Fase 2 il cliente che manca e quando c’è viene anche spennato dagli alti costi: il suicidio dei negozi.

Con queste premesse altro che ridimensionamento del settore “commercio”, al contrario si prospetta un’ecatombe. La fase 2 il cliente non poteva partire peggio!

Qui non si tratta di comportarsi come dei pessimisti o al contrario ottimisti. L’accordo tra esercenti per alzare il costo dei servizi è un suicidio.

I negozianti si giustificano nel recupero dei maggiori costi d’esercizio. Come al solito il concetto sarà anche valido, ma male applicato. Un immediato rialzo dei prezzi da la netta impressione di ruberia ai danni della clientela.

Anche la GDO ha rialzato i prezzi in piena pandemia da polmonite cinese. Tale rincaro è stato però percepito dai consumatori come giustificato dai maggiori costi di trasporto e approvvigionamento.

In un certo senso pur d’avere ogni sorta di prodotto a disposizione e costantemente a rifornito sono stati tollerati i rialzi di prezzo nella grande distribuzione organizzata.

Lo stesso meccanismo, replicato nei bar, peggio nella ristorazione, ottiene un effetto diametralmente opposto. In questo secondo caso c’è il rigetto. Chi è stato “truffato” dai nuovi alti costi, non solo non entra più in quell’esercizio ma diserta tutta gli altri. Questo è l’inizio della trasformazione dei gusti di consumo emigrando definitivamente nella grande e organizzata.

E’ come negli Stati Uniti, dove il piccolo negozio è qualcosa di pittoresco da centro storico. Il resto della Nazione, in America opera attraverso le “mall”, grandi centri commerciali dove si trova di tutto. Al posto del negozio c’è la grande catena e nomi di grido tutti uguali e standardizzati, con commesse sotto pagate, prive di prospettiva di carriera. Insomma lo sfruttamento più selvaggio della manovalanza.

Questo è il destino che si apre nella Fase 2 il disastro del commercio, albergazione, ristorazione e bar. La fine di un modello di consumo e l’americanizzazione del Paese. 

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6 comments

Massimo 20 Maggio 2020 - 0:45

Buonasera Prof,

purtroppo quello che lei paventa possibile, in effetti in moltissimi casi esiste già da un pezzo. Mi riferisco ai “ristoratori” che applicano prezzi alti con qualità molto scarsa. Si trovano in massima parte nei centri turistici di maggior affollamento e richiamo, vedi Venezia, Firenze, Roma etc etc Sanno che al 99,9% il cliente che “truffano” non lo rivedranno mai più, e fuori dal locale c’è la fila. Negli ultimi anni la comparsa dei siti internet dove i clienti danno un giudizio attenua e ti mette in guardia da clamorose toppate, ed il rischio diminuisce.

Riguardo alla americanizzazione del tessuto commerciale al dettaglio, sono completamente d’accordo con Lei. Purtroppo la strada sembra sia tracciata e non vedo ostacoli a fermarla.
Ricordo i primi viaggi in USA all’inizio degli anni ’80 con la visita alle “mall”, questi enormmi complessi dotati di qualsivoglia tipologia di negozi (in Italia a quel tempo non esistevano i mega supermercati, se non nelle grandi città tipo Milano), ed io ero estasiato alla loro vista. Quando rientravo in Italia li descrivevo come la ennesima meraviglia del mondo, descrivendone l’immensità. Poi con il passare degli anni e dei viaggi questo entusiasmo è via via diminuito, fino a farmi riconsiderare ed apprezzare il ns Bar all’angolo, il ristorantino in periferia, l’osteria in campagna, luoghi dove la dimensione uomo era rispettata, dove la cortesia e la qualità era obbligo.
Locali dove andavi (mai da solo) sempre in buona compagnia e dove gustavi cibo buono e quando uscivi non avevi la necessità di andare in pizzeria perchè avevi ancora fame…..
I locali sofisticati da stella michelin o similari, non sono i miei preferiti, locali che non definirei “ristoranti” ma “assaggitorie”, perchè in quei luoghi assaggi non mangi, ed il tutto a dei costi sempre ….imprevedibili.
Posso affermare che dall’alto dei miei 1,83 mt con 99 kg di peso, io al ristorante ci vado per mangiare e non per assaggiare, pagando il giusto.
Purtroppo oggi trovare trattorie e ristoranti vecchia maniera diventa sempre più difficile, la maggior parte degli chef vuole reinventare i piatti classici per uscire dalla “massa”, e non considera che la “massa” vuole mangiare genuino, i piatti della mamma o della nonna, non come spesso succede improponibili abbinamenti che manco nei paesi nordici si sognerebbero di fare……

Rientrando nel merito della Suo scritto, concordo nel dire che se aumenteranno i prezzi per rientrare dei mancati introiti, commetterebbero un fatale errore, che come un virus attaccherebbe anche quelli che non hanno sposato quel comportamento. Già si dovranno convincere le persone a ritornare al ristorante, con tutti gli inghippi del caso dovuto alle (giuste) misure anti contagio, se poi con il passa parola si viene a sapere che ci trattano da polli da spennare…….
Difendiamo questo Paese meraviglioso che è l’Italia, manteniamolo vero con le sue tradizioni, la sua gente, i suoi dialetti e non lasciamo che ci appiattiscano nel nome della globalizzazione speculativa a favore dei soliti ignoti…….che così ignoti non sono !

Un cordiale saluto

Massimo Rebessi

Giovanni Carlini 20 Maggio 2020 - 8:30

Carissimo, grazie per essere passato da queste parti. Il rialzo dei contagi a Milano conferma che probabilmente stiamo andando verso una nuova chiusura delle attività che stavolta però è pienamente meritata! Sa cosa mi lascia perplesso? 2 mesi passati a casa avrebbero dovuto rendere superfluo andare al bar a prendersi il caffè che uno si può fare a casa questo è l’insegnamento di 70 gg passati in casa, non le pare?

Giovanni Carlini 20 Maggio 2020 - 8:39

E’ comunque un piacere leggere il Suo pensiero Signor Rebessi, grazie per essere passato di qui

Giovanni Carlini 20 Maggio 2020 - 12:30

in realtà il miglior piatto lo ha a casa sua fatto da se stesso; questo è l’insegnamento di 70 giorni vissuti degnamente a casa per effetto della polmonite cinese

Massimo 20 Maggio 2020 - 13:52

Concordo Prof., due mesi passati a casa hanno insegnato la lezione solo a pochi. Quello che preoccupa di più è che chi ha bisogno di evadere e trovarsi con un bicchiere in mano sono soprattutto i giovani, che saranno l’Italia di domani, ragazzi poco inclini a sacrifici e con obiettivi poco concreti per il futuro. Insomma per spiegarmi, molto cicale e poco formiche…..

Giovanni Carlini 20 Maggio 2020 - 14:29

questo che scrive è motivo di grave e grande preoccupazione. Pensi una cosa: le università causa virus cinese svolgono gli esami a distanza tramite la cam e il computer. Una massa importante di studenti mi scrive per chiedermi la co-presenza nel momento stesso dello svolgimento dell’esame. Ragazzi che non hanno ancora capito di trovarsi nel penale e con espulsione per 1 anno dall’ateneo. Che questi ragazzi siano così superficiali è certamente colpa loro ma anche nostra come genitori che non abbiamo insegnato loro il confine tra legale e illegale. Da questa riflessione a scalare il bisogno di uscire la sera, l’aperitivo e altre immaturità.

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