DOSSIER POLONIA PER L’INDUSTRIA MECCANICA Dal nostro corrispondente all’estero Giovanni Carlini
Il dossier Polonia per l’industria meccanica nasce da un lettore scritta alla redazione
Grazie per aver chiesto alla mia impresa di partecipare al Dossier che state studiando sui paesi esteri. Purtroppo non lavoriamo in ambito extra territoriale. E’ anche vero che se siamo stati contattati da una ditta ceca, polacca e visitati da un’impresa romena. Non abbiamo concretizzato nulla. Ritengo perciò impossibile rispondere alle domande che formulate. Comunque grazie per esservi ricordati di noi. Speriamo in un articolo sulle micro aziende che hanno una certa età e hanno resistito nel tempo alle varie difficoltà. Sapete che l’anno prossimo compiremo 50 anni? Cordiali saluti.
La risposta è stata: grazie per questa lettera che apprezziamo molto. In effetti Lei non è affatto un’eccezione! Francamente NON stiamo scrivendo questa serie di dossier per chi è già all’estero. Al contrario per coloro che hanno bisogno d’andarci.
Un dossier Polonia per l’industria meccanica
E’ stato deciso di studiare questo dossier per le imprese del settore lamiera con uno preciso. Con le piccole dimensioni e non internazionalizzate, le nostre aziende hanno “il fiato corto”. Si sommino le modeste dimensioni per competere nel mondo globalizzato. Problema a cui si potrebbe far fronte con contratti in rete. Sull’internazionalizzazione lo scopo del dossier è spingere gli imprenditori a considerare un’area che permetta le aggregazioni. Uno degli scopi è di “poter entrare in Germania”, passando dalla porta di servizio ad est.
In linea di massima il ragionamento pecca di una presunzione. Quella di non poter più fare impresa vivendo di solo mercato interno. In effetti l’affermazione è un’esagerazione, che comunque contiene una sua parte di verità.
Lavorare con l’Italia deve rappresentare sempre il 60-70% del fatturato di ogni realtà aziendale.
Il confronto sui mercati internazionali è necessario per affinarsi. E’ sbagliato credere che basti vendere all’estero per essere competitivi. Se questi concetti sono chiari, allora si pone il problema di dove andare all’estero. Il primo passo non può che essere l’Europa!
Solo in Europa le nostre imprese possono permettersi il lusso di sbagliare e riprovare. Questo perché agiscono in un quadro di normative certe. Quindi di vicinanza al proprio paese e di una certa interfacciabilità culturale.
Si tratta d’aspetti che troppo spesso vengono dimenticati. Al contrario hanno un peso in un mondo che s’illude che sia solo l’economia a governare le sorti dell’umanità.
Nel contesto “Europa” ci sono mercati altamente selettivi, come la Germania, quelli in crisi come tutto il sud Europa. Altri dov’è difficile entrare per questioni di falso nazionalismo (vedi il caso della Francia). Infine le aeree interessanti ma locali da sviluppare in termini di piattaforme logistiche per agire altrove. Nell’elenco ci sono Paesi Bassi e il Belgio. L’est della Germania con Polonia, area Ceko, Bulgaria e Romania. Quindi la Penisola Scandinava e infine il profondo est d’Europa (Russia e Ucraina).
Ebbene l’analisi ora è per la Polonia. Ha ricevuto e ben valorizzato ingenti i fondi europei della UE. Lo Stato polacco è dotato di una struttura diplomatica e di camere di commercio che rispondono al cliente estero! Al contrario soprattutto dei tedeschi e francesi arrogantemente “ti mettono in lista d’attesa senza poi neppure degnarti di uno straccio di risposta”. La Polonia si presenta come uno dei pochi paesi “friendly”.
Con ciò non si vogliono sminuire altre esperienze. Però c’è un fatto. Mentre negli “altri paesi” abbiamo singoli fatti da narrare, al contrario, con i polacchi si trovano tutti bene. Alla selettività tedesca e al non aver tempo dei francesi o ai silenzi degli altri, i polacchi ascoltano. In queste condizioni si potrebbe dire che “metà strada è stata percorsa”.
Le nostre imprese, piccole e mal strutturate, spesso non si riesce a sostenere una telefonata d’affari in linguaggio diverso dall’italiano. Sono imprese che non hanno la sagacia, forza e determinazione come pazienza di mettersi in fila e attendere udienza. Al massimo fanno il grande salto di partecipare a una fiera all’estero. Poi tornano con il dubbio se sia stata una buona idea. In un contesto di così grande fragilità strutturale la Polonia, con la sua capacità d’accompagnamento, diventa importante.
Un’ultima precisazione. Le imprese italiane, a tutti i livelli, sono da sempre internazionalizzate perché esportano. Quando invece si parla di globalizzazione, è stato superato lo standard di import-export. Al contrario si parla di stabilire basi logistiche e produttive all’estero per presidiare quei mercati e spingersi altrove. E’ un concetto diverso. Ecco lo scopo di questi dossier che la redazione di LAMIERA pubblica. Abbiamo spiegato il senso di un dossier Polonia per l’industria meccanica.
