Femminicidio e correlazione a un passato familiare ricco di divorzi o abbandoni; quale il nesso? Attualmente non è mai stata svolta alcuna ricerca sull’argomento perchè non si è pensato d’indirizzare l’indagine su questo piano ritenendolo non collegato. L’opinione qui espressa è invece di correlare gli eventi.
L’Istat ci comunica che la percentuale dei divorzi in Italia ha raggiunto stabilmente il 42% delle coppie coniugate (negli Usa è al 45%).
Su quelle non conviventi non ci sono statistiche ma solo stime. Pare (ma il dato non è verificato su scala nazionale) che siamo al 60% d’abbandoni nella coppie non consacrate da un vincolo legale o religioso che sia. Vuol dire che il vincolo educa ed indirizza la coppia alla sostenibilità del rapporto sul lungo periodo.
Chiarito il primo aspetto sul significato educativo del vincolo sul lungo tempo, se ne apre un altro più drammatico: l’amore è responsabilità.
Si ama quando s’assume la responsabilità, di fronte a Dio e agli Uomini, dello sviluppo di un partner per oggi, domani e nel futuro.
Oltre la dimensione della responsabilità, in ambito amoroso, c’è l’avventura che svolge comunque la sua funzione, ma non va oltre un tempo limitato.
Oltre alla premesse concettuali emerge un ragionamento che porta diritto al femminicidio.
La rottura di un rapporto affettivo, sicuramente drammatico per gli adulti che se ne fanno rapidamente una ragione, diventa invece traumatica per i minori. I figli non hanno possibilità di reagire alla frantumazione del loro mondo affettivo dovendo solo subire. Questi stessi figli però poi crescono diventando adulti ventenni in relazione affettiva con l’altro genere.
La violenza come risposta è squisitamente maschile (del resto per 50mila anni di storia chi è andato a fare la guerra?). Questa violenza contro chi si scatena? L’obiettivo sono le donne per 2 motivi; rappresentano l’unico bersaglio logico di una coppia, ma c’è ne anche un altro molto più “subdolo” e sotterraneo. Il riconoscimento che la rottura della relazione di coppia è più un fallimento femminile che maschile. Questo sappiamo che non è vero, ma non percepito tale dal minore che localizza nella coppia, la “colpa” alla mamma. Si conclama, in questa maniera, una frattura tra quello che sappiamo vero e quanto invece è recepito dal minore.
Una cosa è certa, il femminicidio apparentemente è un problema di genere, quando in realtà si conferma come il frutto di una coppia che non ha saputo risolvere i suoi problemi di relazione affettiva. In pratica una maledizione che si perpetua nella generazione successiva. Su questo piano si attende una ricerca su vasta scala che ancora nessuno ha realizzato.