Concorrenza perfetta o libera concorrenza, un concetto così semplice da capire ed applicare che poi, all’atto pratico ci si casca. Questo studio non è scritto per chi ha fretta o deve imparare 4 cose per dare frettolosamente l’esame di microeconomia. Qui si sta raffinando la conoscenza e la pratica di micro.
L’esercizio che ha scatenato la ricerca è molto semplice:
- tipologia di mercato: libera concorrenza (concorrenza perfetta)
- curva di domanda diretta: Q = 40 -p
- il CT è pari a 10q
- si chiede il prezzo, quantità e profitto di 2 imprese applicando la concorrenza perfetta al duopolio (ed è esattamente qui la “grana”).
Per concettualizzare la libera concorrenza ci sono 4 immagini che si presentano in allegato.
La prima spiega, in un piano cartesiano prezzo (ordinata) per quantità (in ascissa), che il Ricavo marginale (RC) è imposto dal mercato. Questo fatto deriva dall’essere price taker, ovvero ne le aziende ne i consumatori possono imporre un prezzo che è deciso dal mercato. Per questo la curva di domanda (D) è piatta. Un dettaglio di questo tipo spiega che non c’è profitto per le imprese che dev’essere, per definizione, pari a zero, altrimenti non sarebbe concorrenza perfetta.
La seconda immagine spiega quando la prima si trova in equilibrio ovvero il Costo marginale (MC) è = al RM = P
Nella terza figura si è voluto paragonare la libera concorrenza con altre forme di mercato (non tutte). Solo apparentemente, in questo disegno, la concorrenza perfetta sembra diversa dalla prima rappresentazione, è solo un errore ottico, il concetto è confermato.
Infine la quarta immagine CHE INDICA IL PUNTO D’EQUILIBRIO NELL’INCONTRO DEL COSTO MARGINALE CON LA CURVA DI DOMANDA.
Chiarite le diverse sintesi grafiche, quale avere in mente per risolvere l’esercizio?
LA REGOLA E’ SAPERE CHE OGNI CONTEGGIO POSSIAMO FARE, IN CONCOCORRENZA PERFETTA,IL PROFITTO PER L’AZIENDA DEV’ESSERE ZERO.
Ipotesi 1 usando gli schemi 1 e 2 (la via più semplice)
Q = 40 – p
CT = 10q
Dalla grafica 2 il MC = P quindi la derivata parziale per q del CT è pari a 10 ergo il prezzo è 10.
Con il prezzo pari a 10 la quantità è 30. Trovandoci in oligopolio la quantità per singola impresa sarà 15.
Con 15 pezzi prodotti al prezzo di 10 il ricavo totale è 150. I costi totali sono invece 10 per la Q ovvero 15. Ne consegue che il profitto della singola azienda è zero. (i conti sono giusti).
Ipotesi 2 usando lo schema 4 (qui sorge il problema)
Equiparando il costo marginale alla domanda il meccanismo funziona se nel mercato ci fosse solo un’azienda non due. Infatti in presenza di una sola azienda, a valori rovesciati, il profitto d’impresa è zero, ma se le imprese fossero 2 avrebbero un guadagno di 100 per una, il che non è possibile.
Infatti se si eguagli il MC (pari a 10) alla domanda, il P è 30 e la Q = 10 (si noti il rovesciamento dei valori). Con questi dati se ci fosse solo 1 impresa, il suo profitto sarebbe pari a zero il che conferma la teoria generale, ma non se fossero 2 perchè in quel caso la quantità sarebbe di 5 unità a testa.
S’osservino i conteggi:
- caso di 1 azienda: vende 10 pezzi al prezzo di 30 ottenendo un RT = 300 con CT pari a 30 per 10. Il profitto è zero.
- caso 2 aziende: ogni impresa vende 5 pezzi al prezzo di 30 ottenendo un RT = 150 con CT di 10 per 5 ovvero 50 e qui il profitto è 100. Un valore di questo tipo non è concepibile in concorrenza perfetta.
CONCLUSIONE
Che il costo marginale sia pari al prezzo e alla domanda è un concetto confermato in tutte le grafiche per quanto presentate apparentemente in forme diverse.
Certamente il MR = P vale per tutti i casi (sia in presenza di 1 impresa come di più aziende) mentre il MR = P = D è saggio usarlo in presenza di un equilibrio di mercato o di un’impresa che agisce in libera concorrenza. Ecco il senso dello studio qui presentato.
L’esercizio è valido per mettersi alla prova entrando dettagliatamente dentro la disciplina conoscendone i passaggi più segreti. Questo studio è un contributo in tal senso.
Buon studio