Una lezione per tutti noi dalla Polonia
Un fatto sul quale riflettere. Il Governo polacco ha rescisso una gara già aggiudicata a una impresa edile cinese. La direzione generale strade, ha disdetto un contratto con l’impresa cinese Covec. L’appalto riguardava per la costruzione di un tronco autostradale di 50 km sulla A2 Varsavia-Lodz. Il problema risiede nell’aggiudicazione avvenuta in base a un prezzo troppo basso.
Le imprese cinesi, in genere, sono disinteressate ai costi per realizzare opere importanti. Questo perché perseguono uno scopo politico. L’obiettivo è condizionare il governo in successivi appalti. Si conferma così una precisa dinamica ostile della Cina verso l’Europa. Si tratta delle stesse conclusioni a cui è pervenuta la Fiac nel suo convegno a Sofia. L’essenza dello scontro è sempre quello: dittatura & comunismo contro democrazia.
Come si entra in Polonia. Il dossier Polonia per l’industria meccanica entra nel vivo.
Vanno considerate le agevolazioni localizzate nelle 14 zone speciali di sviluppo economico. Lo scopo del Governo è crescere nel PIL. Ciò significa che le imprese polacche cercano tecnologia. Si consiglia un primo contatto con l’ICE di Varsavia, varsavia@ice.it
A seguire, la camera di commercio polacca di Varsavia. Si può scrivere in italiano alla Signorina Elzbieta Wojtas, indirizzo email ewojtas@kig.pl
Con l’occasione è doveroso un ringraziamento alla competenza e pazienza della Signorina Elzbieta. Non appare superficiale menzionare l’ottimo lavoro congiunto tra la Polonia e la Camera di Commercio di Torino. A cui va aggiunto il Centro estero per l’internazionalizzazione sempre di Torino (CEIPIEMONTE). Addirittura a Varsavia la Camera di Commercio di Torino ha aperto un suo ufficio (Piemonte desk).
I vantaggi ad operare in una zona speciale
La gestione di ogni ZES (zona economica speciale) è affidata a una società. Per questo sono state stabilite delle soglie d’aiuti pubblici che sono pari al 50% dei costi ammissibili. Il contributo che cambia per alcune città come Wrocław, Kraków, Gdańsk, Gdynia e Sopot, al 40%. Per Varsavia e Poznań è il 30%.
Ci sono aiuti anche per le PMI
Il livello massimo d’aiuto per il settore automobilistico è stato fissato al 30% dei costi di investimento. Ecco perché serve leggere un dossier Polonia per l’industria meccanica.
Un particolare interesse del governo polacco è nell’industria metallurgica. L’obiettivo è la riduzione della capacità produttiva e mantenimento dell’occupazione.
Tutte le ZES saranno attive fino al 2017 (tranne Katowice e Euro-Park Mielec a chiusura anticipata).
A livello di tendenze, le singole zone si stanno specializzano in specifici comparti d’attività economica come i distretti. Le ZES di Katowice, Wałbrzych, Legnica e Tarnobrzeg si rivolgeranno al settore automobilistico. Nelle ZES Kamienna Góra, Cracovia, Kostrzyń Słubice dominerà il settore della carta.
Sul piano delle condizioni d’accesso alle ZES l’investimento minino è di 100mila euro, per una durata di 5 anni. In cambio l’esenzione fiscale è sulle tasse al reddito d’impresa.
L’industria meccanica in Polonia e i suoi bisogni. Lo scopo di un dossier Polonia per l’industria meccanica
L’asse portante della meccanica italiana in Polonia è per la Fiat e l’Agusta Westland. Trovarsi nel team fornitori di questi gruppi, consente di poterli seguire nelle loro “avventure”. Significa che se la Fiat è presente con 2 siti produttivi in Polonia lì c’è anche la componentistica italiana. Magneti Marelli, Landi Renzo, Cornaglia, Sigit, Proma, Eltek e Cfgomma.
Dopo la Germania l’Italia è la seconda economia industriale manifatturiera del continente. E’ logico che la Polonia chieda all’Italia servizi connessi alle manifatture e tecnologia. Infatti i beni strumenti sono la principale voce dell’interscambio. Grazie alla crescente ricchezza della popolazione si sta aprendo l’abbigliamento, calzature e gioielleria.
Opportunità di cooperazione sono individuabili in più settori. Agro-alimentare specialmente nella trasformazione del prodotto (e annessi macchinari) Settori lattiero-caseario e quello delle carni. Segue la tecnologia, sistemi e macchinari per la gestione dei rifiuti e nella produzione d’energia pulita. La subfornitura per automotive ed elettrodomestici. L’edilizia e l’intero comparto immobiliare.
Infrastrutture in genere ma specificatamente nel campo dei trasporti, turistico e alberghiero.
La farmaceutica, informatica e telematica per sistemi e tecnologie.
Per i lettori è importante non leggere a se stante il settore d’interesse ma l’intera filiera. Nell’ambito della farmaceutica, ad esempio, vanno considerati tutti gli strumenti e la componentistica. In una nazione dove le macchine utensili rappresentano una parte importante della meccanica cambia la prospettiva. E’ bene che si lanci un’impresa “capo fila” a cui segue l’indotto. Un imprenditore italiano che desideri collaborare con l’estero, operante nella meccanica si chieda: sono indotto o capofila?
Conclusione al dossier Polonia per l’industria meccanica
La Polonia si presenta, oggi, alle nostre imprese, come la più accessibile possibilità d’internazionalizzazione.