ENRICO MATTEI – commento al libro di Nico Perrone
Pagina 7: bellissima l’introduzione al libro, non riassumibile in poche parole ma da leggere, che offre il quadro complessivo del valore del personaggio, Enrico Mattei, attraverso il ricordo dei più importanti attori mondiali dell’industria petrolifera. Petrolieri e produttori esportatori, all’unisono, riconoscono a Mattei il massimo del rispetto e onore in occasione della sua scomparsa il 27 ottobre 1962;
pagina 9: non si capisce la feroce critica, mezzo stampa, del famoso giornalista Indro Montanelli contro Mattei, se non si leggono le ultime 50 pagine del libro.
Comunque la polemica tra i due personaggi grava INTORNO ALL’ESCLUSIONE DEI PRIVATI DALL’AFFARE PETROLIFERO NAZIONALE VOLUTA DA MATTEI E DEFINITA CON LEGGE DI STATO. Non solo, nella polemica a Mattei, Montanelli si riferisce a un uso disinvolto dei fondi della rendita petrolifera che comunque non arricchisce Mattei ma corrompe l’Italia. Tutto questo senza scatenare l’opposizione del partito comunista italiano, perché nell’azione di Mattei furono svolti e assicurati gli interessi dell’Unione Sovietica e della Cina, opponendosi, in questo modo, al gioco di squadra richiesto dalla NATO e dall’Occidente, nel contenere la pressione comunista sull’Europa occidentale. Va osservato come la compattezza occidentale fosse, in ambito petrolifero, più tesa a sfruttare che aiutare, aprendo così alla posizione italiana decisamente critica verso l’Alleanza nota come “neo-atlantismo”;
pagina 11: L’Italia del 1945: oddio, mettiti le mani nei capelli dalla disperazione; (nota dell’estensore di questo riassunto)
pagina 13: 19 maggio 1926, nasce l’AGIP
pagina 15: l’AGIP con le sue 6000 pompe di benzina in Italia piace agli americani più degli stessi vertici petroliferi italiani;
pagina 41: La DC era sempre stata dipendente dai finanziamenti offerti dal sistema delle imprese PMI. Con la costituzione dell’ENI, il partito di maggioranza e di governo, riuscì a raggiungere una sua certezza di finanziamento e libertà d’azione (dal 1953 al 1962) ma questo periodo rappresentò anche quello di maggiore ingerenza del mondo degli affari nella politica, seppur definendo un quadro di civiltà e qualità di vita senza precedenti in Italia.
C’è un primo accenno al CODICE DI CAMALDOLI;
pagina 42/43: il rapporto che Mattei seppe instaurare tra lui, l’azienda e il mondo culturale, fu a dir poco favoloso e completamente rivoluzionario rispetto al passato in Italia. Questo stesso sistema che poneva degli intellettuali e studiosi a manager in azienda fu poi proposto ai paesi produttori di petrolio come “sistema Mattei”;
pagina 48: L’ENI NASCE NEL 1953
pagina 49: i comunisti, tramite l’astensione in parlamento, gli onorevoli Vanoni, Fanfani e lo stesso Presidente della Repubblica Gronchi, spalleggiano Mattei nella creazione di una grande impresa di stato per la ricerca e utilizzo del petrolio in Italia;
pagina 52: IL CODICE DI CAMALDOLI (località del Casentino posta a est di Firenze). Dal 18 al 23 luglio 1943 il vertice dell’allora Partito popolare disciolto e comunque del mondo cattolico si riuniscono per definire la politica economica del cristianesimo sociale. In questo prendono spunto dal CODICE DI MALINES (Belgio) del 1927 poi rivisto nel 1933. Si definiscono così 76 enunciati che avranno la loro ricaduta nella Carta Costituzionale italiana portando al concetto delle “partecipazioni statali – modello IRI”
pagina 53: all’ENI i dipendenti sono considerati “collaboratori”, americanizzando così il rapporto rispetto agli schemi italiani;
