Al 20 aprile osservatorio sulle condizioni economiche dell’industria degli stampi. Prof Carlini
La crisi c’è ma non si vede al 20 aprile 2011
Uno degli aspetti più appassionanti vissuti in questi primi mesi del 2011 è: questa crisi c’è o no? Oltre tutte le più iperboliche previsioni, bisogna dire che la crisi c’è e colpisce a fondo. Si tratta di pagamenti ritardati, assenza di programmazione da parte dei clienti, produzione a singhiozzo, calo del mercato interno, tenuta e a volte espansione di quello estero.
Indubbiamente è una crisi strana, ma in grado di peggiorare nel breve periodo, per migliorare sul lungo. Sul breve c’è la problematica libica, che comunque influisce su mancato lavoro per altre imprese e di riflesso sull’intero sistema economico, quindi su questo piano l’intera sponda settentrionale dell’Africa (il Maghreb). In ambito d’incertezza, la vicenda giapponese svolge il suo ruolo, nel breve periodo. Al contrario sul lungo, la fase di ricostruzione nipponica e soprattutto i guasti da collasso sociale in Cina, dovuti alle istanze manifestatesi a Tunisi, ma pervenute fino a Pechino, non possono che produrre una forte contrazione delle attività industriali cinesi a beneficio delle imprese occidentali.
Il collasso sociale cinese
La Cina, ogni tanto va ricordato è solo una dittatura comunista. In questo tipo di governo così innaturale per la dignità dell’uomo, c’è un’instabilità strutturale capace di porre “a tempo” il regime, nel senso che, come fu per il fascismo/nazismo, si tratta di passaggi storici destinati comunque a terminare. In base a questa regola documentata nel corso della storia, la Cina, per come la conosciamo, ha i “giorni contati”. Il colpo di grazia le è già arrivato dal movimento di scardinamento delle dittature iniziato nell’area del Maghreb, dove la globalizzazione ha “sfasciato” i governi fantoccio non costruiti intorno ai bisogni dell’uomo, ma solo per equilibri tra tribù o di casta. Le repressioni già in corso in Cina, in questo periodo, attestano la crisi di quel modello.
Dal tramonto della Cina (non permanente) l’industria nazionale potrà riprendersi fette di lavoro che ha perso, alzando il tenore di vita del mercato interno, che è quello sul quale insiste la quasi globalità degli stampisti italiani. Ecco perché il futuro (fra 12-18 mesi) è migliore del passato.
Una strategia definitiva per affrontare il momento
La parola magica si chiama sinergia, quindi fusioni e integrazioni. Fare affermazioni di questo tipo, in una categoria imprenditoriale italiana particolarmente individualista e limitata alla propria azienda, in senso lato e specificatamente per gli stampisti, appare una bestemmia. Di fatto però anche salvaguardando il bisogno dei piccoli e medi imprenditori della categoria, va osservato quanto questi non abbiano innovato e non siano adeguati a presentarsi sul mercato internazionale.
Sicuramente ci sono dei nomi molto belli e presentabili sulla scena sia nazionale come internazionale, ma la massa della categoria è costituita dalla piccola e media impresa. Si osa qui portare avanti una riflessione. La crisi in cui versa il settore, non è solo dovuta a un mercato interno povero di spunti, ma viene esaltata dalla piccola dimensione aziendale degli stampisti italiani. Senza ombra di dubbio si potrà dimostrare che ciò è solo parzialmente vero, perché le grandi aziende di stampi magari sono in crisi maggiore, rispetto alle piccole. Questo concetto potrebbe anche passare, ma il punto è che abbiamo troppe microimprese per un mondo, che si sta restringendo anche al netto del nuovo lavoro, che potrebbe provenire dalla crisi del sistema sociale e politico cinese.
Urge ripensare il concetto stesso di azienda per il mondo degli stampi suggerendo (e in questo l’Associazione diventa uno strumento imprescindibile) le dimensioni minime per poter operare sul mercato. Non solo, il vero problema, superato quello non indifferente dell’individualismo, è riuscire a “sposare” persone, che poi sappiano agire di comune accordo, senza pensare al divorzio il giorno dopo le nozze.
Il mercato interno italiano al 20 aprile
Non è un segreto, gli italiani spendono poco perché hanno paura. Le famiglie sono in difficoltà e il credito al consumo ha perso tre miliardi nel 2010. Finchè le imprese che hanno delocalizzato o acquistano parte della loro produzione in Cina, facendola passare per “made in italy” non invertiranno la tendenza, mancheranno sempre posti di lavoro nel nostro Paese, da cui una scarsa propensione alla spesa. Un problema di questo tipo è all’ordine del giorno anche in Germania, il cui modello ispira il nostro sistema economico. I tedeschi hanno capito che, con quote calanti di export in forma costante, sarà solo il mercato interno quello che garantirà il benessere alla nazione. Gli americani si sono indirizzati sulla stessa rotta, richiamando dalla Cina le loro imprese. Gli italiani?
