Il o la convivente sono veramente esposti nel campo delle pretese in amore.
Il convivente ha un reale diritto alla fedeltà in amore? NO! non lo ha. Nel caso la coppia di fatto desideri offrire e ricevere una promessa d’amore, si sposino. La convivenza è invece una condivisione del tetto e del letto di casa. Nulla di più o di meno. La questione emerge da uno studio pubblicato ieri in questo sito dal titolo “sessualità sconosciuta”. Scrive un uomo che lamenta l’interesse verso un altro da parte della compagna. La domanda che gli è stata posta è semplice: perchè non la sposi se l’ami? L’uomo non ha saputo rispondere tacendo. Da questa breve considerazione nasce una riflessione.
La convivenza è un gioco di coppia. Essendo tale non ha pretese. La fedeltà è una pretesa che va conquistata sia nel matrimonio sia nel gioco. Certamente il matrimonio è una scelta che impegna. La convivenza no.
Il concetto pare talmente semplice che un ragionamento appare sproporzionato! Eppure la superficialità nei sentimenti ha permesso una degradazione del rapporto di coppia. Appare sciocco ribadire quanto esiste da 50mila anni nella convivenza civile. Eppure tocca tornare su questo argomento per un popolo di superficiali. Il convivente non ha nessuna pretesa possibile da far valore in termini di fedeltà. Al contrario deve lottare ogni giorno per conquistarsi e assicurarsi quello che vuole. In pratica una sfida a tutti gli effetti. Potrebbe anche essere bello, ma si può vivere di sfide ogni giorno?
La lacerazione nervosa che ne deriva diventa campo di ricerca e studio. Qui il riferimento è alla sociologia della sofferenza. Nota nel mondo come pain sociology. Il passaggio alla teoria sociologica nota come The Prisoner of Parkinson è diretta.
Si vuole qui ribadire un concetto di fondo. Il sistema nervoso non è fatto per agitarsi, al contrario per assicurare la mobilità del corpo. Laddove anche negli affetti, dovesse entrare un’importante quota di nervosismo, il rischio di malattie nervose si alza.
Ovviamente sono aspetti che non considera nessuno in una società distratta.