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Docenza adeguata e corretta. Quando l’insegnante è in gamba?

by Giovanni Carlini
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Docenza adeguata e corretta. Quando l’insegnante è in gamba? Al momento manca, in particolare nelle scuole dello Stato, un codice di autoregolamentazione per il docente. Di fatto nell’eccesso di libertà, la qualità della docenza scarseggia.

Docenza adeguata e corretta, quando? Il problema è grave perchè oggi non c’è un codice di autoregolamentazione tra docenti e i presidi solitamente non intervengono. Sul vuoto d’intervento dei presidi nella qualità dell’insegnamento è mistero, eppure si tratta di “dirigenti dello Stato” che solitamente evitano lo scontro. In questa palude del non dire-non fare-non criticare, l’utenza (gli studenti) perdono in qualità e fiducia nella società “dei grandi”: peccato.

Per poter finalmente parlare di docenza adeguata e corretta servono delle regole anche se non condivise.

L’insegnante può anche NON utilizzare il libro di testo, alternativamente DEVE fornire materiale didattico. Non basta, è saggio anche far prendere appunti agli studenti e verificarne la giusta redazione con annessa valutazione.

Il riferimento della lezione a fatti d’attualità è obbligatorio. Si tratta di un richiamo costante e valido per ogni lezione! Lo studente deve capire che di teoria nella lezione non c’è nulla, solo applicazione di fatti terribilmente concreti.

Non è finita. Il docente deve permettere d’essere raggiunto dalla sua utenza mezzo email e questo vale anche per i genitori. L’attuale rapporto docenti-famiglia è scarso, occasionale e a chiamata. Al contrario serve che il docente abbia un rapporto primario con la famiglia e quindi con il figlio. Oggi è il contrario. La cattedra opera sui figli e solo in caso di necessità con la famiglia. Si tratta di una procedura pedagogica errata, anche se a volte la famiglia è renitente (sono casi sulla massa).

Concludendo, per docenza adeguata, s’intende un insegnante che abbia la passione d’insegnare e non la prevalente preoccupazione del salario. Nella scuola di questi anni c’è troppo peso alla parte economica tale da distogliere dalla qualità. E’ un peccato che sacrifica valori e concetti da trasmettere all’utenza.

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