pagina 55: ENTUSIASMO è il modo di lavorare all’ENI. L’organigramma ufficiale non rispecchia la realtà. Le donne restano indietro nella gerarchia aziendale, senza con questo essere vittime di un disegno preciso discriminatorio se non pura indifferenza verso di loro. Tale modello viene ovviamente ben accettato dai paesi del terzo mondo, a cui l’ENI s’interfaccia, sia come importatore di petrolio / gas che di metodi di gestione aziendale;
pagina 57: la sociologia, come nuovo modo di guardare alla società trova ampio accoglimento all’ENI, infatti nasce contemporaneamente la lobby del petrolio in Italia, ovviamente manovrata per sensibilizzare il paese alle necessità dell’azienda. Nonostante questa grande predisposizione alla comunicazione sociale, i dipendenti dell’ENI (collaboratori) sono prevalentemente d’estrazione militare, in particolare ex carabinieri;
pagina 59: arriva in Italia, grazie a Mattei e al suo entourage di teste d’uovo la GESTIONE DELLE RISORSE UMANE intesa come uso di colonie estive e di montagna per i figli dei dipendenti, edilizia abitativa, regali di nozze ai dipendenti e l’applicazione dello schema azienda-casa-tempo libero del tutto rivoluzionario, in quel tempo, nel nostro paese;
pagina 60: acronimo di SNAM, siano nati a Matelica (provincia di Macerata, nelle Marche) vuol dire che un’importante quantità d’assunti proviene dal luogo d’origine della famiglia Mattei;
pagina 61: prosegue l’americanizzazione dell’Eni trasferendo la sua sede all’EUR di Roma, in un palazzo dotato di eliporto sul tetto, uso della foresteria per personale in transito e visitatori. Al tutto s’aggiunge anche un maggior e intensivo uso di lobby per sensibilizzare il paese e l’adozione della settimana corta all’ENI, con lo stratagemma di restare 2 ore di più rispetto l’orario standard. La struttura degli uffici rispecchia le modalità dell’open space;
pagina 62: l’ENI ricorre in forme importanti e massicce ai consulenti anziché alle assunzioni. Si tratta di professionisti e politici.
Sempre a pagina 62 si sottolinea come tutti conoscessero il prezzo di vendita della benzina, ma nessuno quello d’acquisto, creando così la base per una importante rendita a favore della politica e delle esigenze dell’ENI in Italia come pubblicità e influenza socio-politica;
pagina 63: ecco una delle più belle innovazioni di Mattei. Non c’è più la relazione di bilancio con 3-4 pagine allegate al bilancio per spiegarne i criteri di applicazione ma ora si presenta la RELAZIONE E BILANCIO in più volumi, dove s’illustra l’intero andamento del mercato e come si colloca l’ENI in questa realtà. Ciò non significa che il bilancio non sia “manovrato” per esigenze d’immagine e fiscali, ma si presenta al mondo un documento autorevole, completo in grado di spiegare “come il mondo si stia muovendo nell’ambito petrolifero e la collocazione dell’azienda nel contesto”. Si apre in questo modo a una nuova mentalità: il piano di marketing;
pagina 65: da considerare l’istituzione della Scuola superiore sugli idrocarburi che ospiterà e addestrerà molto personale dai paesi clienti del Terzo Mondo;
pagina 67: estratto da un discorso di Mattei: …il capitalismo italiano non nasce liberista ma assistito dallo Stato;
pagine 71 e 72: ci divide dagli americani “un mondo”, siamo agli antipodi in una stagione politica di forti radicalizzazioni tra mondo libero e quello comunista. Al contrario dal pensiero capitalista e liberale l’Italia, senza che abbia torto, lancia l’impresa pubblica in settori strategici escludendo l’iniziativa privata.
Fin qui, effettivamente, il ragionamento ha le sue giustificazioni. Spesso questo tema diviene un falso problema concentrandosi su di esso, si perdono le reali implicazioni. Il punto, invece e in realtà, risiede, in ambito di politica interna, nell’uso distorto dei fondi che l’industria pubblica italiana pone a disposizione della politica e sul piano internazionale, sulla rottura dello schema di contrapposizione Occidente/blocco comunista.
