Apprendistato lezione 20. Perchè non può restare solo, nello svolgimento dell’attività lavorativa, un apprendista?
Apprendistato lezione 20, affronta un nuovo tema che in realtà percorre ogni articolo qui pubblicato. L’apprendista, per sua natura, non è responsabilizzabile e se questo dovesse avvenire, potrebbe essere convertito il contratto da apprendistato a tempo indeterminato. Questo perchè la responsabilità è un concetto non applicabile a dei ragazzi in fase formativa. Detto in altri termini, essendo questo contratto “speciale-misto”, come definito dalla legge, si esclude la responsabilità all’apprendista. Significa evitare di far svolgere al ragazzo una mansione autonoma oppure, affidargli le chiavi dell’azienda, ad esempio.
Al contrario, la tipologia di responsabilità assegnabile all’apprendista, è sempre di natura pratica ed esecutiva. Significa che all’apprendista va spiegato un certo comportamento o atto lavorativo e controllato che sia eseguito secondo le istruzioni impartite. Ecco il senso e ruolo DELLA RESPONSABILITA’ in questo contratto di lavoro.
Del resto un concetto così semplice ed elementare, pare completamente incomprensibile al mondo delle imprese. Ecco il senso e il motivo per cui è pubblicato questo studio dal titolo Apprendistato lezione 20.
Ci sono dei casi dove l’apprendista è stato addirittura nominato responsabile della sicurezza interna. Il tutto regolarmente certificato dall’azienda su carta intestata. In attesa di una pronuncia giudiziale sull’argomento, una prassi di questo tipo conferma la nomina dell’apprendista nella posizione di tempo indeterminato. In pratica un auto gol dell’azienda che si toglie la concreta possibilità di recedere dal contratto al termine dei tre anni.
Detto tutto questo resta da esaminare la questione principale che giustifica l’articolo apprendistato lezione 20.
24 comments
buonasera Prof. Carlini.
ho trovato molto interessante quello che ha scritto e in merito avrei diverse tematiche da sottoporle per capire se la mia azienda si sta comportando nella maniera piu’ idonea nei miei confronti.
la ringrazio per l’attenzione
Sarà un piacere il confronto alla luce della legge e delle annesse sentenze. Grazie per le Sue parole, il prof
come possiamo sentirci?
E’ semplice mi mandi un’email! che sta aspettando? Il prof
la domanda allora giunge banale: lo stato concede che un autista sia anche apprendista, l’azienda come fa con lui? mette un tutor sul camion sempre? mi pare un paradosso prof
e l’autista non è solo un esecutore, sebbene debba giungere da A al punto B in quanto guida un mezzo pesante che potrebbe essere un “arma” ed è pericoloso.
sarei molto molto molto curioso della sua risposta tecnica e giurisprudenziale in tema.
è semplice, l’apprendista NON GUIDA MAI DA SOLO, in caso contrario cambiamo il contratto a tempo indeterminato, giusto?
tutor dell’apprendista che si sposa e andrà in congedo matrimoniale per 2 mesi. Cosa deve fare l’azienda? Aveva pensato di trasferirlo per questi due mesi in una sede a distanza di oltre 50 km dove sarebbe stato seguito da un altro tutor, ma l’apprendista rifiuta la trasferta. In questo caso se rimane nella sua attuale sede rimarrà senza tutor.
Cosa deve fare il datore? Grazie
Grazie per avermi scritto: la risposta è semplice: il datore di lavoro assegna ad un contratto a tempo indeterminato l’onore del ruolo di tutor il tempo necessario. Occhio che il tutor non deve necessariamente trovarsi nella medesima sede di lavoro dell’apprendista!
A parer mio bisogna distinguere tra “responsabilizzare” ed “essere titolari di una responsabilità”. Un apprendista dovrebbe essere responsabilizzato, cioè addestrato a diventare un dipendente responsabile: l’unico modo per farlo è allenarsi, quindi lavorare anche da solo per mettersi alla prova. Nell’articolo si parla di apprendisti come “studenti che lavorano”; ebbene gli studenti ogni tanto hanno anche il compito in classe o l’interrogazione, e quello svolgono da soli (non con la maestra seduta a fianco che li aiuta).
Poi è ovvio che l’apprendista NON sarebbe responsabile di eventuali danni da lui causati all’azienda mentre si trova da solo. Come dico sempre: “l’errore di un apprendista è formazione; l’errore di un dipendente è un danno all’azienda”.
Non mi piace questa filosofia del divieto; a parer mio è deleteria per la formazione stessa, perché dopo anni di abitudine a ricevere passivamente istruzioni dal tutor, un ragazzo quanto potrà essere pronto quando da un giorno all’altro si ritroverà tutto il carico di responsabilità del suo nuovo posto di lavoro a tempo indeterminato?
