Al 15 maggio il rapporto semilavorati studiato dal prof Carlini
Aggiornamento al 15 maggio 2011 di Giovanni Carlini
La produzione d’acciaio cresce, ma le premesse macroeconomiche restano negative al 15 maggio
Questa rubrica non è nata per replicare quanto tutti gli altri siti monotonamente affermano. Al contrario il messaggio, da sempre qui lanciato, è che per ragionare di metalli non ferrosi, come acciaio e semilavorati, sia troppo poco osservare le sole dinamiche specifiche di questo mercato. Il segreto consiste nello studiare l’intero mercato, nei suoi dati macroeconomici come quelli specifici quindi trarne delle conclusioni.
Perseguendo su questa linea d’analisi, attualmente abbiamo due dati contrastanti; uno sul piano generale, che indica una situazione economica di stallo per tutti i paesi e, al contempo, dati parziali che segnalano ancora incrementi di produzione, su un mercato però che non è in grado di recepire le merci. Cosa accadrà? Semplice, è probabile che le imprese, fra non molto, dovranno fermare o ridurre i loro ritmi.
Prendendo a caso un esempio, il produttore siderurgico Evraz Group, ha annunciato d’aver incrementato, nel primo trimestre del 2011, la produzione d’acciaio e dei principali prodotti laminati, in seguito all’ammodernamento di un convertitore alla fine del 2010. Inoltre grazie al miglioramento della domanda sui mercati più importanti e all’incremento dei prezzi per la maggior parte dei gruppi di prodotti, le prospettive restano ottimistiche.
Nel primo trimestre, l’output d’acciaio grezzo di Evraz è cresciuto del 9,8% su base annua, a 4,39 milioni di tonnellate, mentre la produzione di ghisa del 2,5% annuo, quindi a 3,07 milioni di tonnellate. In particolare, nel primo trimestre del 2011, la produzione d’acciaio grezzo in Russia è cresciuta del 10% su base annua, a 3,19 milioni di tonnellate, mentre quella ucraina è calata del 7,3% per cui su base annua si attesta a 230.000 tonnellate. Allo stesso tempo, al 15 maggio la divisione nordamericana ha prodotto 588.000 tonnellate di grezzo, in incremento del 2,5% su base annua; quella sudafricana il 9,9% in più rispetto allo stesso trimestre del 2010, ossia 201.000 tonnellate. La produzione europea, invece, ha fatto registrare una crescita del 90,2% su base annua, conseguendo le 182.000 tonnellate, dopo che la controllata ceca Evraz Vitkovice Steel, ha raggiunto un accordo per la fornitura di ghisa lo scorso novembre.
La tendenza è ancora confermata per i laminati, sempre nel primo trimestre.
Infatti la produzione di acciai laminati di Evraz è cresciuta del 12,5%, a 4,02 milioni di tonnellate, comprensive di 1,27 milioni di tonnellate d’acciai da costruzione (+6,4%), 1,096 milioni di tonnellate di semilavorati (+14,8% grazie al miglioramento della domanda e ai prezzi più elevati) e 720.000 tonnellate di prodotti piani (+13,8% grazie alla ripresa dei mercati in Europa e Nord America).
Di notizie di questo tipo è pieno il mondo dei bollettini. Se poi si volesse allargare la visuale su un intero sistema paese c’è da rilevare anche che nel mese di marzo, in Germania, sono stati prodotti 4,03 milioni di tonnellate d’acciaio grezzo, con una leggera crescita su base annua (+0,1%) e una più netta se considerato il dato mensile (+9,17%).
I dati relativi al I° trimestre dell’anno, parlano di 11,39 milioni di tonnellate d’output e un aumento del 4,2% rispetto ai primi tre mesi del 2010, cioè la migliore performance dall’estate del 2008. Anche per aprile-giugno si prevede che la produzione tedesca continui la sua fase positiva, in linea con la crescita degli ordini registrata nei settori industriali a maggior consumo d’acciaio.
Nel mese di febbraio, la Germania aveva prodotto 3,22 milioni di laminati a caldo (+8,6% annuo), delle quali 2,16 milioni di tonnellate di piani (+8%) e 1,6 milioni di tonnellate di lunghi (+9,9%)
Quello che pochi invece leggono e meditano sono del calo dei consumi, del numero dei fallimenti in Italia negli ultimi 6 mesi (30 imprese al giorno), il risparmio degli italiani dimezzato nel passaggio dalla lira all’euro. Su questo aspetto, purtroppo pochi riescono a immaginare la conseguente contrazione degli investimenti in Italia. Nel dettaglio, se 20 anni fa il risparmio era di 23 euro su 100 percepiti, oggi è di meno di 10! Ne consegue un forte calo nei consumi delle famiglie che ha intaccato anche la GDO e per la precisione i prodotti alimentari (ultima spiaggia prima di considerare la crisi anche sul piano sociale, oltre che finanziaria e economica). In Cina è in corso un inasprimento delle condizioni d’accesso al credito tali da riportare lo sviluppo del PIL intorno all’8%. Si rammenta come la stessa dirigenza del Partito Comunista
Cinese, abbia indicato l’8% come lo spartiacque tra la governabilità e il collasso sociale del Paese. Senza per questo considerare anche che la rivolta partita da Tunisi è attesa a Pechino. C’è in corso una guerra al LME sul rame, tra due fondi d’investimento (il motore della speculazione) che lascia intravedere un calo del metallo non ferroso. Tradizionalmente, il secondo trimestre dell’anno, dovrebbe essere quello dove il rame è molto più richiesto, per cui se passano questi mesi senza rialzi, i successivi mesi non possono che essere in contrazione delle quotazioni.