Oggettivamente l’Occidente (in realtà gli Stati Uniti) non avrebbero dovuto porre la questione petrolifera in termini di monopolio ostile verso le nuove realtà. Con tale procedura di discriminazione hanno spinto l’ENI di Mattei (che già era sensibile alla terza via) a emigrare verso altri e nuovi mercati: appunto la Russia e la Cina.
QUI SI APRE UNA DISCUSSIONE SULL’INCAPACITA’, TUTTA ITALIANA, DI FARE SQUADRA AMPLIANDO LA CRITICA COSTRUTTIVA ALL’INTERNO DEL GRUPPO NEL QUALE SI E’ SCELTO DI STARE.
In una lettura più approfondita di questi atteggiamenti, oltre quanto scritto dall’autore del libro, nel comportamento di Mattei, sostenuto da Fanfani, Gronchi e altri, si nota quella vena comportamentale da “8 settembre 1943”, tipicamente italiane, nel non saper gestire i patti stipulati restandone vittime anziché protagonisti. In pratica, dopo aver sottoscritto il Patto Atlantico (benchè osteggiato da Gronchi e Mattei prima della firma) non viene rispettato da personaggi influenti della politica economica nazionale!
pagina74: tappe importanti:
- 1947 inizia la discussione al Parlamento sull’industria di stato del petrolio in Italia
- 1950 si vota una legge mineraria sull’estrazione in Sicilia monopolizzata allo Stato
- 1953 nasce l’ENI
pagina 75: si sottolinea l’onestà e integrità del Capo del Governo, Alcide De Gasperi che sostiene Mattei riuscendo a fronteggiare le importanti pressioni americane sull’argomento;
pagina 77: va rilevata la contraddizione statunitense per cui se la loro industria petrolifera è considerata strategica, perché lo stesso non può essere per l’Italia?
Le “sette sorelle” (così denominate le maggiori imprese anglo-americane e un’olandese che insieme monopolizzano il petrolio nel mondo) gestiscono il 90% del greggio nel mondo;
pagina 78: la rivoluzione di Mattei nel rapporto con i paesi produttori di petrolio consiste nel superamento della regola del fifty-fifty (al 50%) offrendo dal 70 al 75%
pagina 80 e 81: nascono società paritetiche tra l’ENI e i paesi produttori di petrolio dedicate allo sfruttamento congiunto del greggio. Questa novità introduce una clamorosa rottura con il passato e pone in crisi le “sette sorelle”;
pagina 82: i risultati effettivi, sia in Italia che nell’estrazione del greggio nel mondo, non sono mai all’altezza delle aspettative producendo così una sorta di “maledizione-sfortuna” sull’operato dell’ENI. In pratica allo scompiglio provocato nel mondo non corrispondono reali effetti e benefici;
pagina 89: la questione dell’Unione Sovietica
pagina 93: Nel 1958 iniziano i contatti con l’Unione Sovietica per importare greggio pari al 7% del fabbisogno nazionale che verrà soddisfatto presto, l’anno seguente, nel 1959 al 16% contro la vendita (baratto) di tubi per oleodotti costruiti dalle acciaierie di Taranto;
pagina 95: l’Unione Sovietica aveva bisogno del 40% del suo fabbisogno di tubi per oleodotti diametro 40 pari a 1 milione di tonnellate e li ha comprati dall’Italia cedendo petrolio. Questo baratto consente d’escludere gli intermediari nel mercato del petrolio con un risparmio del 40% sul costo effettivo d’acquisto;
pagina 97: i termini dell’accordo sono di 100 milioni di barili di petrolio contro 100 milioni di tonnellate di tubi d’acciaio per oleodotti (baratto).
Nel 1960 il fabbisogno nazionale soddisfatto dall’import sovietico sale al 20% e infine al 21% nel 1961. L’Italia è così il 1° importatore di greggio russo;
pagina 98: Mattei apre anche alla Cina e ricerca un confronto costruttivo con le “sette sorelle”/amministrazione Usa, nel 1962;
pagina 100: Il Presidente della Repubblica Gronchi non nasconde di volersi allontanare dai patti atlantici già sottoscritti;
pagina 102: un alto funzionario della Casa Bianca, Averell W. Harriman, incontra a Roma Enrico Mattei. Al termine dell’incontro, il leader italiano verrà considerato “esaltato, ma chiaro nelle sue visuali”. Infatti Mattei parla di una convivenza tra Usa e Unione Sovietica nei paesi arabi, uniti da una sorta di califfato-federazione non obbligatoria tra loro stessi;
pagina 104: Harriman rileva con Mattei come l’elevazione del benessere sociale in Europa abbia allontanato il comunismo, tranne che in Francia e Italia.
