Discoteca come regressione della civiltà allo stato selvaggio. Mio figlio racconta e resto stupito. In mondo dove cerchiamo l’idea migliore si scade in questo modo?
Discoteca come regressione dallo stadio della civiltà che faticosamente cerchiamo di raggiungere. Poi vai a ballare e crolla tutto! Qualcosa non quadra. Nel dialogo con mio figlio mi racconta scene apocalittiche che mi stupiscono come adulto e offendono come ricercatore. Mi riferisco “alle botte” che i ragazzi si danno quando dovrebbero divertirsi. Ad esempio. Un gruppo non è potuto entrare nel locale per vari motivi, forse sovraffollamento. Gli esclusi o comunque in attesa per entrare in altro turno, si scontrano fisicamente con altri ragazzi e quelli della sicurezza. Uno spacca una bottiglia e tenta di sfregiare una guardia la quale, con gusto, reagisce professionalmente.
E’ solo un dettaglio di un mondo che regredisce.
Accede che, nel cuore della notte, parta per recuperare il figlio e trovo sui marciapiedi degli emeriti “zombi” che vagano in cerca di non so cosa. Ragazzi, ma cosa sta accadendo? Gli altri genitori sono coscienti di quello che i loro figli stanno combinando quando vanno “in discoteca”?
Rischio d’essere bacchettone-fascista-retrogrado. Non me ne importa nulla. Quando qualcosa non sta in piedi, va modificata! La discoteca come regressione dallo stadio di civiltà alle barbarie non può essere tollerata. Che razza di futuri adulti, padri e madri, stiamo consegnando alla società? Non voglio dire di non aver fatto le mie cretinate da giovane, fatti di cui mi pento oggi in età matura e adulta. Ciò non vuol dire che lasci fare agli attuali giovani.
Che pena vedere ragazze ridotte allo stadio di incoscienza, semi spogliate e sbragate sul marciapiede, o fatte sul pavimento del bagno. Possiamo, come genitori, tollerare questo sfascio dell’umanità? Stiamo cercando le idee più belle, i concetti più completi e poi non ci accorgiamo dello stato d’abbandono in cui i figli si lasciano andare le sera in discoteca?
2 comments
Buongiorno prof. Carlini, ho letto con attenzione il suo articolo. Anche se, come adulto over 40, ovviamente le scene da lei descritte non mi trovano d’accordo, credo che sia necessario adottare un punto di vista leggermente diverso. Credo che i comportamenti descritti dai giovani si inseriscano nel processo psicologico di “ricerca del limite” che è tipico dell’età dell’adolescenza (e della tarda adolescenza). In pratica, ogni giovane che si affaccia alla vita cerca di andare oltre alle regole stabilite da genitori, parenti, professori… e, facendo ciò, può capitare che si ecceda e, a volte, ci si trasformi in zombie. L’importante è che questa ricerca rimanga limitata nel tempo (come immagino sia accaduto anche a lei, quando dice “anch’io ho fatto le mie stupidate”) e non si trasformi in un comportamento deviato in età adulta. Anche se vedere un gruppo enorme di giovani che non si regge in piedi non è certamente un bello spettacolo, noi “over” non dobbiamo dimenticarci che, qualche anno fa, eravamo anche noi in mezzo a quel gruppo. E ci stavamo bene.
Saluti
quanto afferma signor Nava è facile ma non condivisibile. La sensazione più diffusa è che si sia passato un limite, quello del non ritorno. Per noi c’è stato questo evento ma siamo “ritornati”, gli attuali protagonisti della gioventù pare che non abbiamo più l’energia di rientro da cui calo nella resa scolastica e nella creazione del pensiero. E’ un dubbio feroce che si conferma passo dopo passo e come genitori trova la mia preoccupazione non disinteressata.
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