Geopolitica delle emozioni di Dominique Moisi, edito da Garzanti nel 2009. Il sotto titolo che completa l’opera è così formulato: le culture della paura, dell’umiliazione e della speranza stanno cambiando il mondo. L’idea di un libro che completasse le riflessioni sulla globalizzazione teso all’aspetto sociale, culturale, storico e sociologico, attira, motivo per cui acquistare questo scritto rappresenta un qualcosa di naturale. Qui è la trappola!
Ad un titolo accattivante non corrisponde la sostanza; il libro è una completa delusione.
In alcuni casi si vorrebbe bruciare il testo al rogo come fu già fatto nel Novecento in Germania, poi ci si trattiene per puro scrupolo e dignità nei confronti dell’idea del libro più che per chi lo ha scritto. Perchè un giudizio così secco e tagliente a carico della Geopolitica delle emozioni? E’ semplice. L’autore considera l’Occidente ovviamente in declino (e potrebbe anche avere ragione) ma esalta in forme esagerate (il pensiero che lo scrittore corrotto e comprato dai cinesi emerge in ogni pagina) la Cina comunista. Di fronte ad un’impostazione così monotona, scatta la reazione negativa al testo. Per “annacquare” il pro-Cina, l’autore s’esprime anche a favore dell’India, ma il lettore capisce molto bene che si tratta di un’operazione di riequilibrio.
Vale la pena leggere un libro basato sull’elogio della Cina comunista? Dipende, per un comunista forse si, per un ricercatore no, perchè rappresenta solo noia.
Ora a seguire i concetti validi che faticosamente sono stati estratti dal libro nell’acceso tentativo di salvare qualcosa da un naufragio:
- pagina 65 del testo: il partito comunista cinese ha contrabbandato con i cittadini l’orgoglio d’essere cinesi nel mondo con la libertà. Oggi i cinesi sono privi di libertà di pensiero ma orgoglioso di se stessi. Dai 25 milioni di morti per fame degli anni Cinquanta oggi, almeno non soffrono più di carestia;
- Pechino usa la diaspora dei suoi cittadini per espandersi;
- la Cina si sente il centro del mondo grazie alla sua estensione territoriale. A differenza della Russia che ricerca nella guerra nuovi spazi da colonizzare, la Cina s’espande con la demografia;
- a pagina 71 c’è una contraddizione: non dobbiamo (noi occidentali) giudicare la Cina in quanto dittatura pur “conservando la nostra scala di valori”.
Geografia delle emozioni prosegue in successivo spunto di riflessione.