Mattei spiega all’interlocutore statunitense che l’ENI soddisfa ora il 26% del fabbisogno nazionale, importando dall’Unione Sovietica, 24 milioni di tonnellate di greggio, raffinato anche da imprese americane (la Shell) che riforniscono la VI° flotta Usa nel Mediterraneo da Napoli.
Sempre Mattei, informa Harriman che se non ci sarà un cambio di rotta nel modo di gestire gli affari, l’intero Terzo Mondo diverrà presto terreno di aspro scontro tra Occidente e il comunismo;
pagina 106: Mattei appare come un’avanguardia dei comunisti russi e cinesi;
pagina 107: L’UNIONE SOVIETICA PER MATTEI E’ SOLO UNA QUESTIONE D’AFFARI O PARTE DI UN DISEGNO POLITICO PIU’ VASTO?
pagina 108: Mattei è contrario al Patto Atlantico;
pagina 109: Mattei sostiene il Fronte di Liberazione Nazionale algerino in piena battaglia d’Algeri tra francesi e terroristi locali, fornendo armi e protezione;
pagina 110: (concetto non chiaro)…uso delle raffinerie all’estero presso i paesi produttori di petrolio;
pagina 112: ci si chiede all’estero quanta reale differenza ci sia tra le iniziative di Mattei nel mondo e la politica esterna nazionale. Si conclude che l’Eni di Mattei incarna e realizza la politica estera italiana;
pagina 116: il quotidiano IL GIORNO nasce nel 1956 come esempio di distrazione fondi dall’ENI. Il giornale ha lo scopo di pilotare la lobby dell’ENI in Italia influendo sulla società e nella politica su posizione nettamente neo-atlantiste (significa ricerca di un ruolo politico autonomo dagli schieramenti Usa/Unione Sovietica, almeno nel Mediterraneo, assumendone la guida politica ed economica);
pagina 119: Nasser con la sua posizione in Egitto, dopo il colpo di stato e la nazionalizzazione del Canale di Suez, tende a coalizzare gli stati arabi. L’ENI cerca d’attrarre a sé quest’interesse tagliando fuori russi e americani.
SORGE UNA DOMANDA: MA I NEO ATLANTISTI SONO NEUTRALISTI?
pagina 120 e 121: emerge come la vera politica di sinistra, in Italia, non sia stata svolta del PCI ma dalla sinistra della DC! Procedendo nello sganciamento dei contratti collettivi dell’IRI da quelli stipulati tra la Confindustria e i sindacati e insistendo sulle imprese pubbliche per la piena occupazione (indipendentemente dalla redditività), si apre la strada a quell’atteggiamento della CGIL nell’autunno caldo del 1969 definibile come “l’utile aziendale è un furto”;
pagina 125: l’ENI ha urgente bisogno di macchinari per estrarre il petrolio che sono tutti d’origine statunitense e sotto embargo, quindi non venduti all’Italia. Mattei, seppur a malincuore e sotto pressione del leader democristiano, La Pira, in quel momento sindaco di Firenze, rileva dal fallimento l’azienda Pignone che diventa la Nuova Pignone. Con questa realtà, presto sarà possibile imporsi nel mondo per qualità di prodotto offrendo all’industria petrolifera italiana l’intera strumentazione necessaria alla progettazione e perforazione del terreno in mare come sulla terra ferma, nel deserto come in patria;
pagina 130: l’ENI ribassa i prezzi del petrolio in Italia e può farlo considerando i suoi margini (vende al doppio rispetto i costi di estrazione). Tale riduzione del prezzo di vendita pone però la concorrenza straniera, in Italia, in perdita secca;
pagine 133-135: la stazione di servizio di carburanti diventa con l’ENI un centro shopping inneggiante all’orgoglio nazionale (un corretto nazionalismo). Si scatena la corsa nel gestire queste pompe di servizio, divenute ora altamente competitive e concorrenziali, su cui la politica avrà il suo ruolo di proposta dei gestori.
