Cosa vuol dire essere di destra nel 2017

by Giovanni Carlini
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Qual’è il senso sociale di una destra politica nel 2017. Ha ancora un valore morale essere a destra?

Destra politica o sinistra nel 2017 riescono ad esprimere qualcosa, oppure si sono svuotati di senso. Abbiamo forse bisogno di un nuovo codice politico di riferimento?

Per affrontare un tema così complesso, serve chiarire in quale epoca ci troviamo.

Nel dettaglio siamo in una fase di transito. Dalla globalizzazione, stiamo passando a un’era post globalizzata.

Il motivo del cambiamento è “semplice”. La globalizzazione ha tradito le aspettative. Oggi l’Occidente è più povero rispetto a 20 anni fa. Poco importa che i cinesi non muoiano più di fame, sono problemi loro, non nostri. Negli anni Cinquanta, morirono di fame 25 milioni di contadini cinesi. Oggi i cinesi stanno bene, ma a scapito dell’Occidente. Il punto non è chi sta meglio. Tutti devo stare bene, non uno a scapito dell’altro.

La delocalizzazione ha ucciso l’idea di progresso nella globalizzazione. Il resto come disoccupazione e malessere sociale è cronaca.

Ecco spiegato Brexit, Trump, il 4 dicembre in Italia. Prossimamente la Signora Le Pen in Francia e così via. Non si chiama populismo, ma reazione al malessere. 

Come c’entra il concetto di destra in tutto questo? Attualmente la sinistra è Stato, Fisco, Magistratura, controllo di polizia pesante sui cittadini e leggero sugli immigrati.

La sinistra è immigrazione massiccia. La sinistra è globalizzazione.

Al contrario la destra si è re-interpretata e oggi esprime il contrario. Meno stato e più privato. No all’immigrazione clandestina. No agli immigrati senza controllo. No a tasse (per pagare lo stato sociale anche ai non cittadini). Si alle frontiere e alla collaborazione. Si a un’Europa degli Stati. Si allo Stato Nazionale e a una sua moneta, coordinata con le altre.

Vi ricordate lo SME, ovvero Serpente europeo degli anni Settanta. Tutte le monete nazionali europee erano coordinate non potendo oscillare più o meno del 2,5% rispetto al marco tedesco.

Si ai valori e alla comunità nazionale, meno enfasi sulla “società” anonima. Meno interesse al solo web e più ai rapporti umani. No alla disoccupazione e alla delocalizzazione. Si a più tasse alle imprese che esportano lavoro re-importando i prodotti da vendere sul mercato occidentale.

Questa è la destra politica di oggi, 2017. 

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elena candolini 13 Febbraio 2017 - 16:07

Senza entrare nel merito della profonda crisi che dalla fine del muro di Berlino attanaglia l’identità delle desre e delle sinistre in Italia come in Europa (per l’area anglosassone secondo me l’approccio a queste categorie del politico segue altre ragioni) l’articolo mi pare chevoglia porre l’attenzione sulla percezione che l’opinione publica ha della destra e della sinistra rispetto al presente.
Percezione che segue le scelte e le conseguenti risposte ai problemi di maggiore attualità: crisi economica, immigrazione, UE, terrorismo islamico etc ec
E mi viene da pensare che di contro ad una sinistra che comunque segna il passo, la destra segue – sempre con difficoltà di legittimazione e di visibilità (ragioni storiche e legate ad una dominante cultura di sinistra) con proposte, prese di posizione e – dove e possibile – fatti che fanno emergere un agito ancora poco pensato.
Ciò che più mi colpisce sono l’assenza di leadership nell’area che si contrappone alla sinistra e l’incapacità di pensare in modo organico un rinnovato accesso alle masse.
Va da sè che il fallimento delle sinistre dovrebbe comportare la crescita delle destre. E tale crescita dovrebbe accompagnarsi ad un modello qualitativo sia del politico che del possibile nuovo elettore che ultimamente si muove in maniera opporunistica, esclusi gli elettori storici che si mantengono nell’area di provenienza muovendosi al massimo tra gli estremi della stessa.

Ineressante quanto sta accadendo in Francia con la candidatura della signora Le Pen che ancora una volta, per l’ennesima volta, sembra essere l’unica ad avere un’idea chiara di cosa sia la Destra. Infatti Gli altri partiti e movimenti di area sembrano operare lungo la sua scia adattandola alle contingenze dello Stato di appartenenza.

In compenso la crisi della sinistra, alla quale vanno certamente attribuite molte scelte scellerate di cui paghiamo le conseguenze, viene continuamente postanticipata in tutta la sua gravità, spostando il proprio obiettivo sui “nuovi” cittadini nella speranza che un domani possano diventare un bacino elettorale garantito (penso alla natura di fondo dello ius soli!). Discorso valido per tutto l’Occidente. Discorso gravissimo, poichè nella sua essenza è suicida.
Ma per chi di fatto gestisce il potere e non è disposto a cederlo (qua bisognerebbe aprire una parentesi relativa all’incapacità della sinistra di pensare ad un progetto politico che includa tutti e non solo una parte (…quella che un tempo era la classe operaia. Difetto connaturato nella sua stessa storia) disconoscendo di fatto il principio dell’alternanza e usando qualsiasi mezzo per impedirla (vedasi l’Italia dal 2011, la UE negli ultimi anni, la reazione all’elezione di Trump…) sembra contare poco o niente la sorte dell’Occidente, optando per un eterno presente privo di responsabiltà rispetto alle generazioni a venire.
Concludo quindi che io rilevo una crisi profonda di queste compagini politiche acefale, dedite all’improvvisazione e alla suggestione delle masse che con i si e i no non risolvono, bensì ingarbugliano una crisi destinata ad aggravarsi.

Giovanni Carlini 13 Febbraio 2017 - 16:57

Grazie Elena per il tuo approfondimento. Come giustamente sottolineai tu manca la coscienza di Occidente. La ragione è semplice: la scuola (e quindi lo Stato) hanno voluto chiudere il concetto di nazionalità e di cultura per aprirsi all’internazionalismo più spinto che tutto confonde. Da questa voluta confusione di razze e culture per solo giustificare atti di consumo (globalizzazione) nasce lo smarrimento culturale. Oggi la destra è chiamata a ripristinare la coscienza culturale.
Interessante il tuo passaggio sull’assenza di un interlocutore valido nella destra europa tranne la Signora Le Pen a cui faccio gli auguri più sinceri. Dove andiamo a trovare una classe politica dirigente per la destra orfana di leadership?

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