Discorsi sui criteri educativi, puntata due.
Trovandosi ad osservare un’area residenziale, abitata prevalentemente da persone d’alta età, in linea di massima tutti dai 60 in poi, si scorge una forma comportamentale molto curiosa.
Molti sono ormai vedovi o separati definitivamente e quindi soli, sia donne sia uomini. Questi soggetti vivono molto intensamente la casa ovvero passano un numero elevato d’ore dentro l’abitazione (escono per l’immondizia o fare la spesa).
Soggetti “murati in casa” per libera scelta e con il computer sempre acceso, si trasformano in una forma di regressione fisica interessante.
Gli uomini coltivano delle barbe molto lunghe e annesso codino tra i capelli fino a farne delle trecce. Le donne sono particolarmente trasandate, fino a presentarsi nel fare la spesa a Natale con quelle stesse ciabatte con le quali vivono in casa. In genere scarpette di semplice plastica, infradito che solitamente s’usano per la doccia quando fatta fuori casa per evitare i funghi ai piedi.
E’ interessante notare il livello di profondo degrado in cui entrambi i generi sprofondando rasentando il ridicolo o comunque un atteggiamento così trasandato, da non offrire alcun spunto d’interesse o di confronto con questi “rottami umani parcheggiati in area pre-morte“.
Ovviamente dire in chiaro a questi soggetti che sono appena dei “zombie” vuol dire litigarci, il che non conviene, anche perchè sarebbe far del male a uno già morto. Meglio lasciarli perdere nella deriva nella quale si trovano o sono vittime.
Il punto non è chiedere il conto a questi derelitti, ma non cascarci, quindi evitare che l’epidemia di noia strutturale possa espandersi in questo vuoto emotivo.
Che vuol dire? persone che pensano, leggono, s’arrabbiano, dormono, mangiano e sono conciati a festa per un party che non ci sarà mai (conciati nel senso di stato d’abbandono). Uno stato quasi vegetativo che non si limita al non farsi la barba, ma concentrarsi su piccoli dettagli come se fossero la definizione della vita del soggetto. Si tratta di una sorta di arteriosclerosi.
Quindi a seguire pelle sporcata da molti disegni (tatuaggi), limitatezza d’opinioni, fossilizzazione sulla gestione astiosa di pochi argomenti come a dover ricordare/vendicare alcuni e soli aspetti del personale vissuto.
Questi sono gli effetti pratici ed esteriori sul comportamento derivante da volontario isolamento sociale.
Un simile atteggiamento rende migliori o peggiori negli ultimi anni prima della morte?
I discorsi sui criteri educativi prosegue.
2 comments
Concordo come sempre con te, caro Professore! Un simile comportamento non può che renderci peggiori, sia esteriormente che interiormente. io da uomo separato 59enne ho evitato ed evito questi autoisolamento in diversi modi, imparando anni fa a ballare il Lindy hop sulla musica degli anno 40-50, coltivando le mie passioni come la lettura ed iul gioco delle carte con amici (senza soldi, a bridge) ed altro. Vorerei cercare di arrivare sino all’ultimo momento anche un po’ meglio di ora, se non altro non peggio!!!
quant’è difficile essere migliori rispetto al giorno prima!
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