L’invenzione della pompa di benzina come punto di spesa e ristoro (specie sulle nascenti autostrade) è un’invenzione tutta italiana e precisamente dell’ENI di Mattei.
A questa rivoluzione nazionale si aggiunge la diffusione delle bombole del gas per uso alimentare nelle cucine italiane prima impegnate nell’accendere il fuoco con legna e materiale di scarto. Improvvisamente le donne italiane riescono a ridurre il tempo di preparazione del cibo, garantendo la stessa qualità “della città”. E’ una rivoluzione sociale che trasforma il Paese, specie quando l’ENI rinuncia alla garanzia da depositare per ritirare la bombola del gas.
Che anni belli quelli dove una piccola innovazione, ha avuto un così grande impatto sulla vita delle persone, unendole nel nucleo familiare. Le successive invenzioni, come internet e i social network, al contrario, spaccheranno le famiglie;
pagina 136: gli americani considerano Mattei fuori controllo dotato di un’importante capacità d’attrattiva sia in Italia come all’estero;
pagine 138 e 139: Mattei e i dossier sugli altri scopo ricatto. Mattei e il sistema delle bustarelle. La domanda che oggi ci si pone è: ha iniziato Mattei, in Italia, il sistema della corruzione della politica? Emerge subito all’occhio come nei fatti di Tangentopoli fosse perseguito un arricchimento personale, quando invece, l’ENI ha spinto per un benessere nazionale. Va anche sottolineato come nulla sia mai entrato in tasta al Signor Enrico Mattei, che ha sicuramente corrotto restando però moralmente pulito.
Il 27 ottobre 1962 in località Bascapè (Pavia) l’aereo dell’ENI, rientrando dalla Sicilia, con a bordo l’Ingegner Enrico Mattei, esplode in volo. Nessuno sopravviverà tra il pilota, l’Ingegnere e un giornalista statunitense ospite di Mattei.
CONCLUSIONI PERSONALI
Di fronte a un grande amore e rispetto verso Enrico Mattei e la sua creatura, l’ENI, resta un profondo disagio: la fedeltà ai valori dell’Occidente.
Questa fedeltà, oggi come ieri trova nella stessa storia contemporanea motivo di conferma e condanna alle visuali del cosiddetto neo-atlantismo. E’ sufficiente rammentare la caduta del muro di Berlino nel 1989, quindi il terrorismo medio orientale e l’attuale tentativo medioevale d’instaurare un califfato in Medio Oriente, per comprendere come sia stata errata la scelta di una terza via.
Certo si potrebbe argomentare che per primo, nel dopoguerra, Mattei scoprì la Cina, ma questo paese resta tuttora una dittatura comunista in perenne rischio di stallo. Oggi la Cina c’è, ma sul suo futuro è difficile affidarsi perché afflitta da un male profondo, appunto l’indefinito di chi ricorre al capitalismo in una società comunista.
Al di là della condanna della stessa storia contemporanea che grava sul neo-atlantismo di Mattei, Gronchi, Fanfani, non serve appesantire ulteriormente il giudizio, certo che se questi personaggi avessero aperto un dibattito interno e costruttivo con gli alleati, anziché inventare una terza via, successivamente sconfessata dalla storia, sarebbe stato meglio per l’immagine stessa dell’Italia.
Su tutto resta un profondo orgoglio, come italiano, verso Enrico Mattei, per quanto è riuscito a fare per questo Paese. Ammirazione, rispetto e dedizione sono quegli atteggiamenti minimi e normali che emergono dallo studio delle gesta di Mattei.
Purtroppo in questa nazione, dopo Cavour, Giolitti, De Gasperi ed Enrico Mattei, non c’è stato nessun altro faro nella notte a cui ispirarsi. In Italia mancano terribilmente grandi personalità con cui costruire un Paese moderno.
Grazie Enrico.
Giovanni Carlini