Giornalismo mediocre: uno dei fattori di crisi della società moderna
Il giornalismo esprime la prima parte di un percorso culturale che si completa nel libro. Detto in termini più chiari, una persona che vuole essere moderna e culturalmente motivata, parte dal quotidiano/rivista, ma poi inesorabilmente approda al libro quale strumento di crescita e maturazione. Per maturazione qui si intende anche capire quando il coniuge tradisce perchè trascurato, o come gestire la figlia gravida fuori dal matrimonio. Pertanto il riferimento è per una maturità dell’essere umano che sia superiore alla sola esperienza (riconducibile al…”ho sempre fatto così”) oltre la data della “scoperta dell’America” e in grado di riuscire a interpretare cosa gli accade intorno. Ecco che il giornalismo assume il ruolo del primo gradino, in questo percorso di crescita, ma qui sorgono anche le prime difficoltà. Certamente non è considerabile giornalismo quello del web, dove ci si limita al titolo dell’articolo e una breve descrizione dell’evento accaduto. Il giornalismo è analisi e studio, per quanto ridotto possa essere lo spazio concesso. Ad esempio, è accaduto un fatto, possiamo cercare di trarne una logica o un collegamento a eventi simili. quindi un bisogno di riflessione-reazione all’evento? Certamente il giornalismo non può essere una lezione d’educazione civica, ma neppure limitarsi alla vecchietta che è scivolata sulla buccia di banana!
Nel dettaglio della cocente attualità, emerge come sia nelle elezioni primarie statunitensi che in quella locali e nazionali, nessuna testata è stata capace di spiegare ai lettori cosa potesse cambiare per lo studente, l’operaio, il dipendente, l’impiegato pubblico o il manager da un esecutivo repubblicano (destra) a uno democratico (di sinistra). Questo accade anche nel commento delle elezioni locali di Milano e Roma. Il giornalismo, attualmente, si ferma al commento della frase dal politico, ma resta incapace di un’analisi. Nel momento in cui il giornalismo è ridotto a giornalino di quartiere, non solo tradisce la sua missione d’educazione al primo livello del lettore, ma non serve più a nulla.
Ad esempio nessuna testata italiana è stata capace di prendere posizione su questa proposta a cui è seguito il silenzio totale:
TESTO DELLA PROPOSTA INVIATA ALLA STAMPA ITALIANA PER UN RUOLO DI CORRISPONDENTE DALL’ESTERO INNOVATIVO
Dagli Usa vorrei scrivere dell’elezione presidenziale non come solito reportage, già pubblicato da altre riviste italiane, raccontando quello che accade, ma al contrario cercando di leggere cosa succederà.
Mi spiego.
Descrivendo l’elezione presidenziale per i lettori del quotidiano (o della rivista) non basta seguire i fatti già accaduti, ma in un’ottica di settore attraverso, un imprenditore americano, un gestore di negozio, un direttore del locale canile, un progettista di parchi e giardini di Los Angeles, un professore, uno studente, quindi attraverso persone che percepiscono e immaginano, cosa si svilupperà se dovesse vincere un leader o l’altro.
In questo modo gli intervistati spiegano quello che vedono indicando anche il loro indirizzo di posta elettronica aprendo un dialogo sopra l’Oceano Atlantico, trasformando in questo modo la carta stampata quasi in un web, tra lettori di culture diverse, che si possono scrivere mezzo email se gradito. Il tentativo è quello di creare una via di mezzo tra carta stampata e internet, ancora non sperimentato, su concetti e idee, aprendo il mondo non solo alle notizie, ma anche al contatto tra persone che mai si sarebbero incontrate. A questo punto il corrispondente dall’estero diviene l’esploratore di rapporti umani che passano, attraverso la lettura, nella disponibilità virtuale potenziale del lettore.
Può interessare una corrispondenza dall’estero così concepita che inizierebbe quanto prima, fino al prossimo novembre 2016? Infatti l’importante è iniziare subito, per non limitare il ruolo del corrispondente al solo fatto elettorale, quando al contrario desidera cogliere uno spaccato della società statunitense su cui meditare, discutere e interagire. Chissà se un progetto di questo tipo verrà mai apprezzato dal giornalismo italiano.
VUOTO TOTALE.
Concludendo: chissà come gli italiani vedono il Signor Donald Trump, ma quello che stupisce è come nessuna testata abbia mai spiegato per singola categoria cosa possa cambiare tra un’amministrazione repubblicana (dx) rispetto quella democratica (sx) oppure tra un 5stelle a Roma e una gestione di destra a Milano. Quanta ignoranza e disinformazione emerge dal giornalismo italiano!