Destra e sinistra nella scienza politica corrispondono a due impostazioni nella costruzione dello Stato diametralmente opposte.
Spesso (e non ne posso più) gli studenti mi dicono che la destra non vuole gli immigrati, mentre la sinistra li accoglie acriticamente.
Questo è falso e sicuramente non pertinente su una meditazione che riguarda gli ultimi 300 anni di storia.
Boccio inesorabilmente lo studente che mi offre esternazioni di un livello così misero e povero.
L’immigrazione non è degna e parte della discussione politica, appartiene solo ad una contingenza in essere, in Italia, dal ferragosto del 1991.
Riportando la riflessione in un contesto più serio e profondo, destra e sinistra si differenziano PER LA POSIZIONE DELL’UOMO NELLA SOCIETA’
La sinistra ritiene che debba essere lo Stato ad agire in prima persona, essendo l’individuo incapace di perseguire il benessere collettivo.
Di parere completamente opposto la destra. Per il pensiero di destra è l’individuo con le sue formidabili capacità, ricercando il suo personale tornaconto, ad attivare un processo evolutivo tale da trascinarsi dietro tutta la società. Ad esempio, l’imprenditore. Colui che apre un’impresa lo fa per il suo benessere, ma nello sviluppare questo disegno, assume un certo numero di persone che saranno pagate. Ecco il trionfo del pensiero di destra.
Dove la sinistra ha trionfato è stato in Unione Sovietica, oggi Russia, a Cuba, nella Corea del Nord e nei paesi dell’Est europeo fino al 1990.
La sinistra oggi è ancora viva ricercando lo Stato come interlocutore. Ad esempio uno studente ci costa, in italia come in tutto l’occidente, 6.900 euro all’anno. La mentalità di sinistra è che questo investimento per studente sia gestito dalla Scuola e quindi dallo Stato. La corrispondente visione di destra sarebbe l’appalto ai privati della formazione, a patto che sia inferiore al prezzo indicato con standard di qualità più elevati ed esami finali annuali per accertarlo.
Certamente oggi la Scuola di Stato spende (spreca) 6.900 euro per studente ogni anno di formazione, senza un pari controllo in elevazione di civiltà e innovazione di pensiero nella massa studentesca.
Destra e sinistra, cosa meglio? Non so rispondere! Dipende dal momento storico e dalla maturità della popolazione.
Un paese africano a bassi livelli di formazione (25 dollari a testa all’anno d’investimento per studente) sarà probabilmente socialista. Un paese Occidentale, ad alta formazione, è facile che sia capitalista e di destra.
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la discriminante sociologica tra destra e sinistra riconducibile a due ossessioni:
– la prima (il tormento della destra) è la fobia verso gli elementi percepiti come incompatibili con i modelli in uso nella società;
– la seconda (l’assillo della sinistra) è l’intolleranza nei confronti dei modelli che appaiono imposti dalla società.
Per afferrare il significato di queste righe, occorre spiccare un salto indietro negli anni, ricordandoci le principali inquietudini che ci hanno assalito durante il processo d’inserimento nella società, quando, da bambini, abbiamo intrapreso a frequentare la scuola, meglio: la classe.
All’interno della classe abbiamo avuto a che fare con un compagno fonte di un certo disagio: era il “cattivo Giannino”, lo scolaro dall’atteggiamento irriguardoso e dal profitto non proprio brillante, l’alunno seduto all’ultimo banco che quasi certamente ti rubava la merenda, l’abituale ritardatario munito di un solo quaderno, deformato dalle innumerevoli orecchie e zeppo di orribili scarabocchi, il delinquentello dal quale era meglio tenersi alla larga, se non volevi ritrovarti con qualche livido. Il “cattivo Giannino” ha certamente costituito, per chi più e per chi meno, un cruccio all’interno della classe/società. Non dobbiamo però scordarci di un altro compagno, origine di angosce forse più devastanti, era il “bravo Pierino”, rampollo di buona famiglia: lo scolaro che occupava il primo banco, attento alla lezione, beneducato, vestito in modo consono con l’ambiente frequentato, mai spettinato, provvisto di libri foderati e disposti bene in ordine. Quello che eseguiva con diligenza i compiti assegnati e nella cui pagella erano riportati i voti più alti.
