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A gennaio 2010 il rapporto metalli studiato dal prof Carlini

by Giovanni Carlini
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A gennaio il rapporto metalli e semilavorati studiato dal prof Carlini Aggiornamento al 26 gennaio 2010 di Giovanni Carlini

A gennaio le Fonti:
– Quotazioni Ufficiali London Metal Exchange – indici LME, COMEX e NYMEX.,
– Quotidiano: Il Sole 24Ore e suo sito “Metalli 24 materie prime”
– Associazioni: Assofermet e Camera di Commercio di Milano

A GENNAIO LE CONSIDERAZIONI A CARATTERE GENERALE E PROIEZIONI FUTURE

La tendenza di mercato

A gennaio in apertura di questo rapporto semilavorati di LAMIERA, è necessario offrire al lettore le “grandi visuali” sulle tendenze del mercato. Di concerto con Assofermet, confrontando i diversi punti di vista emerge, che il 2010 si è aperto su un panorama molto simile a quello di fine anno. Nonostante le previsioni di cadute dei prezzi, che spesso si sono concretizzate, soprattutto in un passato molto recente, in concomitanza con i momenti di fermo del mercato interno ed europeo, la caduta ancora non si è palesata, ma si resta in guardia per non subirne la sorpresa.
Per la produzione attuale, gli stock presso le acciaierie sono, a fine gennaio, ancora discreti, seppur bassi in valore assoluto, (questo particolare segnala quanto il momento resti critico) e i magazzini presso le fonderie sono ritornati a coprire solo ed esclusivamente le necessità produttive. E’ quindi verosimile ipotizzare che proprio questa situazione abbia in gran misura contribuito a sostenere gli ultimi sviluppi del mercato in termini di prezzo attenuando la caduta prevista.
Tuttavia, è giusto segnalare qualche importante acquisto fatto proprio negli ultimi giorni di dicembre, prima della chiusura delle attività che è quindi proseguito anche in gennaio. Difficile giustificare tali acquisti solo come un tentativo di evitare possibili aumenti della ghisa nel 2010. Più corretto presupporre una maggiore attenzione agli stock, in virtù di un possibile lieve incremento di produttività che tutti auspichiamo.
Sicuramente e di ciò non possiamo che concordare con Assofermet che siamo ancora lontani dall’avvertire netti segnali di ripresa, ma il mercato sembra lasci intravvedere spiragli di un lento e concreto movimento degli ingranaggi. Le prime decadi di febbraio potranno dare il quadro esatto entro il quale si potrà operare nell’intero primo trimestre.
Le grandi tendenze del mercato delle materie prime, quindi anche della ghisa, sarà dettato in area europea da due fattori determinanti:

1) il trend degli acquisti che verrà adottato dai Paesi asiatici;

2) la variazione dei prezzi sui prodotti siderurgici finiti, soprattutto relativamente alle esportazioni dall’area UE.

Nel mondo delle Ferroleghe di massa, il Ferro-Cromo trova prezzi di mercato più basso rispetto a quello di riferimento. Molta tensione si legge invece nel Ferro-Silicio, in quanto le produzioni europee, ormai minime, danno poca disponibilità e l’acquisto dalla Cina è antieconomico sulla base del dazio. Per le Ferroleghe nobili notevole la spinta del Ferro-Molibdeno che in tre settimane ha aumentato il proprio valore del 30%.
Con dati così contrastanti una previsione è decisamente ardua se non quella della prudenza.

