Al 20 marzo osservatorio sulle condizioni economiche dell’industria degli stampi. Prof Carlini
Wake up stampisti d’Italia! Messaggio al 20 marzo 2011
Una parte del mio lavoro consiste nel descrivere un’impresa ogni mese a vantaggio dei lettori (che sono generalmente degli imprenditori). La strategia è semplice: commentare la sostanza dei massimi ragionamenti aziendali quanto economici, partendo da esempi pratici e fatti di storia vissuta. Questa forma d’esposizione ha sempre rappresentato un buon tipo di messaggio perché facilmente recepito da tutti. Non solo, ma svela anche una forma di pubblicità per di più completamente gratuita..
Questo è uno dei miei impegni dal 2005, oggi però ho deciso di parlarne pubblicamente.
Perché? Semplice. Ci sono troppi imprenditori che non sanno comunicare! Per la precisione non si sognano neppure di poter esporre la loro storia, idee e prodotti ad altri 8.000/12.000 capi d’azienda dislocati tra l’Italia e il resto del mondo.
Le motivazioni sono noia, disinteresse, assenza di visioni strategiche, stanchezza, l’essere oberati da tanti e troppi particolari, da perdere la visione d’insieme. Non c’è cattiva fede o malavoglia e tanto meno scortesia, ma resta il vuoto nel non aver precedenti di questo tipo e la preoccupazione d’esprimersi male. Si tratta di un atteggiamento che constato spesso anche sui grandi numeri, quando lavoro su file con ben 250 proprietari d’impresa, che chiamo nell’arco di 2 giorni, per “tastarne il polso” e ho si e no una o due risposte adeguate.
Possibile che solo 2 su 250 sappiano rispondere su quesiti pertinenti alla loro impresa, prodotto, mercati e considerazioni generali sull’economia del momento? Non solo, ma quando gli si chiede anche una loro foto, accade che vogliono addirittura rinunciare alla pubblicazione, pur di non vedersi. Ragazzi, ma qui si rasenta il ridicolo!
Vediamo d’affrontare il problema in forma organica. I nostri capitani d’industria anche a livello di PMI troppo spesso sono dei tutto fare, che s’arrangiano su mille aspetti, però assumono dipendenti senza una politica del personale (che serve per abbattere i costi con la produttività) vendono (privi di una politica commerciale, tale da massimizzare le possibilità per singoli mercati) s’avventurano all’estero (ma non sanno internazionalizzarsi) si lamentano delle istituzioni e del Governo (ma non sanno accedere alla finanza agevolata).
Partendo dal presupposto che non “si nasce imparati”, è opportuno però che l’attuale classe dirigente e imprenditoriale riscopra il bisogno di formazione, non limitandosi al convegno e a qualche domenica associativa, i cui risultati si vedono: la crisi del 2008 e quella del Maghreb ha colto tutti coloro che non erano documentati “di sorpresa”, ma non certamente così è stato per l’ambiente accademico, che da anni aveva previsto e discusso l’attuale cronaca.
Il mondo è sempre più complesso, per cui la “navigazione a vista” non è più sufficiente. Servono idee, concetti che non nascono germogliando dalla nuda esperienza. Al contrario per poter meditare gli strumenti più idonei sono i libri, la formazione continua, la frequenza a corsi di formazione annuali (non il corso serale da 24 lezioni per 600 euro!) Quando parlo con un imprenditore, che è anche mio cliente, espongo i miei punti di vista, citando Kotler (il padre del marketing moderno) Daft (organizzazione aziendale) Di Maggio e Powell (gestione risorse umane) e questi mi guardano come se fossi un marziano.
Stando così le cose non ci sono dubbi che chiedere di rispondere a 4 o 5 domande, sulla specifica attività lavorativa, produce nei nostri imprenditori noia, vergogna, disagio, non voglia. I più attenti chiedono quanto costa l’intervista, che ovviamente è gratuita e non si richiede neppure l’abbonamento alla rivista che pubblica il pezzo, in questo caso STAMPI.
In pratica si tratta di pubblicità occulta (neppure poi tanto nascosta) mediante la quale si discute dei massimi problemi, con un’impresa cercando idee e concetti a beneficio dell’intera comunità imprenditoriale. Tutto qui.
Magari le stesse aziende spendono poi 3.500 euro per un redazionale, che nella fattispecie viene offerto gratuitamente e non se ne accorgono, perché non leggendo la stampa specialistica di settore (appena sfogliata) non recepiscono idee giù vissute per farne tesoro! (scottarsi le mani con quelle degli altri) Concludendo, ciò che manca Signori è la stoffa e qualità per fare i Capi d’azienda. Se così fosse nessun dramma, basta ammettere di soffrire di visuali limitate e porvi rimedio studiando e sapendo comunicare in una società che fa dello scambio d’informazioni il suo sistema di vita.
