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Diseducazione televisiva. La Rai e il caso Caronia

by Giovanni Carlini
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Diseducazione e TV; la Rai e il caso della mamma suicida a Caronia, in Sicilia.

I fatti non interessano, certamente resta una vicenda di solo cronaca, nulla di più. I quotidiani sono quella carta che alla sera servono per incartare l’insalata comprata al mercato. Me lo diceva il mio papà quand’ero bimbo, smitizzano la sacralità del quotidiano. E’ vero, lo era allora, ma ancora più oggi.

Andando oltre per identificare le GRANDI IDEE DEI NOSTRI TEMPI, alla cronaca resta veramente uno spazio ridotto e limitato.

Questo a carattere generale nella formazione della persona. Ci sono momenti dove la cronaca diventa prevalente il che coincide con epidemie, pandemia, terremoti, maremoti, elezioni politiche etc.

L’insistenza maniacale della Rai, ma anche delle altre TV, sui fatti di Caronia, portano a pensare ad un’azione di diseducazione.

Perchè la RAI applica la diseducazione verso la capacità d’ascolto dei cittadini? 

In tutta onestà andrebbe ridotto il canone televisivo per le ore di diseducazione diffuse. Si definisce “diseducativa” quell’insistenza, in ore di trasmissione, su un fatto non modificativo dell’esistenza riconducibile normalmente ai fatti di cronaca.

Cosa modifica l’esistenza? Certamente la cronaca, quale osservazione del presente per un 20%. A seguire la ricollocazione dell’evento accaduto in un quadro più ampio nella domanda: pecche accade? Un’azione di logicizzazione di questo tipo richiede certamente un 50% dell’attenzione perchè sia EDUCATIVA.

Coperto il 70% della televisione tra cronaca e riflessione, il 30% restante è per film e varietà. 

Qualcuno sicuramente dirà, alla vista di queste percentuali, che una televisione di questo tipo è noiosa. Potrebbe anche aver ragione. Ecco perchè esiste una TV di Stato (con scopi educativi) e una privata (per finalità ludiche). Ponendo entrambi gli enti televisivi sullo stesso piano qual’è il senso esistenziale d’entrambi?

In realtà la RAI VUOLE competere (per ragioni ideologiche) su tutti i campi, condannandosi a non conoscere il suo ruolo. Un ruolo che è tra l’altro finanziato dai cittadini che non riconoscono qualità e denaro speso.

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