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Apprendistato lezione 22 – la giornata formativa vale come lavoro!

by Giovanni Carlini
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Apprendistato lezione 22 – la giornata formativa vale come lavoro!

Apprendistato lezione 22 affronta un tema “stupido”-“stupido” e ancora “stupido”. Le aziende ancora non hanno capito che la giornata formativa di 8 ore per 40 all’anno (5 eventi formativi) vanno remunerati a tutti gli effetti come normali giorni di lavoro, non recuperati e corrisposte le spese di viaggio con la diaria. Perchè abbiamo ancora imprenditori che si ostinano così stupidamente ad essere severamente ripresi dagli organi di controllo?

La legge istitutiva dell’apprendistato del 1955 come il testo unico del 2011 sono estremamente chiari sull’argomento. LE ORE DI FORMAZIONE INTERNA, COME ESTERNA, VALGONO LAVORO A TUTTI GLI EFFETTI PERCHE’ L’APPRENDISTATO E’ UN CONTRATTO “MISTO” OVVERO FORMAZIONE + LAVORO. Togliere la formazione al contratto di apprendistato, vuol dire trasformarlo automaticamente in tempo indeterminato. 

La nuda e cruda realtà è che gli imprenditori (qui è colpevole la Confindustria) vedono l’apprendistato come risparmio sulle spese del costo del lavoro. Una miopia di questo tipo, espone l’azienda e l’imprenditore a favolose multe e alla trasformazione del contratto. In pratica si può dire che l’imprenditore se l’è veramente andata a cercare!

Apprendistato lezione 22 non è una rubrica a favore dell’apprendista o del sindacato come per le aziende. Qui si desidera l’applicazione della legge come atto di civiltà. La legge distingue i barbari (anche quelli moderni) dalle persone concrete, reali e civili. Sull’apprendistato la norma è molto chiara quando, tradizionalmente non lo sono le imprese. Si può passare una vita a rubacchiare a destra e manca? Negli Stati Uniti, dove vivo molti mesi all’anno, agli imprenditori si erigono le statue nelle pubbliche piazze. I bimbi delle scuole elementari portano fiori a memoria e ricordo di chi ha fondato quel centro urbano, appunto l’imprenditore.

Quanto vorrei un’Italia dove alziamo i monumenti agli imprenditori orgogliosi del loro operato per il benessere collettivo. L’impresa è e resta simbolo di civiltà e benessere per tutta la comunità, anche se l’imprenditore a volte perde la retta via. Va quindi tributato rispetto all’azienda e al suo titolare anche quando sbaglia; la magistratura farà il resto.

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