Geografia e razzismo, qualcosa che si dovrebbe insegnare a scuola
Geografia e razzismo sono concetti intimamente collegati. Non potremmo avere alcuna forma di razzismo se non considerassimo la geografia. Si esclude l’altro e lo si isola perchè è diverso. “Geograficamente” diverso! Concetti di questo tipo andrebbero insegnati a scuola. Purtroppo non abbiamo una categoria di docenti adeguati. L’insegnante di geo si limita (per volere ministeriale) a descrivere il concetto di desertificazione. Parla del clima e dei grandi eventi dell’umanità. In realtà non sa spiegare ai ragazzi dove sia il nord nei punti cardinali. In Lombardia gli studenti non hanno idea di quante provincie ci siano nella regione. Chiedere a uno studente quali autostrade ci siano nel nord Italia è un qualcosa da non fare.
In un contesto d’estrema povertà didattica, insegnare geografia e razzismo è assurdo! Eppure sarebbe così tanto necessario.
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Il concetto di razzismo andrebbe collegato al pregiudizio. In questo senso non possiamo non citare Hannah Arendt. Nel libro “Frammenti di politica” la Arendt a pagina 26 spiega il pregiudizio. Serve come semplificazione della vita. Noi abbiamo bisogno del pregiudizio. Non possiamo discutere di tutto e su ogni cosa. Il pregiudizio ci salva adottando un pensiero diffuso e condiviso. La condivisione del “luogo comune” rassicura tutti noi. Assodato che il pregiudizio è necessario arriviamo al razzismo.
Il razzismo è la difesa di un valore o comunità dagli altri. Il razzismo va sopratutto distinto tra stupido e motivato. E’ razzismo stupido quello che si applica su tutto e tutti. E’ invece un razzismo comprensibile e motivato quello che seleziona.
Ad esempio io sono un razzista. Lo sono verso tutti quegli studenti che non studiano a casa almeno 3 ore. Ovviamente il mio razzismo non si limita alla razza o al colore della pelle. E’ un razzismo sostanziale! Uno studente costa allo Stato 6.500 euro/anno e non studia? Ecco che abbiamo spiegato un razzismo motivato e condivisibile.
Da queste prime considerazioni emerge un novità. Il razzismo lo abbiamo dentro come parte della nostra natura. Con l’uso del cervello e della sensibilità dobbiamo imparare a discriminare. E’ chiaro che vorrei dare un cazzotto in testa a chi non ha fatto i compiti. Mi è naturale! Ma posso farlo? NO. Non posso farlo e non lo faccio! E’ l’autocontrollo che cambia il contesto.
A questo punto possiamo aggiungere a geografia e razzismo l’apporto della psicologia. Certo che il razzismo ha bisogno del pregiudizio e della geografia ma serve anche il cervello.