l’esercizio di palestra con la realtà. La loro fine è l’ergastolo o comunque una vita da galera; almeno fra 14-18 anni. Ecco cosa l’artista fallito, quello che richiama su di se attenzione per strimpellare qualcosa, produce nella società; confusione.