Su Donald Trump l’Europa insiste nel non voler capire. Stiamo toccando il limite delle capacità di comprensione di un Occidente sbandato.
Per quanto riguarda il pensiero di Donald Trump, l’Europa e l’Occidente si ostinano a non capire: è finita un’era. La globalizzazione evolve in post globalizzazione. L’apertura acritica e pre-concettuale dei confini ha tradito ogni promessa. Disoccupazione e immigrazione sono i 2 passaggi critici di un Occidente malato. Finalmente con la Brexit è stata aperta la critica a un modo di fare discutibile. Evviva Trump che stacca gli Stati Uniti dalla globalizzazione. Restiamo in attesa dell’esito delle votazioni in Europa. Cerchiamo di capire cos’è accaduto.
Da molti mesi spiego e scrivo che è stolto esportare un prodotto realizzato in Italia negli Usa. Il nuovo export non si basa più sull’arroganza del “made in Italy”. Il gusto italiano va “nazionalizzato” nel mercato di riferimento. Questo vuol dire che il prosciutto italiano, se vuole ancora avere un mercato negli Usa, va fatto stagionare nel Vermont. Dico uno stato a caso e ho preso un prodotto tra i tanti. Le nuove regole di mercato, impongono il rispetto della qualità di vita della popolazione residente. Possibile che questo concetto non lo capisce nessuno?
Una sensibilità così acuta è stata affermata da Trump 1000 volte, oltre a confermarlo ieri nel discorso d’insediamento. La gente si scandalizza! Di cosa?
Passiamo alla questione del multiculturalismo quale figlio del 68′. L’idea che tutti siano uguali è sbagliata. Ci sono 9 culture e 6 razze diverse. Il che significa diversi valori. La democrazia non è un valore per tutti. Il rispetto della donna non è un valore per tutti. Il consumo come esibizionismo non è un valore per tutti. Lo studio non è un valore per tutti. Etc..etc..etc..
In Italia ogni studente (esclusa l’università) costa 6.500 euro all’anno. Nei diversi paesi africani la spesa per studente è nell’ordine di 200 dollari/anno. I nostri sono viziati ma più preparati. Gli altri sono “affamati” di cultura e spesso sanno di più. Qui non si tratta d’affermare chi è meglio o peggio, ma la differenza CULTURALE c’è!
Come si fa a sposare una persona che emerge da un processo culturale così diverso? Non riuscirò mai a capirlo! L’amore non si riduce al sesso e far figli. Serve anche la capacità di dialogo e comprensione, la produzione d’idee e creatività. La sintesi di queste affermazioni è espressa da una mia carissima amica, Jan Decker.
Jan è una farmacista americana. La sua lamentela è nell’arroganza degli ispanici, immigrati, che pretendono di parlare la loro lingua negli Stati Uniti. Jan dice: se tu sei a casa mia imponi la mia lingua, non mi imponi la tua. Qui giustamente crolla il multiculturalismo, l’accoglienza acritica degli immigrati, la caduta delle frontiere. Crolla una parte della globalizzazione la cui prospettiva è il consumo indipendentemente dalla razza e cultura.