La tendenza dei prezzi dei coils nel mondo al 15 maggio
A conferma delle incertezze appena descritte, va rilevato come il prezzo dei coils in aprile, in Italia sia in costante ridimensionamento. Infatti la domanda è bassa, incidendo anche il forte deprezzamento del dollaro USA, il che contribuisce a spingere in basso i prezzi europei. Le previsioni non possono che essere per uno sgonfiamento della bolla speculativa su questo settore.
Su un più vasto orizzonte, si nota la medesima tendenza anche in Turchia e negli USA. In generale, dopo aver guadagnato circa il 15% dall’inizio dell’anno, per i coils ci sono segnali di rallentamento del rally di questi semilavorati. Nonostante il buon andamento dei settori auto e della meccanica, i direttori acquisti sono sempre meno disponibili ad accettare rialzi. Le acciaierie hanno libri ordini pieni per i mesi a venire, ma permane una diffusa insicurezza rispetto alla domanda futura.
La tendenza delle bramme nel mondo
Le attività d’approvvigionamento in tutto il mondo, da parte dei laminatoi, sono rallentate rispetto a quanto osservato nel I° trimestre. Sono previsti ulteriori cali nel prossimo futuro, contribuendo anche in questo caso allo sgonfiamento della speculazione.
La tendenza del mercato del rottame in Italia e negli USA
L’unica novità riguarda il lamierino, le cui quotazioni segnano un leggero avanzamento sulla scorta della scarsa disponibilità di materiale sul mercato, ma per il rottame va segnalato (finalmente) un cambio di rotta, tanto che si pensa al ridimensionamento della speculazione su questo settore di attività. Quanto accade in Italia è confrontabile negli USA, dove seppur il flusso di materiale è in aumento, i prezzi sono destinati a diminuire nel prossimo futuro, a meno che le attività d’export non tornino a crescere in maniera convincente, grazie al pilotato calo della divisa americana.
La crisi del nord Africa
L’intera regione, come noto è in subbuglio. Ne consegue che ogni livello di scambio e assetto precedentemente conseguito, è oggi se non fermo, gravemente ridotto. Questo anche in presenza di bassi livelli di scorte. Non solo, ma con l’affacciarsi anche della Siria nell’elenco dei paesi in ridefinizione dei loro assetti politici, non è credibile che la situazione possa tornare alla normalità nel breve tempo. Va considerato anche quanto l’elenco dei paesi potrebbe allungarsi e coinvolgere prossimamente anche la Cina, che è pur sempre una dittatura, come sono state la Tunisia e l’Egitto, il cui contesto non è ancora certo. Un segnale inequivocabile delle tendenze dal nord Africa per il mercato dei semilavorati, si ha dalla Turchia, dove la domanda dei compratori nordafricani e mediorientali rimane ferma, influenzando negativamente le esportazioni turche in quell’area.
Federacciai comunica l’andamento del mercato italiano
Nei primi due mesi del 2011 l’Italia ha importato dai paesi extra-UE 1,687 milioni di tonnellate di acciaio, con un incremento del 53,1% su base annua. L’export verso tali paesi ha invece raggiunto 723.000 tonnellate (-4,5%).
Nello specifico, l’import d’acciai semilavorati ha totalizzato 573.000 tonnellate (+41,8% annuo), quello di prodotti lunghi 123.000 tonnellate (+48,2%), quello di prodotti piani 924.000 tonnellate (+68,6%), quello di prodotti di 1ª trasformazione 54.000 tonnellate (+3,8%) e quello di prodotti di 2ª trasformazione 13.000 tonnellate (-13,3%). Le rispettive esportazioni si sono attestate a 29.000 tonnellate (-54%), 176.000 tonnellate (-11,6%), 259.000 tonnellate (-13,7%), 233.000 tonnellate (+37,9%) e 26.000 tonnellate.
Secondo i dati provvisori forniti da Federacciai, nel mese di marzo 2011 i produttori siderurgici italiani hanno sfornato complessivamente 2,58 milioni di tonnellate d’acciaio grezzo, con un aumento dell’8,6% in confronto allo stesso periodo dello scorso anno. Il dato relativo al I° trimestre ha invece raggiunto 6,96 milioni di tonnellate +8% su base annua. Sempre l’Associazione ha inoltre fornito le cifre relative all’output d’acciai lunghi e piani del mese di febbraio: 1,11 milioni di tonnellate per i primi (+3,8% su base annua) e 1,28 milioni per i secondi (+23,1%).
La sintesi al 15 maggio
I livelli di output sono relativamente elevati, con utilizzi della capacità produttiva attorno al 75%, mentre la domanda rimane sostanzialmente stabile e non ci sono prospettive immediate, che possa modificarsi il trend causato da una profonda incertezza negli stessi consumatori.
La conclusione è che il 2011 non è l’anno di svolta auspicato da tutti, ma si dovrà attendere almeno il prossimo se non il successivo, 2013 per avvertire una reale modifica degli attuali assetti. Va ricordato come, all’inizio della crisi, si parlò del 2015 come anno di svolta e tutto lascia credere che, dalla fine del 2008, non siano realmente cambiate le effettive prospettive di mercato.