Elaborazione del lutto, memoria, festa e festeggiamenti, quindi spesa. Peccato che i becchini siano sempre vestiti di nero. Questo dignitoso e importante lavoratore e imprenditore non dovrebbe neppure essere vestito di bianco come un gelataio, ma offrire una tonalità cromatica costruttiva senza scadere ad un’arlecchinata.
Il colore funge come nastro trasportatore delle emozioni.
In questo studio si vuole introdurre, nel pensiero comune, una diversa mentalità nell’elaborazione del lutto.
Trasformare in “party” il funerale, sostituendo la lagrima, con il sorriso allo strazio della mancanza del caro, venuto meno. Si tratta di una modifica culturale. Tale variazione di paradigma, già in uso negli Stati Uniti da molti decenni, conduce ad organizzare un ricevimento anzichè un funerale. O meglio il funerale è il ricevimento!
In tale trasformazione s’ineriscono aspetti di consumo (profili di marketing) che non tendono a lucrare sulla sofferenza, ma cercare il riscatto e la riorganizzazione della nuova vita privata del superstite, privato del congiunto ormai deceduto.
Chi può accompagnare questa trasformazione se non il sacerdote e l’operatore dei servizi funebri?
Colui che per primo ha registrato un’evoluzione nella considerazione ed elaborazione del lutto è stato George Mosse (storico tedesco, naturalizzato negli Stati Uniti, vissuto tra il 1918 e il 1999).
Mosse confrontò i primi cimiteri americani ordinati dalla Guerra civile e annessi più-nic dei familiari, con i riti funebri della Prima guerra mondiale in Europa. In entrambi i casi, cercando di logicizzare la morte di una persona giovane, con tutta la vita di fronte (quindi in uno dei drammi di lutto a maggior impatto) la famiglia cerò sollievo nella natura. Si formarono i cimiteri sul bordo delle foreste. Il verde del prato con l’erba tagliata e uniforme fu simbolo di cura dell’ambiente e le lapidi tutte uniformi un motivo di sollievo per ridurre la solitudine. Quindi la “festa” mangiando nel ricordo del congiunto che così torna a vivere in noi.
Pensieri e riflessioni per la sociologia del lutto.