INTERVISTA
Anche questo mese STAMPI si è rivolta agli stampisti per capire come si stanno muovendo. In questo caso, immerso nel distretto della rubinetteria e valvolame, a nord di Novara, abbiamo incontrato un piccolo stampista che ha deciso di crescere. Le sue armi sono l’internazionalizzazione (che quantifica in un 30% necessario per vivere) e l’assistenza richiesta a un aziendalista per battere vie nuove e più audaci, tagliando tempi e costi di sviluppo. L’impresa è la Meg Plast snc di Gozzano (Novara) diretta dal Signor Mario Zerlia.
Domanda: ci parli della sua impresa
Zerlia: La nostra società nasce nel 1997 grazie all’incontro con Margaroli Giorgio, attuale mio socio. La nostra forza fu avere alle spalle 20 anni d’esperienza lavorativa, che abbiamo maturato in qualità d’operai imparando quanto poi oggi stiamo applicando.
Domanda: siete iscritti all’Associazione di categoria UCISAP?
Zerlia: Non siamo iscritti all’associazione perché non ne sentiamo la necessità, ma siamo anche disposti a ricrederci.
Domanda: cosa ne pensate del 2010 sotto il profilo lavorativo?
Zerlia: Il 2010 è stato sicuramente migliore rispetto all’anno precedente, anche perchè il 2009 è stato sicuramente il peggiore, da quando abbiamo iniziato l’attività, che ci ha obbligato a ridurre il personale e questo ci è dispiaciuto non poco. Se dovessimo ragionare su quanto accaduto, non posso dire che il calo di lavoro è stato causato da un diverso passo tecnologico, ma solo da timore. I nostri clienti hanno avuto paura e quindi si sono fermati. Il nostro punto di vista è che oltre alla sostanza, la crisi del 2009 (anticipata nel 2008) è stata principalmente costituita da tanta paura!
Domanda: come vi state organizzando per il 2011?
Zerlia: Il 2011 è iniziato con qualche incognita perché, come immagino anche in altri settori, si è smesso di programmare per cui siamo in piena “navigazione a vista”, questo non ci consente alcuna possibilità di previsione. In fondo, anche se è brutto a dirsi, il 2011 non si presenta bene.
Domanda: a un anno particolarmente difficile come il 2011 state applicando delle procedure più audaci e il fattore umano come lo considerate?
Zerlia: Stiamo cercando d’ampliare, anche se con difficoltà, il numero di clienti che serviamo spingendo in Svizzera. Per fare questo abbiamo chiesto l’aiuto a un consulente.
Domanda: può spiegarci come il vostro lavoro di stampisti si sviluppa?
Zerlia: Ci preoccupiamo di seguire in ogni fase la realizzazione dello stampo, grazie alle indicazioni del cliente, quindi provvediamo alle necessarie prove, fino ad arrivare al prodotto desiderato. Quindi segue la fase di finitura, grazie all’attrezzatura che abbiamo per saldature e ultrasuoni. Se necessario svolgiamo anche azioni di cromatura e questo da noi ha un senso, perché viviamo nel distretto del rubinetto a nord di Novara.
Domanda: com’è strutturata l’ impresa?
Zerlia: La nostra è una piccola realtà artigiana, composta da 2 soci e 4 dipendenti. Sul piano strutturale operiamo con 6 presse per lo stampaggio, completate da più attrezzature ( centraline, termoregolatori e altro) Dal 2002 abbiamo in funzione un piccolo reparto per la saldatura, utilizzando gli ultrasuoni e questo anche sulle materie plastiche. Il nostro fatturato è al di sotto del milione di euro, sperando con la collaborazione intrapresa quest’anno con l’aziendalista, di riuscire a crescere per almeno un 15% superando d’impeto quanto prima riuscivamo a realizzare.
Domanda: in merito al concetto internazionalizzazione possiamo chiedervi se avete mai avuto contatti fuori dai confini nazionali, per capire se un’azienda di questo tipo può interagire anche con l’estero?
Zerlia: Allo stato attuale i nostri clienti sono tutti in Italia, ma l’obiettivo per quest’anno è di ottenere un 30% di lavoro con l’estero, dove ci sono meno problemi d’insoluti e un rapporto azienda-cliente migliore rispetto a quello italiano. Le nostre speranze sono tutte concentrate sul consulente in grado d’operare attraverso la camera di commercio italo-svizzera e quella tedesca.