Elogio al monopolio e ai dazi, un qualcosa che sistematicamente viene demonizzato in tutte le università ma a torto!
Peccato che spesso i docenti siano solo persone che si accodano al branco svolgendo mera funzione di ripetizione sterile degli stessi concetti già noti.
L’elogio al monopolio ha un senso preciso: va discriminato il tipo di monopolio!
Le imprese, in libera concorrenza, lottano per restare sul mercato con margini ridotti, nel senso che guadagnano, ma non a sufficienza per svolgere intense campagne di ricerca e sviluppo.
Si osservino queste grafiche prelevate dai corsi di microeconomia dell’università Statale di Milano.
Il concetto è “semplice”. A destra si osservi il mercato come incontro tra domanda e offerta. A sinistra, invece, lo stesso mercato come vissuto dall’azienda.
La linea dell’offerta aziendale è pari al prezzo ovvero uguale alla domanda e al ricavo marginale. Tradotto in termini pratici il surplus del produttore in libera concorrenza è nullo.
E’ vero che nel mercato globalizzato non siamo in libera concorrenza ma quasi.
Con aziende che guadagnano ma non tanto da fare ricerca e sviluppo, solo in regime di monopolio è possibile svolgere un’intensa ricerca sul cancro, ad esempio, o sui vaccini.
Ecco che il monopolio è sano! demonizzarlo è veramente sciocco.
Piuttosto non è sbagliato il monopolio come concetto a patto che ci sia uno Stato che ne decida la pubblica utilità.
Qui si perviene al concetto di Stato regolatore che non deve “fare” ma controllare e gestire lo sviluppo della Società civile.
Un elogio al monopolio viene per quelle realtà che sanno migliorare la vita e la sua qualità sul pianeta e quindi capaci di svolgere ricerca e sviluppo.
Un concetto di questo tipo è troppo evoluto per l’attuale generazione di docenti universitari che stanno occupando le cattedre di microeconomia, scienze delle finanze, macro, economia industriale ed economia dell’impresa.
Per i dazi a seguire pari riflessione in altro studio qui pubblicato.