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Al 20 gennaio 2011 considerazioni su metalli e semilavorati. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Al 20 gennaio il rapporto semilavorati studiato dal prof Carlini

Aggiornamento al 20 gennaio 2011 di Giovanni Carlini

Il mondo dei rottami

In anticipo su un dossier molto dettagliato dedicato al mondo dei rottami italiano, che sarà pubblicato il prossimo mese su questa stessa testata, qui, con l’aiuto di alcuni dei protagonisti di spicco, si cerca di comprendere le reali tendenze di prezzo su un aspetto dell’industria siderurgica spesso trascurato.

Quando vale il settore dei rottami nel contesto dell’industria siderurgica

Per comprendere un concetto serve quantificarlo, ebbene quanto rappresenta sul totale dell’industria siderurgica il settore dei rottami? Per evitare errori su un dimensionamento così “interpretabile”, il quesito è stato girato al Presidente di Assofermet, Dott. Roberto Lunardi, il quale ci ha aiutato a focalizzare i seguenti concetti:
a) l’Italia, su questo aspetto è diversa dal resto dell’Europa;
b) in dettaglio, nel nostro paese, si produce il 60% dell’acciaio utilizzando il rottame in forni elettrici, determinando quella che in gergo viene chiamata “miniacciaieria”, che rappresenta un tipo di realtà particolarmente diffusa;
c) al contrario gli altoforni (così detti perché lavorano il minerale) si trovano a Taranto, Piombino e presso le acciaierie dell’ILVA;
d) le percentuali indicate per l’Italia, sono completamente rovesciate all’estero.

Sulla stessa domanda l’imprenditore Roberto Bersi da Brescia afferma: “dobbiamo stare attenti all’effettiva quantità di produzione siderurgica che passa dai 31 milioni del 2008 ai 19,7 del 2009. In un contesto così variabile la percentuale d’incidenza del rottame sul totale perde d’importanza perché troppo variabile. Resta comunque scontato che senza rottame l’Italia della siderurgia si fermerebbe.”

Da dove deriva il rottame che alimenta la nostra industria?

Il rottame inteso sotto forma di “materia prima” si ottiene da:
– recupero nei cicli di lavorazione (scarti) e in questo caso è direttamente l’acciaieria che agisce in proprio;
– come raccolta dalle industrie e in particolare da quella meccanica. Su quest’ultimo aspetto, i commercianti si distribuiscono in una gamma di possibilità che spazia da chi con “l’Ape” raccoglie il rottame al grande-grandissimo deposito. La polverizzazione a cui sono soggetti gli operatori di questo settore, sui quali non si ha certezza del loro numero e distribuzione geografica, è motivo di preoccupazione da parte di tutto il mercato e dell’Associazione in primis, che non riesce a garantire standard di qualità comuni a tutto il territorio nazionale o adeguati a quelli comunitari. Non è difficile prevedere poderose politiche d’accorpamento per sopravvivere. Sicuramente se quest’azione di concentrazione non è ancora degna di nota, a tutto il 2010 e inizi del 2011 vanno segnalati quei fallimenti, soprattutto per eccesso di speculazione, che hanno segnato il segmento, la cui rarefazione non permette di farsi un’esatta idea del fenomeno.

INTERVISTA

Grazie Signor Bersi per aver accettato di ragionare con noi sul mondo dei rottami. Egli è l’Amministratore delegato della Bicomet Spa Rottami ferrosi, di Brescia. www.bicomet.it

Domanda:può descriverci quali sono le attuali tendenze di mercato e perché i prezzi si comportano in questo modo?

Bersi:già ai primi di dicembre si sono verificati alcuni aumenti di prezzo, in quanto la domanda delle acciaierie è stata mediamente sostenuta e i commercianti hanno messo a disposizione quantitativi sempre inferiori. Avvicinandosi alla fine dell’anno questa “strategia” ha creato una forte tensione sui prezzi che rientra nel gioco della domanda con l’offerta. Non dimentichiamoci che nei mesi di ottobre e parzialmente novembre, i prezzi sono stati piuttosto depressi, invitando i commercianti a fare scorta e non vendere. Poi senz’altro c’è stata anche buona parte di speculazione portando i prezzi ai livelli raggiunti nei primi giorni di gennaio del 2010.

Domanda:la sua impresa come ha chiuso il 2010 e cosa si aspetta dal 2011?

Bersi:l’anno 2010 si è chiuso bene recuperando anche i “danni” del 2009. Penso che il 2011 sarà un anno “buono” per le materie prime e il rottame lo è a tutti gli effetti. Si prevede una buona ripresa della produzione siderurgica italiana ed europea dando fiato alla nostra materia prima. Comunque non scordiamoci mai, che il nostro resta un paese importatore di rottame, facendo sì che il mercato sia più venditore che compratore

Domanda:ritiene che per evitare l’alto costo sul rottame sia possibile che la ricerca possa trovare qualcosa d’alternativo o ridurne l’utilizzo in percentuale?

Bersi:ritengo che le alternative possibili, per il forno elettrico, siano già state trovate: vedi HBI e DRI più le varie spugne di ferro che hanno avuto alterne fortune. Confido sull’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica affinchè trovi qualcosa.

Domanda:è cambiato qualcosa negli ultimi mesi del 2010 (scarsità – abbondanza)?

Bersi:come già accennato nel precedente quesito, ma ora qui ho modo d’essere più esplicito, gli ultimi mesi del 2010 hanno registrato una domanda, da parte dei produttori d’acciaio, sempre crescente e con un’offerta che è andata invece calando.

