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Generazione sfortunata; che vuol dire? Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Generazione sfortunata è il termine che in forma assillante utilizza il giornalista Alfio Caruso quando pretende di scrivere di Storia. Il riferimento è al testo “L’onore d’Italia” qui già commentato in un paio d’occasioni e in termini non affatto lusinghieri, anzi molto critici. In effetti la lettera di questo libro ha rappresentato una piaga, un’intensa sofferenza, conclusa solo per rispetto al denaro speso.

Aprire quotidianamente il libro “L’onore d’Italia” per le solite 20 pagine al giorno di lettura ha rappresentato un sacrificio. In compenso le altre 20 pagine di studio giornaliere (lo standard è di 40) sono state investite su altri testi, il che ha bilanciato la sofferenza. In tal senso si sono confrontate azioni di Studio con lettura.

Nell’analisi del testo del Caruso capita molto spesso (più del dovuto) d’imbattersi in una frase ripetitiva: “la gioventù sfortunata“. Uno dei difetti di questo “libro” è quello di voler introdurre, a tutti i costi, delle frasi di sintesi che in realtà non dicono nulla (tipico atteggiamento di una parte precisa della politica).

Scatta comunque, per quanto in negativo, l’analisi: cosa vuol dire “generazione sfortunata”?

Probabilmente è fortunata quella generazione che vince la guerra e sfortunata chi la perde. Potrebbe anche essere un’interpretazione, ma in ogni caso resta IL VALORE che è stato speso nella lotta. Che i nostri abbiamo vinto o perso nella campagna d’Africa del 1941-1942 rimangono grandi e impressionanti gesta di valore da rispettare, ricordare e farne memoria.

In tal senso. laddove la memoria resta viva e così il rispetto inter-generazionale, perchè considerare una generazione sfortunata; qual’è il nesso?

In realtà quella generazione, nata in era Fascista, ha saputo cambiare regime approdando alla repubblica dei partiti. Va riconosciuto tutto il rispetto a chi ha saputo ridisegnare la forma di Stato in cui vivere. Pensando a un paragone, l’intera generazione africana d’oggi, del 2024 non è capace di rifondare la Nazione nella quale vive preferendo emigrare nella società occidentale creando in questo problemi di rigetto.

Con queste parole si smonta un’altro caposaldo dello sfortunato libro “L’onore d’Italia”.

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