Un modello da imitare, la pietra di paragone quando percepivamo l’ansia di non essere all’altezza nella competizione sociale, e ogniqualvolta il rimbrotto del genitore, o l’osservazione dell’insegnante, facevano riferimento, più o meno sottinteso, a quella figura. Era proprio il “bravo Pierino” che ci turbava particolarmente, soprattutto quando lo avvertivamo imposto dalla società come modello comportamentale.
E’ di FONDAMENTALE IMPORTANZA rimarcare che il “bravo Pierino”, nei propositi della presente “trattazione”, non è da considerarsi bravo in senso assoluto, ma come modello di riferimento che la società, a volte sbagliando, valuta positivamente, ma soprattutto che pretende di imporci. Analogamente il “cattivo Giannino” non va inteso come sicuramente riprovevole, ma come elemento che la società, cadendo non di rado in errore, considera negativamente.
Si può osservare come il disagio generato della figura del “bravo Pierino” prevalga nelle persone emotivamente a sinistra, mentre la fobia nei confronti del “cattivo Giannino” sia una peculiarità della destra.
Le visioni antropologiche del genere umano espresse da Jean Jacques Rousseau e Thomas Hobbes, e normalmente accettate per interpretare le “filosofie prevalenti” nelle due fazioni, sembrano, anche queste, avvallare la nostra schematizzazione:
– L’idea che gli esseri umani sono naturalmente buoni è di sinistra. In questo caso il “cattivo Giannino” non rappresenta un grosso problema nella società. La visione di sinistra prende spunto dal pensiero di Rousseau: l’uomo è, per natura, buono, anche se poi viene corrotto dalla società. Si osservi che il “bravo Pierino”, cioè l’ossessione della sinistra, rappresenta la società, essendo il modello che questa pretende di imporre.
– L’idea che sono naturalmente diabolici è di destra: quest’altro assillo scaturisce dal sospetto che, dietro ogni individuo, possa celarsi un perfido “cattivo Giannino”. La visione di destra, elaborata da Hobbes, nasce dalla convinzione che l’uomo è, per natura, cattivo. L’uomo tenta sempre di ingannare il prossimo, depredarlo e sottometterlo: “Homo homini lupus” (l’uomo è un lupo per l’uomo). In questo caso è compito della società (del “bravo Pierino”) ricondurre il “cattivo Giannino” a più miti consigli, mediante l’impiego, ove necessario, di metodi… “sufficientemente persuasivi”.
Se si accetta per valida la schematizzazione proposta si può osservare che la dicotomia non nasce nel ‘700, come si crede normalmente, ma è di molto antecedente. Ci fa intuire, ad esempio, le pulsioni emotive che, circa duemila anni fa, determinarono la scelta di una folla di ebrei inferociti quando preferì avviare al patibolo un personaggio riconosciuto innocente da chi deteneva il potere militare (ma forse non quello politico), piuttosto che un altro certamente colpevole di diversi delitti. Per gli ebrei di quei tempi, chi affrontò il supplizio si poneva come modello positivo verso cui ci si sarebbe dovuti adeguare. E’ quindi plausibile considerare orientata a sinistra l’emotività “cavalcata” dai capipopolo di quel lontano episodio. Facendo leva su un’emotività destrorsa, è probabile una diversa piega degli eventi: sarebbe stato certamente l’altro a essere, per così dire… “messo in croce”, e senza neppure indagare se la strada sbagliata intrapresa, fosse magari, conseguenza di un’infanzia mortificata da un padre perennemente ubriaco, o da una madre che, battendo assiduamente il marciapiede, trascurava prole e incombenze domestiche.
La schematizzazione propone, quindi, una “giustificazione” all’ateismo viscerale che, da sempre, caratterizza le ideologie collocate più a sinistra.
un onore accogliere il Suo pensiero professore.
Solo adesso prendo atto della Sua risposta, e la ringrazio del suo apprezzamento.
Tengo a precisare che non ho studiato sociologia (sono laureato in Ingegneria chimica), e mi considero semplicemente un dilettante sociologo, che ha avuto la passione di effettuare osservazioni sociologiche negli anni 70 (i post 68), quando, da studente ho frequentato le università di Padova prima e di Cagliari poi.
è un piacere. In gamba.
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