A Magdeburgo in quel maggio 1631 l’assalto alla città assediata produsse un numero di morti eccessivo. La dimensione della mortalità di quell’evento giustifica il paragone con i fatti di Hiroschima del 1945, 300 anni dopo.
La dinamica fu “semplice” e scontata.
Nell’attacco per distogliere i 5mila cittadini armati dalla difesa della città furono date alle fiamme solo 2 case adiacenti le mura. Quel fuoco si estere e colse in un paio d’ore l’intera città. Ma non fu solo il fuoco a mietere tante vittime. Era uso, a quel tempo, che la truppa potesse saccheggiare le città espugnate.
Il sacco della città era considerato dai soldati la paga integrativa. Un qualcosa in valore da riportare all’accampamento per mantenere la famiglia al seguito. In base a questa logica come le truppe cattoliche entrarono a Magdeburgo si diedero al saccheggio. Ogni famiglia tedesca si trovò così a sostenere 3 e 4 ondate di rapina.
Gli ultimi soldati saccheggiatori, trovando di meno in valori rispetto ai primi, divennero più violenti.
Emergono a questo punto dei fatti di una crudeltà importante. Crudeltà che non fu cattolica o protestante per quanto, i fatti, furono motivo di pubblicità degli uni contro gli altri.
E’ chiaro che nessuno avrebbe voluto una strage di quelle dimensioni.
Però perché spogliare fino alla nudità le donne della città per annegarle nude in un secchio d’acqua? Non sappiamo se anche violentate.
Molta colpa dei fatti è stata addebitata alla truppa croata inquadrata nell’esercito cattolico. I balcanici non sono nuovi a truci fatti di violenza etnica inaudita. Però quei soldati erano inquadrati in una formazione militare tedesca!
Polemiche a parte, di violenza gratuita sui civili ce ne fu in abbondanza quindi, a Magdeburgo qualcosa non funzionò. Il saccheggio non doveva e deve trasformarsi in sistematica atrocità sui civili. Da quel momento il conflitto cambiò radicalmente natura entrando nella storia come uno degli scontri più violenti mai accaduti nella storia.