Preferirei di gran lunga una filosofia della responsabilizzazione del tipo “l’apprendista può, a discrezione del datore di lavoro, esercitarsi ad esercitare la responsabilità che usualmente è appannaggio del ruolo che mira ad ottenere, ma non può esserne considerato titolare per tutto il periodo di apprendistato”. In uno scenario simile, qualora l’apprendista fosse lasciato da solo in negozio per esempio:
– imparerebbe sul campo e sulla sua pelle (e le lezioni migliori sono quelle imparate di persona) cosa prevede il ruolo che raggiungerà a fine formazione
– sarebbe tutelato dal fatto che le conseguenze di un suo errore/danno/negligenza non ricadrebbero su di lui
Perché se io sono un datore di lavoro, mi aspetto che il giorno preciso in cui scatta il tempo indeterminato il ragazzo inizi a produrre esattamente come ci si aspetta dal ruolo per cui è pagato.
Glielo vada a spiegare al giudice e vediamo che effetto fa?
In un mondo dove il 54% dei contratti d’apprendistato non sono confermati nel tempo indeterminato per poterne chiamare altri (d’apprendisti) che consentono un risparmio fiscale di 28mila euro l’uno (negli anni di studio e lavoro + quelli in tempo indeterminato a regime d’apprendista) mi consenta, Signor Imprenditore che l’abuso è d’uso. Quanto scrivo però va letto in un’ottica che non è d’attacco all’azienda. Le ricordo che come imprenditore Lei è un “baciato da Dio” secondo la concezione generalista di Max Weber, uno dei padri della sociologia moderna. Quindi tanto di rispetto all’impresa e all’imprenditore ma chi tocca un ragazzino (abuso su apprendista in termini lavorativa) deve chiudere l’impresa perchè non degno di restare nel mondo civile e produttivo. Il prof, Giovanni Carlini
Gli imprenditori disonesti continueranno ad approfittarsene finché gli apprendisti saranno trattati come bestiame, ossia come bassa manovalanza priva di responsabilità. Se non gli si insegna nulla apposta, essi diventano sostituibili, intercambiabili.
Invece chi li valorizza e responsabilizza, come me, avrà fatto il suo dovere perché a fine apprendistato il ragazzo sarà più scaltro ed esperto, davvero pronto ad affrontare un mestiere.
Uno dei miei apprendisti, dopo che lo ho seguito personalmente per anni, mi ha ringraziato andandosene e mettendosi in proprio: questo perché lo avevo addestrato veramente al mestiere; lo avevo trattato come un ragazzo che sta imparando, certo, ma non come un manovale che deve restare fermo finché qualcuno non gli dice cosa fare perché non può prendere iniziative o responsabilità.
Però una legge che tutela l’imprenditore in questo caso non c’è, giusto? Non importa, perché sa un cosa? io ero e sono fiero e contento di lui, ed ero e sono fiero di me stesso per il lavoro fatto con lui. Lo ho elevato di fatto da apprendista ad imprenditore “baciato da Dio”. Senza rancore! infatti ora, dopo anni, siamo sempre in contatto: abbiamo collaborato e collaboreremo ancora in futuro.
Attualmente ho due apprendisti, affiancati da tutti i consulenti possibili (pagati da me), oltre che da me medesimo. Hanno già creato danni all’azienda (non di grande entità, perché valuto personalmente il livello di libertà di azione che posso conceder loro di volta in volta), ma ho assorbito tali danni di buon grado, considerandoli “rischio d’impresa”, perché la responsabilità si impara sbagliando. E va insegnata. Perché io voglio dei collaboratori da portare alla pensione, non un via vai di estranei a basso costo nella mia piccola azienda. I miei clienti conoscono per nome i dipendenti, uno per uno.
Francamente credo che le leggi andrebbero fatte per promuovere lo stato dell’arte e non per contenere il 54% di contratti abusivi. I disonesti vanno puniti direttamente, non cambiando le regole del gioco e penalizzando tutti gli altri.
Infine spero che questo Weber utilizzi come metafora l’epiteto “baciato da Dio”, perché altrimenti non troverebbe un briciolo della mia approvazione/stima. Un imprenditore è semplicemente un uomo che ha avuto il coraggio di *** prendersi delle responsabilità***, non un essere benedetto e superiore. Quindi insegnamo a questi ragazzi ad essere responsabili; insegnamo loro un mestiere, così da dar loro gli strumenti per non farsi schiacciare dal mondo del lavoro.
Gentilissimo imprenditore, Max Weber è il padre della sociologia moderna, unitamente a Simmel e Durkheim. Lieto di leggere le Sue riflessioni, sappiamo tutti che purtroppo il contratto d’apprendistato, valido nelle intenzioni e sulla carta, trova una pessima applicazione il che non ci fa onore come generazione di padri verso i nostri figli.
Sono stata assunta con contratto
Di apprendistato professionalizzante all’età di 33 anni in quanto beneficiaria della Naspi ( come previsto da legge). Sul contratto ho indicato un tutor aziendale ma di fatto gestisco in totale autonomia in negozio in cui lavoro. È una situazione possibile o non è normale?
Benvenuta, grazie per avermi scritto. La Sua posizione è fuori dalla legge!
Buonasera Prof. Carlini,
le scrivo in merito alla mia posizione in azienda, ovvero assunto con contratto di Apprendistato Professionalizzante. In particolare, lavorando in una società di consulenza che svolge Servizi di Sicurezza sui luoghi di lavoro ed essendo assunto con contratto di apprendistato professionalizzante, posso firmare come se fossi un “consulente” o “tecnico” che redige le pratiche per l’azienda cliente, immettendo la mia firma sui documenti redatti?
La ringrazio in anticipo!
Gentilissimo grazie per avermi scritto, putroppo (e sapesse quanto mi dispiace) lei non è “responsabilizzazibile” vuol dire che può anche apporre la Sua firma sui documenti ma non è valida se non accompagnata da un contratto a tempo indeterminato o dal suo tutore che ne convalida sostanza e concetto. L’impresa che l’ha assunta in realtà in questo modo (forse involontariamente) l’ha già “promossa sul campo” considerandola assunta a tempo indeterminato oltre il solo apprendistato perchè se lei portasse da un Giudice tutte le carte che firma, automaticamente il Suo contratto sarebbe tradotto, dal primo giorno come tempo indeterminato senza rischiare di rientrare in quel 54% di contratti d’apprendistato che non sono confermati qual’è l’attualità da imprese che stanno sfruttando questo tipo di contratto per risparmiare 28mila euro di contributi non versati. Spero d’essere stato chiaro seppur diretto. Le auguro buon lavoro dottore. Il prof
La ringrazio per la sua risposta Prof. Carlini, auguro un buon fine settimana.
è stato un piacere, La ringrazio per essere passato da queste parti, in gamba!
Salve prof, avrei alcune cose da chiederle anche se so già le risposte. Io ho un contratto di formazione di 3 anni, mi fanno aprire e chiudere il supermercato da sola con compiti amministrativi, tra qualche settimana avrò dei giorni in cui dovrò aprire da sola e rimarrò tutto il turno della mattina a gestire io il negozio senza una figura a fianco. Cosa devo fare?
Le ho già risposto, in gamba. Il Suo prof
Salve prof, posso con contratto di formazione aprire e chiudere il supermercato? Anche con compiti amministrativi…posso aprire il supermercato e stare tutta la mattina da sola a gestire io le altre cassiere?
Non può farlo se in assenza di tutor perchè s’assume una responsabilità che non le spetta. Grazie per avermi scritto. Il Suo prof
Buon giorno ho letto il commento sull’apprendista autista e, come spiegato anche dal ccnl logistica trasporto merci e spedizione, l’apprendista autista di veicoli industriali possedendo già una patente professionale (e quindi requisiti tecnici di legge) può eseguire l’apprendistato prescindendo dall’affiancamento FISICO del tutor.
Il tutor c’è, ma non fisicamente sullo stesso mezzo.
Gentile Signora, grazie per avermi arricchito del Suo pensiero, ma da quanto sta scrivendo emerge un errore di fondo. Il contratto d’apprendistato rappresenta una modalità di lavoro che non prevede ALCUNA RESPONSABILITA’ in quanto si tratta di un ragazzino/giovincella che sta imparando sotto il nostro controllo ed è per questo che versa meno contributi all’INPS (complessivamente sono 28mila e rotti euro in meno laddove l’apprendista fosse assunto a tempo indeterminato, quindi contando anche gli anni successivi dove permane la contrazione del contributo assicurativo). Con questi 28mila euro in meno di contributi da versare rispetto a un pari lavoratore a tempo indeterminato, L’APPRENDISTA DEVE IMPARARE PUR LAVORANDO. Se anche gli desse una “patente abilitante” Lei lascia che un ragazzino guidi da solo un automezzo dell’azienda? Ritengo che tale procedura tradisca la sensibilità del BUON PADRE DI FAMIGLIA in base al quale in più processi del lavoro, il giudice ha incriminato l’azienda, motivo per cui La invito a non guardare solo le carte, ma documentarsi con annessa giurisprudenza e sentenze rileggendo l’intera parte di responsabilità che l’imprenditore ha scelto d’assumersi nell’educare i dipendenti del futuro!
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