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Dedicato a chi scompare senza dire nulla. Tanta gente non c’è più così

by Giovanni Carlini
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Dedicato a chi scompare senza dire nulla. Tanta gente non c’è più così. Scompare! Magari erano in essere accordi di lavoro o commerciali. Spariti. Ecco questo è un drammatico calo di cultura. Gente del genere è meglio lasciarla prima, perché rappresenta una perdita secca di tempo.

Dedicato a chi scompare. Sono tanti, sono troppi. Indicano il drammatico calo di cultura nella società globalizzata. Non è colpa loro, anche se sono dei superficiali e pericolosi soggetti, relativamente alla serietà delle relazioni umane. In una globalizzazione immersa nella precarietà, si perdono i valori di base. Ecco che le coppie subiscono quel 43% di divorzi (dato ISTAT). Non solo. Le coppie normali (non omosessuali) e non coniugate, si lasciano al 60% (dato stimato).  Quando è lo stesso amore in crisi, ti pare che l’amicizia occasionale e di relazione sociale, non vada a farsi benedire?

Come reagire a questa follia sociale?

Gli estremi di reazione dedicato a chi scompare possono essere diversi. Un chiudersi e mandare a quel paese i superficiali. Oppure alzare il ritmo di conoscenze, sapendo che c’è un turn over elevato. In pratica considerando in uscita chi è appena entrato nella relazione sociale o lavorativa. Tutta questa fretta, nella dimensione sociale, assomiglia a quella che vige nel social. In effetti è appunto il social, uno dei maggiori elementi di superficialità nel comportamento moderno. Ha fatto bene Zigmunt Bauman a definire il social “una sintesi di un pensiero mai sviluppato“.  

Dedicato a chi scompare, a questo punto è l’epitaffio sulla tomba della globalizzazione. 

La domanda ora si sposta dai superficiali ai concetti. Per quanto tempo possiamo ancora vivere di superficialità? Quante votazioni possono ancora passare senza recarsi a votare e poi lamentarsi? Si può vivere senza leggere e studiare in un completo vuoto esistenziale e valoriale? Passeggiando per la città guardo le persone. Mamma mia che zoo umano. L’invito è semplice: possiamo recuperare la dignità perduta?

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