Domanda:come reagisce il mercato al variare del prezzo del rottame?

Bersi:questo mercato ci ha abituati, negli ultimi anni, o meglio nell’ultimo anno, a un’alternarsi di congiunture positive e negative molto ravvicinate, cicli brevi con forti caratteri di volatilità e istanze speculative: in due parole in presenza di prezzi “bassi “ i commercianti di rottame tendono a ridurre le consegne verso le acciaierie e immagazzinare il rottame; a lungo questo atteggiamento determina un livello di forniture non sufficienti ai clienti, creando inevitabilmente rialzi di prezzo. Ottenuti gli incrementi di prezzo sul rottame, quindi raggiunto l’obiettivo, a quel punto si consegna al cliente al nuovo prezzo. In questa maniera sono stati creati dei cicli “molto brevi”, altamente speculativi.

La filiera della speculazione

Come ci insegna l’imprenditore Bersi, la “costruzione del prezzo” è una delle caratteristiche principali del mercato sui rottami e quello dei metalli. Ovviamente questo abuso delle reali condizioni d’incontro tra domanda e offerta, non riguarda solo i commercianti, ma anche i produttori ovvero le acciaierie. Tutti speculano! Stiamo parlando di uno sport nazionale (e internazionale) che ha delle conseguenze gravissime di cui pochi-nessuno comprendono le effettive implicazioni. E’ come andare a dire a dei giocatori accaniti al casinò che la roulette, il fumo e l’alcool fanno male. Nessuno capirà finchè il cardiologo non si presenterà con la loro cartella clinica. La relazione domanda-offerta è stata completamente snaturata, inventandosi di sana pianta degli scenari non rispondenti alla reale consistenza del prodotto o dell’effettivo valore.
Una prassi di questo tipo comporta necessariamente la formazione di una “bolla”, il cui scoppio è sempre traumatico. Tecnicamente l’uso di un prezzo, non collegato alle reali dinamiche tra la domanda e l’offerta, comporta la “rottura del mercato”, ovvero la tendenza degli operatori a ritirarsi, ritardare gli acquisti, cercare soluzioni alternative, pur di non soggiacere al ricatto di un prezzo assurdo costruito a tavolino. Fin qui nulla di particolare.
Vanno annotati però i rischi della speculazione che non sono solo quelli squisitamente finanziari ed economici già sperimentati nel 2008, di cui siamo in attesa del “secondo colpo della crisi”, ma anche le ricadute più generali di carattere geopolitico.
L’uso dello strumento speculativo applicato alle materie prime alimentari, ha innestato un meccanismo per cui, obiettivamente, oggi non sappiamo se la Tunisia (1 ora di volo da Lampedusa) possa diventare una nuova Repubblica islamica fondamentalista, vicino alla posizione oltranzista e integralista di Al Qaida, con tutto quanto ciò possa comportare in termini di sicurezza e terrorismo nel nostro paese. Ecco svelato uno dei più clamorosi limiti della speculazione individuale dei nostri operatori: per qualche soldo lucrato, inventandosi delle realtà su cui speculare, ci siamo trovati ora con un danno collettivo, in grado di colpirci tutti, mettendo in gioco la nostra stessa qualità di vita. Che popolo di affaristi! La speculazione è un’arte che va condotta con acume.

Prospettive di prezzo

Cosa potremmo immaginare in termini di sviluppo di prezzo per il rottame nei prossimi mesi e nel corso dell’anno? I primi mesi del 2011 hanno visto il rottame raggiungere delle vette di prezzo, forse inimmaginabili fino a pochi mesi fa. Tuttavia, il passato insegna. L’anno scorso si era assistito a una forte accelerazioni dei prezzi, pur in presenza di una produzione siderurgica in netto affanno. Giusto il tempo di stoccare non esagerati quantitativi di rottame nei magazzini, e in aprile il trend ha cambiato rotta, fino a risalire nell’ultima parte dell’anno. Parlare di proiezioni, in un mercato altamente speculativo, è cosa ardua. Guardando nel breve periodo è realistico attendersi un alleggerimento delle quotazioni del rottame ferroso. Non si prevedono crolli, ma correzioni ribassiste capaci di smussare i picchi raggiunti dai prezzi d’inizio 2011. E’ vero che esistono ancora importanti buyer all’acquisto e ciò potrebbe, di fatto, evitare brusche frenate. Per quanto riguarda la domanda di rottame nell’intero 2011, l’unica cosa che è possibile considerare è che il primo semestre dell’anno, vedrà ancora una produzione siderurgica piuttosto contenuta, complice una domanda (in primis quella dell’edilizia) non adeguata. Meglio si potrà fare nel secondo semestre, ma il quadro prospettico rimane nebuloso. Ne consegue che conviene restare “alla finestra”, riducendo gli acquisti al venduto, senza fare magazzino e impegnarsi a ridurre le scorte necessarie dove è possibile per generare delle importanti economie.

Ragionamenti in prospettiva

Sull’edizione di marzo seguirà un approfondimento sul mercato nazionale dei rottami ferrosi, passando attraverso le dinamiche della raccolta fino al suo utilizzo finale in acciaieria. Anche per il “mondo” della materia prima, il biennio 2009-2010 ha rappresentato un cambio di scenario tra nuovi flussi globali e maggiore attenzione alle tematiche ambientali. Il tutto, in un trend dei prezzi del tutto inaspettato, che potrebbe riservare sorprese anche nel 2011.

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