Bilancio aziendale: come dimensionare l’ordine di grandezza delle rispettive spese in percentuale sul fatturato.
Da sempre le aziende si interrogano su come leggere in forma corretta il loro stesso bilancio, questo vuol dire che c’è incertezza su quanto dovrebbero incidere le singole spese sul fatturato. Molto è stato scritto sull’argomento e addirittura attraverso gli indici di bilancio si vorrebbe poter apprezzare la bontà del bilancio aziendale. E’ vero gli indici hanno un grande valore indicativo, ma restano sempre un’arma a doppio taglio perchè vanno calati nella singola realtà di settore. Mi spiego meglio. Le dimensioni di costo sul fatturato non valgono per tutti i settori merceologici, è necessario rendersi conto delle singole specificità. Non solo, ma è sbagliato raffrontate la singola spesa sul fatturato quanto raggrupparla per CENTRO DI COSTO. Detto in altre parole le spese per acquisto di materia prima, non dicono nulla se a se stanti, ma vanno unite a quelle investite in lavorazioni esterne (se necessario) per raggiungere il prodotto o servizio che l’azienda offre sul mercato.
A questo punto la domanda cambia, non più quanto incide la spesa sul fatturato ma quanto vale il MACRO GURPPO di spese riconducili alla produzione, come alla commercializzazione, quindi le spese generali, del personale, gli ammortamenti e infine le bancarie.
SPESE DI PRODUZIONE: tutte quelle necessarie per “costruire un immobile nel caso d’impresa edile” o un manufatto nel campo delle fabbriche. Significa conteggiare le materie prime acquistate, i resi, la giacenza di magazzino per saldi, la manutenzione dei macchinari e ogni imputazione necessaria a formare “il bene”. Questo valore oscilla tra l’80-90% della siderurgia e delle rivendite auto al più corretto 65-70% della manifattura fino a un 25-30-50% delle imprese edili. Merita ricordare quella PMI italiana di prodotti semilavorati, settore merceologico arredo d’interni con legno/poliuretano che sostiene un costo di produzione inferiore al 50% del fatturato. Com’è possibile? In effetti è un caso felice di studio. La bravura di questi imprenditori è stata quella di crearsi una ditta a latere che produce (e svolge ricerca e sviluppo) del poliuretano. In questo modo la materia prima fondamentale è assicurata da un’impresa dell’holding familiare. L’incidenza sull’intero fatturato di legno e metallo non è tale da compromettere gli equilibri di bilancio che in questo caso sono molto felici. Bravi!
SPESE COMMERCIALI E DI PUBBLICITA’: in questo caso solitamente non superano mai il 4% del fatturato, anche se solitamente vengono individuate a valori irrisori come il 0,9-1% e questo è un vero guaio, perchè significa che l’impresa non “dialoga” con il mercato.
SPESE GENERALI: anche in questo caso non superano mai l’8% del fatturato, spesso però le ho viste al 4 mantenendo “decente” la funzionalità dell’impresa.
SPESE PER IL PERSONALE: qui si oscilla dal 21-25% dei call center, al più realistico 15% di tutte le imprese. Va anche considerato come questo valore si elevi al 18% nel caso dei negozi d’abbigliamento del centro urbano quando coprono una fascia oraria di 12 ore (9 del mattino – 21) E’ importante che nella voce, costi del personale, siano considerati anche i riconoscimenti all’imprenditore e al consiglio d’amministrazione, che solitamente sono esclusi dal conteggio. Non conteggiarli è un errore. Lo è nella misura in cui è corretto capire quanto reddito produce quell’azienda considerando tutte le persone che ci “vivono”. Certo un valore di costo del personale intorno al 12-13%, compreso i titolari d’azienda sarebbe ottimale pur prestandoti a un sotto dimensionamento del fattore umano (fattore critico). Tornando all’impresa felice portata qui ad esempio, quella del settore arredo, il forte “sconto” sulle spese di produzione di cui gode, gli permette un “lusso” che le altre aziende non potrebbero: un costo del personale al 30% del fatturato. Un valore di questo livello, sarebbe una completa totale follia, in assenza di scelte strategiche sull’approvvigionamento di materia prima eseguite 30 anni fa.
GLI AMMORTAMENTI solitamente sono non oltre l’1,5-2% del fatturato.
SPESE FINANZIARIE E BANCARIE: una volta erano all’1% poi sono cresciute (purtroppo) fino a giungere al 3-4% ma in questi casi deve accendersi un segnale di pericolo.
Un corretto bilancio aziendale è assimilabile a una costruzione dove “i muri non possono essere storti”. Buon lavoro.