FORMAZIONE

CULTURA

Home FORMAZIONEINDUSTRIA E AZIENDALERAPPORTI METALLIRapporti metalli - 2010 Al 20 Novembre 2010 il rapporto metalli. Studi del prof Carlini

Al 20 Novembre 2010 il rapporto metalli. Studi del prof Carlini

by Giovanni Carlini
0 commenti

Al 20 novembre lo studio e aggiornamento sull’andamento delle quotazioni dei semilavorati. Studio dal Prof Carlini

Aggiornamento al 20 novembre 2010 di Giovanni Carlini

Fonti:

– Quotazioni Ufficiali London Metal Exchange – indici LME, COMEX e NYMEX,
– Quotidiano: Il Sole 24Ore e suo sito “Metalli 24 materie prime”
– Associazioni: Assofermet e Camera di Commercio di Milano

CONSIDERAZIONI A CARATTERE GENERALE CON PROIEZIONI FUTURE AL 20 NOVEMBRE

La scelta di una strada per capire al 20 novembre
Sono molti gli imprenditori di questo stesso settore che chiamano, scrivano e si rivolgono a specialisti con una sola domanda: cosa sta accadendo? La risposta non è facile ma una cosa è certa: sta cambiando il modo di lavorare, di fare affari e di interporsi con il cliente.
Siamo in presenza di un cambio d’epoca le cui regole non ci sono ancora del tutto note. Nella ricerca di nuovi e più profondi indicatori che contribuiscano a spiegare le tendenze in atto, un occhio di riguardo viene qui dedicato agli USA anziché i mercati emergenti.
La motivazione è semplice. Se gli Stati Uniti escono dalla crisi, a ruota, seguiamo anche noi. Della Cina poco ci può importare, perché resta un mercato periferico capace incide sull’Occidente. ma restando chiuso nella sua dimensione alle nostre istanze. Chi “vende” in questo paese asiatico sono i governi e le grandi imprese. Raramente le PMI, che rappresentano invece il tessuto connettivo della nostra nazione, possono accedere al mercato cinese se non in consorzio ma certamente tutte subiscono una concorrenza spesso selvaggia.
Ridimensionato il ruolo della Cina (lo dimostra anche la guerra dei cambi in atto) ai fini dell’influenza sull’economia italiana, ecco che gli USA sono tuttora il nostro “avanguardista” fungendo da mercato pilota. Se loro escono dalla crisi, e saranno i primi in tal senso avendo rappresentato l’epicentro della grande del 2008, allora ci saranno concrete speranze anche per le imprese italiane di riprendere fiato in quanto la spinta della locomotiva tedesca è troppo poco per noi.

Alla ricerca d’indicatori che spieghino come sarà il prossimo anno

La ricerca “ossessiva” per capire cosa potrà accadere nel 2011, pur sapendo che prima del 2015 non è pensabile immaginare alcuna stabilizzazione dell’attuale ciclo negativo, porta questa Redazione a utilizzare tutti gli indicatori macroeconomici possibili. In questa ricerca spiccano i seguenti dati dal settore edile e occupazionale dal Nord America ritenuto, come si sottolinea anche una volta, l’epicentro della crisi, ma anche il primo mercato a svegliarsi. Nel dettaglio:

– i nuovi cantieri edili in Canada nel 2010 sono all’incirca 186.200, mentre nel 2011 la cifra dovrebbe abbassarsi a 174.800 unità.
In genere si ritiene che “gli alti tassi d’occupazione e i bassi tassi dei mutui, continueranno a supportare la domanda di nuove case nel 2011. Tuttavia, la cifra dei cantieri calerà inesorabilmente”. L’associazione immobiliare canadese ha commentato che le vendite di case già esistenti nel 2010 sono scese del 22% rispetto ai livelli record di ottobre 2009, e che i venditori hanno inserito nei loro listini 68.000 nuove abitazioni in ottobre, cioè l’1,3% in più di settembre.

– L’Associated Builders and Contractors (ABC) statunitense ha emanato le previsioni del 2011 per l’industria edile commerciale ed industriale. Il capo economista Anirban Basu, ha annunciato che “la forte ripresa dei livelli di spesa non si è verificata nel 2010, e non si verificherà nemmeno nel 2011”. ABC prevede che la spesa totale sarà inferiore dello 0,1% a quella del 2010, con un calo dello 0,2% dell’edilizia privata ed una stasi dell’edilizia pubblica. Ancora secondo Basu: “Il succo è che la recessione dell’edilizia non residenziale è ampiamente terminata, ma nel 2011 la ripresa sarà lentissima”. Basu ha continuato spiegando che “c’è stata una ripresa del settore non residenziale, ma è stata concentrata nei segmenti strettamente legati agli investimenti federali ed al pacchetto di misure anti-crisi attuate nel febbraio 2009”.

“Dopo avere perso circa 50.000 posti di lavoro nel 2010, non si prevedono rimbalzi occupazionali fino al 2012. La previsione di ABC è che l’occupazione nell’edilizia residenziale crescerà significativamente solo quando il numero di nuovi cantieri aumenterà del 25% circa”.
Tra i settori che probabilmente assisteranno a una crescita della spesa nel 2011, il settore energetico dovrebbe essere leader con un incremento del 5,5%.

