Elasticità rispetto al reddito, ovvero la terza e ultima forma di elasticità che si usa in microeconomia.
S’invita lo studente che è qui, a valorizzare leggendo anche i precedenti studi pubblicati sull’elasticità al prezzo e incrociata.
Anche l’elasticità rispetto al reddito come quella incrociata è facilmente enunciata in tutti i testi ma scarsamente descritta all’atto pratico.
Ne consegue una seria crisi da parte di tutti gli allievi che hanno capito il concetto ma non sanno applicarlo.
Perchè abbiamo una classe di docenti universitaria così mediocre? il tema è stato qui affrontato molte volte e pare non ci sia soluzione specie in Italia.
Superando la polemica che riguarda ovviamente anche i libri di testo che sanno spiegarsi senza applicare eccoci all’ELASTICITA’ RISPETTO IL REDDITO.
La definizione è “ovvia”. Quest’elasticità si esprime con un rapporto.
Si pone in relazione la variazione percentuale della quantità domandata a un certo prezzo causata da una pari variazione percentuale del reddito.
Meraviglioso, adesso abbiamo veramente capito tutto!
La realtà è completamente diversa e per capirla servono dei casi concreti.
Si osservi un’esercitazione di micro recentemente, assegnata agli studenti, che ha creato non pochi problemi di comprensione.
Il punto in questione in questa esercitazione di microeconomia è il f.ii.
La formula per l’elasticità rispetto al reddito è nota ma qui va rivista e corretta. Tanto per iniziare non si articola più solo un rapporto ma:
serve una derivata parziale ( rispetto al reddito) della curva di domanda moltiplicata per il rapporto tra il reddito e la quantità di equilibrio.
&Qd/&Y * Y/q*
Vuol dire derivata parziale (indicata con &) diviso la derivata parziale del reddito. Il tutto moltiplicato per il reddito fratto la q* (quantità asteriscata)
Procedendo si deve prendere la funzione di domanda che compare nella prima riga dell’esercizio di microeconomia e non quella che emerge dai conteggi successivi che si ricorda in Qd = 100 -4p.
Si veda al riguardo il link qui allegato con lo svolgimento dell’esercizio di micro.
Tornando a noi, prendendo la funzione di Qd in 50 – 4p +10pa-10pb +2Y faccio la & di 2Y che è pari a 2 in base alle regole di derivazione.
Quel &Qd/&Y vuol dire appunto 2: derivata parziale della funzione di domanda in funzione del reddito.
Con questi numeri abbiamo un 2 che moltiplica il reddito (pari a 25 in quell’esercizio) e 28 considerata q*.
Il risultato è pari a 1,7 ovvero un valore sopra lo zero il che indica che stiamo studiando beni normali non inferiori.
Chi non ha capito?
Un ringraziamento a Giulia Carlini (mia figlia) la cervellona di matematica della famiglia.
A chi non piacciono le derivate si prega osservare come lo stesso problema è stato risolto dividendo 50 (dalla funzione di D) e 25 (il reddito).
Si apprezzi l’allegato qui indicato come Quesito f. al punto 2: