Cannabis come pubblicità martellante. Sono stato solo 4 giorni a Las Vegas e ne esco “condizionato” (in negativo) verso la nuova lebbra dell’era contemporanea.
Non che Las Vegas sia un caso particolare, anzi, è lo stesso anche a Los Angeles. Si nota ovunque un massacrante e martellante impegno pubblicitario tipico del maniacale ossessivo. Quasi che il tappezzare la città, con lo stesso riferimento, fosse di confronto e rassicurazione.
La stessa sensazione l’ho avuto anche a San Diego e probabilmente è così ovunque.
Non aggiungo a questo articolo foto sull’argomento, perché mi fa schifo contribuire a qualcosa che è assimilabile alla lebbra o alla peste umana.
Il punto qui non è stabilire scientificamente se la cannabis “faccia del bene” oppure no. Questo è un argomento molto caro ai fautori di questa lebbra.
Ciò che lascia molto perplessi e insospettisce la persona normale che non si lascia travolgere dalle stagioni della moda pubblicitaria, è il massiccio investimento che è stato fatto su questo consumo.
Potrebbe essere che chi si sente di vivere ai margini della società e della normalità come pedofili, omosessuali, esibizionisti e altri, vedano nella cannabis la “nuova normalità”?
Il sospetto è questo.
Da una percezione di questo tipo, emerge e nasce il profondo disprezzo per la cannabis e droghe leggere in genere.
La “colpa”, se vogliamo esprimerci in questo modo, deriva principalmente dalla sbandata che ha subito la sociologia dagli anni del post Vietnam.
Nella ricerca di una originalità ed esibizionismo culturale, la sociologia ufficiale ha smesso di studiare la SOCIETA’ per dedicarsi al dettaglio, alla minoranza, alla nicchia.
Da questo sforzo per apparire è nata la legittimità della patologia comportamentale con applicazioni sessuali che si chiama omosessualità. Proseguendo con questa impostazione oggi abbiamo una società malata di visibilità.
L’uso/abuso del Web serve per “farsi vedere” quindi anche, ad esempio, il tatuarsi un braccio si e l’altro no, sono espressioni di un esibizionismo estremo quindi malato.
Con un quadro generale si possono cogliere a colpo d’occhio quelle sacche d’esagerazione che hanno finalità recondite nel compromettere il consumatore. L’invito è ad aprire gli occhi sganciandosi dalla degradazione dell’umano a bestiolina sotto impulsi non controllati.
La foto di copertina si riferisce a uno squalo che divora.