Al contrario, si prevedono trend negativi per i settori collegati con la spesa pubblica. Molti stati stanno tagliando i budget di spesa, così la costruzione di edifici per l’istruzione, ad esempio, sarà ridotta l’anno prossimo. ABC prevede che il 2012 sarà un buon anno per l’edilizia privata. Le condizioni di credito saranno migliori perché grandi banche, con capitali cospicui, diventeranno più aggressive nella ricerca di quote nel mercato edile industriale.

Il motore per uscire dalla recessione è nel numero degli occupati
Quanto espresso dal mondo edilizio Nord Americano, indica una tendenza macroeconomia che influisce ovviamente sull’occupazione. Quest’ultimo particolare è ritenuto da questa rubrica, strategico perché rappresenta il nuovo e vero indicatore per capire quanto manca all’uscita dalla crisi. Nel dettaglio sempre considerando l’industria edile come un punto di snodo dell’economia senza fare preferenze per alcuno, emerge un dato per cui la disoccupazione negli USA secondo la già citata AGC nonostante la crescita di 5.000 unità tra i lavoratori edili nel periodo settembre, ottobre il tasso di disoccupazione nel settore costruzioni è cresciuto al 17,3%. L’occupazione in edilizia è rimasta più arretrata rispetto a altri settori economici. Infatti, mentre l’impiego totale è cresciuto di 1,1 milioni di posti negli ultimi 12 mesi, l’industria edile ha perso 122.000 unità. Inoltre, il tasso di disoccupazione del settore è quasi doppio rispetto alla media totale nazionale del 9,6%. L’edilizia non residenziale, secondo AGC, ha avuto una performance migliore di quella residenziale, infatti se la prima ha creato 10.300 posti, la seconda ne ha perduti 5.800.
Secondo Stephen E. Sandherr, AD dell’associazione: “Il modesto aumento del numero di lavoratori è passeggero, come i programmi che lo hanno reso possibile. L’industria edile ha bisogno della certezza che deriverebbe da consistenti politiche fiscali, regolatorie e infrastrutturali e dalle opportunità provenienti da una sostenuta crescita del settore economico privato“.

Le nuove tendenze, i nuovi prodotti al 20 novembre

Questo rapporto al 20 novembre 2010 è stato aperto parlando di mercati, prodotti e tecniche di gestione aziendale in evoluzione in un mercato le cui regole non ci sono ancora note ma che certamente sta cambiando in una qualche direzione.
Non è difficile pensare che tra le scelte del futuro ci siano degli “opposti” quali: il nucleare, le energie alternative e le biotecnologie. Il vero problema ora è capire come inserirsi a livello di distributore o produttore di metalli non ferrosi e acciaio in questa filiera!
La bioedilizia cresce del 50% negli ultimi anni
McGraw-Hill Construction ha annunciato a metà novembre che il valore della realizzazione di costruzioni “green building” (la cosiddetta bioedilizia) è incrementato del 50% tra il 2008 e il 2010, da 42 miliardi di dollari a 55-71 il che rappresenta il 25% delle nuove attività edilizie del 2010. Secondo le stime, il mercato del green building raggiungerà dimensioni di 135 miliardi di dollari entro il 2015.
Il green building rappresenta il lato positivo di un’economia difficile. Nell’edilizia non residenziale, per esempio, la quota di mercato della bioedilizia è persino maggiore dell’intero comparto. Oggi un terzo delle nuove costruzioni non residenziali sono “green” rappresentando un’opportunità di mercato da 54 miliardi di dollari. Tra cinque anni l’attività di bioedilizia non residenziale dovrebbe triplicare, arrivando ad un valore di 120-145 miliardi di dollari investiti in nuove costruzioni (40-48% del mercato non residenziale) e 14-18 miliardi in progetti di rinnovamento.
Per entrare ancora di più nello specifico, si stima che quest’anno la bioedilizia raggiunga il 40% nell’ambito degli edifici sanitari (per 8-9 miliardi stimati nel 2010), una crescita fenomenale in soli due anni. La bioedilizia nei settori dell’educazione (stima di 13-16 miliardi nel 2010) e degli uffici (stima di 7-8 miliardi nel 2010) rimane molto forte e mostra incrementi significativi nella sua quota di mercato, in parte grazie al fatto che i maggiori progetti sono quasi sempre ecocompatibili. Quest’anno le specifiche LEED del Green Building Council sono citate nel 71% di tutti i progetti, per un valore di oltre 50 milioni di dollari.
“Si tratta di un’eccellente area di opportunità in un periodo in cui il mercato è estremamente difficile”, ha affermato Harvey M. Bernstein, vice presidente di McGraw-Hill Construction. “Nell’economia di oggi, le aziende che si specializzano nella bioedilizia o che servono questo mercato stanno godendo di un grande vantaggio perché offre luoghi più salutari nei quali vivere e lavorare, minor spreco di energia e acqua, nonché una migliore redditività.”
Oltre a questi vantaggi di profitto, McGraw-Hill Construction attribuisce la rapida espansione della bioedilizia al desiderio di diversificazione del mercato, di crescita della consapevolezza pubblica e di un aumento dei regolamenti federali e locali. Nel mese di settembre del 2010 la legislazione e le iniziative relative alla bioedilizia sono risultate presenti in 12 agenzie federali e 33 stati, e la proliferazione d’iniziative governative locali è cresciuta ad un tasso impressionante: da 156 località nel 2008 a 384 nel 2010.

Potrebbe piacerti anche