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Giustizia insurrezionale è il termine usato per gli omicidi di massa del maggio 1945

by Giovanni Carlini
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Giustizia insurrezionale è il termine usato per gli omicidi di massa del maggio 1945. Con questo tipo di “giustizia” nasce l’attuale Repubblica italiana.

Giustizia insurrezionale è quel concetto che apre l’introduzione nel testo “La resa dei conti” di Gianni Oliva. L’autore si spertica nel fornire mille motivazioni diverse a un omicidio di massa consumato in tanti singoli atti. In termini numerici il Ministero degli Interni e gli Alleati convergono su 8.197 omicidi commessi verso fascisti o persone coinvolte con il regime. A questi si aggiungano altri 1.167 assassinati per motivi personali, gelosie e fatti non pertinenti al Fascismo. A conti fatti sono complessivamente 10mila le persone ammazzate nel passaggio di potere dai partigiani agli alleati.

Sempre lo stesso autore, riferendosi alle foibe, indica un numero tra i 16.500 e i 25.000 come vittime dell’odio slavo e comunista verso gli italiani. Nel libro “Foibe” si ricorda che tra gli slavi nell’atto di torturare gli italiani erano presenti diversi comunisti italiani della Brigata partigiana “Garibaldi”.

Tra questi conteggi mancano quelli uccisi in Emilia, nel cosiddetto “triangolo rosso”, nel corso della primavera del 1945.

Complessivamente si parla di un valore tra le 16.500 + 10.000 = 26.500 oppure di 25mila più 10mila pari a 35mila persone uccise. Il concetto che uno sia “fascista”, motivo per cui possa essere ucciso, è sconosciuto nello stato di diritto e in democrazia. Quello stesso Stato per cui i partigiani hanno lottato a parole, non nei fatti. 

In una democrazia reale dovrebbero essere stati celebrati tra i 26.500 e i 35mila processi con relative condanne. Non pare che tutto ciò sia stato fatto. A questo punto qualcosa non quadra. La giustizia insurrezionale può essere il primo atto di politica sociale di una Repubblica? Pare di si, ma allora l’intero edificio “Repubblica italiana” è viziato con conti in sospeso verso la storia e la società. Tradotto in termini più semplici, un conto in sospeso con la storia e la comunità nazionale di questa portata non può non avere risvolti importati e non gradevoli. Il ragionamento è sociologico più che solo di giustizia o politico.

E’ probabile che l’anomalia italiana, rispetto al resto del mondo civile e occidentale, possa derivata dall’ingiustizia/omicidio. Un fatto, questo, grave e non soggetto a prescrizione che rimette in discussione l’onorabilità dell’intero movimento partigiano e del PCI, oggi PD. Non è finita, dove sono le rogatorie contro gli assassini slavi ora per allora?

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