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Bilancio sociale e sostenibilità che noia! Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Bilancio sociale e sostenibilità; ogni volta che ne sento parlare mi si alza un velo di noia.  Quelle aziende che si “presentano” con tale strumento, provocano un sentimento di distacco immenso, profondo tale da squalificarle. Spiegato meglio: l’impresa che redige il “bilancio” di sostenibilità e sociale crede d’aver fatto chissà che cosa pretendendo attenzione e rispetto, senza immaginare che il primo pensiero è l’emarginazione.

Perché accade che il “bilancio” sociale e sostenibilità provoca un velo di noia in chi lo deve ascoltare e leggere?

E’ stato già qui scritto che chiamare “bilancio” questo “coso” o compito in classe d’italiano è un azzardo, perché non contiene nessuna quadratura che ne attesti il valore e la correttezza. Già quest’aspetto ridimensiona tutto l’impianto che diventa, come spesso è, un copia incolla e un componimento d’italiano con annesse tabelle.

La parte peggiore del bilancio sociale e sostenibilità è contenuta nella sua pretesa ideologica. Si tratta di una posizione politica ben precisa alla quale non tutti convergono (anzi appena la minoranza nel Paese).

Quando in questo “bilancio” compare una tabella che indica quanto del personale impiegato è di altra nazionalità, ciò induce un invito ad assumere immigrati. Qui è il punto critico.

In Italia sono entrati 10 milioni d’immigrati dal 1991 ad oggi su una popolazione residente e stabile, quindi italiana di 55 milioni. In realtà si è trattato di una sostituzione d’elettorato per favorire una parte della politica ben precisa.

La tabella che espone la composizione tra razze e culture diverse dalla popolazione aziendale, implicitamente, spinge per l’integrazione.

L’integrazione non è indicata in nessuna legge dello Stato, si tratta di una tendenza fortemente voluta in ambito Comunitario ma non nazionale. Quindi ci stiamo muovendo al di fuori della legge, seguendo appena delle esortazione e tendenze.

Chi lo ha detto che dobbiamo integrare 10 milioni d’immigrati nella Nazione che poi in realtà sono solo lavoratori in transito o persone che non parlano la nostra lingua e spesso in antitesi ai nostri valori?

Ecco un secondo punto (non è finita) dove il “bilancio sociale” crolla miseramente imponendo noia e distacco.

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