Fase boemo-palatina, la prima della quatto della guerra dei Trent’anni. Come già scritto fu la defenestrazione di Praga del 23 maggio 1618 a scatenare lo scontro con Vienna. Una dinamica che condusse addirittura all’assedio degli Asburgo nella loro corte di Vienna da parte degli scalmanati boeri. Però i fatti non furono così nitidi.
Lo storico Georg Schmidt sulla fase boemo-palatina, ai suoi esordi, si esprime nei termini di una doppia rivoluzione.
Tra il 1618 e il 1620 c’è sicuramente il ceto protestante contro il potere monarchico asburgico, ma non è tutto. Va segnalato come la classe contadina si ribellò agli stessi ceti. Tradotto in pratica, i contadini restarono cattolici e maggioranza in Boemia. Il rapporto tra cattolici e protestanti fu del 70% a favore dei primi! Nonostante ciò i protestanti riuscirono ad imporsi in un loro “colpo di stato interno”. Un colpo di stato però che rimase con le gambe corte sul piano finanziario.
Gli stessi “ceti” protestanti e luterani amavano e amano protestare, ma senza contribuire alle spese per la rivolta. Quelli che hanno rubato le proprietà della Chiesa, sono i primi a non impegnarsi poi sul piano finanziario. Si tratta di un dettaglio da considerare perché si ripresenterà ancora per l’intero conflitto.
Nella fase di riorganizzazione della Boemia e attaccando quelle città che rimasero fedeli a Vienna, nacque l’atto di confederazione. Si trattò di un accordo per diventare una confederazione di repubbliche autonome con monarca eletto. Fu un’iniziativa istituzionale senza seguito ma necessaria per destituire l’Imperatore Ferdinando ed eleggere un ragazzo di 23 anni: Federico. Qui scatta qualcosa di strano e siamo ad agosto 1619.
L’imperatore del Sacro Romano impero, solitamente era eletto da 7 grandi elettori. Tre cattolici (Magonza, Colonia e Treviri) e tre protestanti (Sassonia, Brandeburgo e Palatinato). Il settimo era il re di Boemia, sempre cattolico. In questo modo gli Asburgo si erano aggiudicati la corona ma il cambio d’orientamento di quest’ultimi pose un problema di rielezione.
Problema che Ferdinando risolse, con grande energia, recandosi a Francoforte il 28 agosto 1619 dove i gradi elettori erano riuniti per il successore al boemo Mattia.
Per comprendere la fase boemo-palatina servono altri studi qui in pubblicazione.