Cercando di spiegare il sistema sanitario nazionale emergono molti aspetti.
La prima tentazione è di considerare la sanità come un problema a sè stante rispetto alla politica. Il motivo risiede nell’osservare due Regioni, sia la Lombardia sia il Veneto, amministrati dallo stesso partito, ma con orientamenti diametralmente opposti tra loro. In Lombardia vige di fatto una sanità fortemente ancorata al sistema privato, mentre in Veneto è strutturata sulla parte pubblica. Come possono esserci due sistemi sanitari così diversi nello stesso partito?
Analizzando ancor più nel dettaglio emerge che:
- la Lombardia ha un sistema sanitario che serve l’Italia (sono molti i pazienti che provengono da altre Regioni per curarsi nelle cliniche lombarde);
- il Veneto serve i veneti.
Già quest’aspetto non è da poco.
Approfondendo ancora:
- va ricordato che mentre anni fa una puerpera restava in ospedale per 5 giorni oggi, in Lombardia, i giorni sono di meno (normalmente 3);
- per patologie come la cataratta, ad esempio, essendo l’intervento meno invasivo rispetto a qualche anno fa, non c’è più il ricovero riducendo l’intervento ad una dimensione ambulatoriale. Succede anche che il paziente dimesso, tornando a casa, se dovesse subire complicazioni da chi va? Al pronto soccorso! Però sarebbe saggio ritornasse nel luogo dov’è stato operato, ma questo non è possibile;
- dall’ospedalizzazione la tendenza è portare la cura a domicilio il che comporta un’assoluta contrazione della spesa a patto che ci siano più sanitari domiciliari che lavorino 7 giorni su 7 coordinandosi con gli ospedali.
Con queste considerazioni la sanità è politica? Apparentemente sembra di no, invece lo è nel termine non partitico ma di gestione della “res” pubblica e degli orientamenti sociali.
Ecco che qui emerge la politica come concetto e direzione per la società.
Cercando di capire la sanità, sia pubblica sia privata, si conclude che non è possibile distaccarsi dalla politica. Peccato che i partiti non siano così chiari nei modelli che perseguono.