Il fantastico esempio di una formazione azzeccata riduce i costi della società e delle imprese. Caspita che gente!
Il fantastico esempio si riferisce ai giapponesi e alla loro umana capacità di reagire a una delle più drammatiche tragedie della vita: un terremoto importante, un maremoto devastante e l’emergenza nucleare.
Manca qualcosa? è proprio vero quando si dice che “piove sul bagnato”, nel senso che oltre le scosse d’assestamento e un’economia ferma da 10 anni (ma che con questo cataclisma in grado di uscire dalla crisi) l’elenco per altri “accidenti”, che possano capitare, si restringe di molto, limitandosi alle epidemie, fame e freddo.
Che i giapponesi siano d’ammirare per la loro capacità di reazione ai dramma, rasenta ormai l’ovvio. Il punto interessante è ora chiedersi:
– perchè un popolo, nella sua globalità sa reagire in forme così organizzate e composte;
– se vale la pena provare, da parte nostra, ad assomigliare a uno stile umano di questo tipo..
Sul primo punto molti sono gli aspetti che si potrebbero richiamare ma, secondo me, uno su tutti è preminente: la scuola e la formazione.
Il sistema scolastico giapponese “massacra” i suoi studenti con una graduata pressione, tanto da ottenere e stimolare standard d’apprendimento che non sono assolutamente paragonabili a quegli italiani. Ovviamente parlo per presa diretta e conoscenza dell’argomento. L’istituzione scuola italiana, annega nei particolarismi politici-partitici e nella contestazione a tutto e tutti, (nichilismo) da cui livelli bassi/mediocri di formazione per l’utenza. Questo vale sopratutto per le scuole pubbliche. Tornando al Giappone, gli effetti di una Scuola pubblica (con la “s” maiuscola) sono sotto gli occhi di tutti.
Per formare un popolo si parte dai ragazzini; questo è un concetto noto. Ma non finisce qui. Non basta l’ente “scuola”, come stadio di socializzazione per costruire una società più compatta. Vanno qui ricordati, i continui processi formativi aziendali a cui tutti i dipendenti sono sottoposti. Significa, in termini d’incidenza sul fatturato, che se le migliori imprese italiane investono il 4% nelle spese di marketing e commerciali, quindi l’8% per quelle gestionali, il 15-18% per il costo del personale, il 20% sulle spese di produzione, il 50% per raggiungere il costo del venuto, l’1,5% per gli ammortamenti e il pagamento delle tasse e infine, il 5% per gli oneri e interessi bancari, nel mondo nipponico si ottiene un altro 4% sul fatturato per la formazione continua di maestranze, quadri e dirigenti.
I processi formativi aziendali nipponici vengono impostati per piccole “classi”, addestrate sia da specialisti esterni, ma soprattutto su lavoro svolto individualmente da singoli dipendenti, in grado e formati per spiegare a loro volta, concetti e punti di vista ai colleghi.
Mi spiego.
Un’unità lavorativa scelta, (un dipendente o quadro) di uno specifico contesto lavorativo viene avviata verso un intenso percorso formativo (non più di 3 giorni). Al suo rientro in squadra si preoccupa, sotto la supervisione di un formatore specialista esterno, di rispiegare il tutto ai suoi compagni di lavoro. In questa maniera il livello d’attenzione è molto più elevato, rispetto ai criteri comuni ai quali siamo abituati e l’impegno ottenuto, sia dal singolo o incaricato di spiegare ai colleghi che dai suoi compagni è decisamente intenso.
Ciò che qui mi interessa sottolineare è il parallelismo tra l’ordine formale di una popolazione in fuga da un maremoto con lo stesso stile di comportamento in azienda. In pratica gli operai giapponesi, si comportano nelle fasi lavorative in cui sono impegnati, con gli stessi stili con cui abbandonano la loro abitazione se soggetta a rischio di crollo.
Ne conseguono standard di produttività adeguati. Sicuramente chi ora sta leggendo, avrà il sospetto che qui si stanno esaltando con eccesiva enfasi i giapponesi e che se, così fosse, il loro sistema economico sarebbe più evoluto del nostro, senza dover subire quella crisi che gli attanaglia da molti anni. A questo riguardo, va fatto notare quanto l’economia giapponese è più potente di quella italiana e la produttività più forte, anche se in presenza di un sistema finanziario nipponico con molti difetti e particolarmente indebitato con le proprie imprese.
Concludendo, se il fantastico esempio del Giappone ci suggerisce spunti per migliorarci, avremo la forza per impegnarci in un percorso virtuoso di crescita individuale quanto di gruppo, di ufficio, di azienda e di famiglia? Da questa tragedia abbiamo ricevuto un esempio, facciamone tesoro.
Buon lavoro (scritto da un uomo che crede nel potere di miglioramento delle persone se formate)