Se un’azienda non è capace di relazionare, quanto tempo può ancora restare sul mercato in un’epoca in cui chiudono 30 imprese al giorno nella sola Italia?
INTERVISTA
Anche questo mese STAMPI si è rivolta agli stampisti per capire come si stanno muovendo. In questo caso, nel cuore della Brianza a Novedrate (CO) abbiamo fatto visita alla CN Stampi Snc di Natale Consolini.
Domanda: ci parla della sua impresa, quand’è nata, cosa produce?
Consolini: dopo oltre 25 anni nel settore degli stampi l’azienda, che era condotta da mio padre, Natale, nel gennaio 2001 porta alla nascita della CN Stampi Snc, per riunire in un’unica società me, mio fratello al lavoro paterno. In particolare ci occupiamo della costruzione di stampi in resina, sia poliestere che epossidica, per lo più per stampaggio di poliuretano, ma anche lavorazioni particolari che riguardano sempre l’utilizzo delle fibre di vetro miste a resina.
Domanda: siete iscritti all’Associazione di categoria UCISAP?
Consolini: non siamo iscritti all’Associazione di categoria, per il semplice fatto che siamo una realtà ben nota nel settore e questo da molto anni, soprattutto nella zona della Brianza come in tutto il resto del nord del Paese. Grazie a un buon tornaconto dalla pubblicità, ci siamo anche avvalsi con successo del passa parola tra i clienti.
Domanda: cosa ne pensate del 2010 sotto il profilo lavorativo?
Consolini: per quanto riguarda il primo semestre il 2010 ci ha dato l’idea d’essere un anno in ripresa rispetto il 2009, invece. verso la fine dell’anno. abbiamo sopportato dei bruschi cali di fatturato. Per noi ha contato molto la crisi del settore dell’arredamento e nello specifico dell’imbottito, che riguarda circa l’80% della nostra produzione, essendo produttori per conto terzi e quindi risentendo direttamente del calo produttivo delle grandi aziende, che operano nel design.
Domanda: come vi state organizzando per il 2011?
Consolini: per l’anno in corso siamo fiduciosi di raccogliere i frutti di un lavoro sviluppato nei mesi passati, volto alla ricerca di nuovi clienti, andando anche oltre il tradizionale, diversificando l’asse del nostro interesse dal solo arredamento.
Domanda: a un anno particolarmente difficile come il 2011 state applicando delle procedure più audaci e il fattore umano come lo considerate?
Consolini: non stiamo adottando misure particolari se non quelle mirate al contenimento dei costi. Il riferimento corre alle ore di straordinario. Particolarmente orgogliosi ci rende il non aver fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni, mantenendo le ore di lavoro per tutte le nostre maestranze. Questo sforzo l’abbiamo voluto fare, per rendere omaggio alla nostra gente per tutti gli sforzi fatti nell’aderire ai mutevoli cicli di produzione che abbiamo affrontato.
Domanda: può spiegarci come il vostro lavoro di stampisti come si sviluppa?
Consolini: il nostro lavoro consiste nel realizzare uno stampo che servirà all’industria per produrre, in serie, diversi modelli. I nostri clienti di riferimento lavorano il poliuretano e gli interlocutori con cui studiamo insieme le soluzioni sono sia gli architetti che le stesse imprese.
Sul piano operativo, a noi pervengono i modelli sui quali realizziamo la lavorazione in resina. Da qui proseguiamo nella costruzione dei telai in ferro, che costituiscono la struttura dello stampo. Quindi ci portiamo sul montaggio finale dello stampo, attraverso dei carrelli, per permettere agli stampatori di poter utilizzare i nostri stampi, in base alle specifiche che diamo loro.
Domanda: com’è strutturata l’ impresa?
Consolini: siamo un’impresa artigiana di 6 persone di cui 3 in società. A seconda dei momenti di lavoro ci avvaliamo anche di collaboratori esterni. Il fatturato, fino al 2008 era in costante crescita, raggiungendo anche il milione di euro. Negli ultimi due anni abbiamo sofferto un robusto “stop”.
Domanda: in merito al concetto internazionalizzazione, possiamo chiedervi se avete mai avuto contatti fuori dai confini nazionali per capire se un’azienda di questo tipo può interagire anche con l’estero?
Consolini: nel passato abbiamo lavorato con la Francia, Svizzera e Spagna, riuscendo a concludere qualche lavoro, ma negli ultimi tre anni ci siamo concentrati sull’Italia. Non siamo chiusi all’estero,
però non abbiamo al momento una sistematicità di lavoro su questo versante.