Cultura autoreferenziale vuol dire che non è possibile o reso difficile affermare un concetto che non sia già stato affermato da altri.
Si tratta di un filtro che viene applicato da chi non accetta il confronto. Barricandosi dietro il “chi lo ha già detto o scritto” si pretende di stroncare il nuovo pensiero se non ricollegabile ad altri.
Questo atteggiamento è tipico, in era globalizzata, cercando di chiudere alla riflessione etichettando l’interlocutore con allocuzioni del tipo fascista, razzista etc.
In questo modo si chiude al confronto squalificando la controparte. Che peccato e spreco di democrazia quando ci si sottrae al confronto!
Cerchiamo di studiare la dinamica deviante appena descritta.
Chi vive di certezze ed è ideologicamente schierato (solitamente gente di sinistra) non ascolta nulla ragionando solo per parole chiave. Come nell’ascolto dovessero comparire parole-concetti sui quali serve ragionare o fuori dal comune, immediatamente scatta la “difesa”.
Il globalizzato non ascolta o ragiona limitandosi alle sole parole-chiavi.
Questo soggetto globalizzato pretende di ascoltare solo quanto è stato già affermato; in pratica vuole una cultura autoreferenziale.
La cultura autoreferenziale non esclude automaticamente il pensiero nuovo ma certamente lo limita perchè blocca ogni idea al già detto.
Il ricercatore che rappresenta il nuovo che avanza, in questo modo può avere successo solo se presentato, nel mondo accademico da quelli che hanno già scritto e pubblicato. Si crea così una “cosca”, un ambiente chiuso e referenziale.
Da un ambiente chiuso (appunto impregnato di cultura referenziale) non nasce pensiero libero in grado di formare visuali nuove ma è come calpestare la pozzanghera senza creare nulla di innovativo.
Concludendo la cultura autoreferenziale è un danno per la democrazia e il progresso.
Da dove nasce questa riflessione? Discutendo con l’editore Armando e Armando che ha censurato un mio studio, questi si difende affermando: il Suo pensiero non trova conforto negli studi di altri.
Ne consegue che non essendo ancora stato formato come concetto non è possibile stamparlo in un mio libro a mia firma.
Questo è un esempio di cultura autoreferenziale, ma anche un esempio di una casa editrice, una tipografia in realtà, che non ha più senso che resti sul mercato, perchè ha cessato la sua funzione di creazione del pensiero.