Una notizia positiva

Secondo i dati di Eurostat, nel novembre del 2009 l’indice dei nuovi ordinativi industriali di EU-27 è cresciuto dell’1,8% rispetto al mese precedente. In ottobre lo stesso dato aveva segnato un decremento mensile dell’1,4%. Nel periodo in questione per quanto concerne i beni capitali gli ordini pervenuti nelle aziende europee sono aumentati dell’1,2% su base mensile, quelli di beni di consumo non durevoli dell’1,9%, i beni intermedi dell’1,8% e per il consumo durevole dello 0,2%.
Da una lettura più profonda di questi dati, in senso macroeconomico, ciò che segnala un perdurare della situazioni e delle sue difficoltà è appunto quello 0,2%. Un valore medio ottimale affinchè si possa credibilmente pensare a un’uscita dal tunnel si dovrebbe attestare intorno all’1%. Si resta in attesa delle rilevazioni successive.

L’andamento del mercato dei rottami

Grazie all’ultima nota di mercato dell’Assofermet la situazione si può definire nei seguenti termini.
L’ultimo mese del 2009, nonostante i diversi stop per le festività, si è chiuso con il mercato del rottame in aumento, accompagnato da una buona domanda. Il mese di gennaio si è aperto con una forte richiesta di materie prime per l’industria siderurgica che, nella seconda parte del mese, dovrebbe ripartire con tutte le produzioni.
Verso il finale di mese a gennaio le quotazioni del rottame hanno fatto registrare ulteriori importanti aumenti in linea con i mercati internazionali anche se il tutto resta fortemente condizionato dalla scarsa disponibilità di rottame che non riesce a soddisfare la domanda dell’industria siderurgica.
Il mercato estero, sia in dollari che in euro, quota prezzi in netto aumento, accompagnati da offerte di quantitativi limitati. Gli arrivi via mare nel mese di dicembre presso il Porto di Marghera sono ammontati a sole 3000 t. circa. Come di consueto, si riporta, qui di seguito, una tabella con la produzione di acciaio grezzo, aggiornata all’ultimo mese a disposizione (novembre 2009) e il confronto con il medesimo periodo del 2008: la tabella contiene altresì il dato complessivo della produzione relativa agli anni 2008 e 2007.

In calo l’export italiano verso la UE a 27 di lunghi

I dati importanti sono una contrazione dell’import d’acciaio del 48% e dell’export del 20%. In particolare, studiando le ultime statistiche di Federacciai, nei primi undici mesi del 2009 l’Italia ha importato dai paesi extra Unione Europea (UE-27) 5,34 milioni di t di acciaio, in calo del 48,1% rispetto al medesimo periodo del 2008, a fronte di un export verso gli stessi paesi pari a 4,24 milioni di t (-19,9%).
Approfondendo l’analisi l’import di prodotti semilavorati ha totalizzato 2,04 milioni di t (-44,7%), quello di prodotti lunghi 407.000 di t (-50,2%), quello di prodotti piani 2,52 milioni di t (-47,3%), quello di prodotti di 1ª trasformazione 289.000 t (-66,3%) e quello di prodotti di 2ª trasformazione 79.000 t (-37,8%). Le rispettive esportazioni si sono attestate a 364.000 t (-0,6%), 1,38 milioni di t (-29,5%), 1,35 milioni di t (-7,5%), 990.000 t (-24,4%), 157.000 t (-24,9%) .
L’Italia – relativamente al commercio di prodotti siderurgici con i paesi che non fanno parte di UE-27 – è dunque risultata essere importatrice netta di semilavorati e piani ed esportatrice netta di lunghi e materiali di 1ª e 2ª trasformazione.
Il bisogno di contenere l’export cinese prosegue
Il Department of Commerce (DOC) degli USA ha comunicato i risultati finali della revisione amministrativa sulle misure antidumping relative all’import di assi da stiro con parti in acciaio di produzione cinese. La delibera conferma i margini provvisori determinati in data 8 settembre 2009.
Il DOC è giunto alla conclusione che Foshan Shunde Yongjian Housewares & Hardwares Co. – l’unico produttore cinese coinvolto nella procedura – fa parte di una realtà produttiva più ampia, per la quale va imposto un margine antidumping del 157,68%. L’indagine ha avuto come riferimento il periodo 1 agosto 2007-31 luglio 2008 ed è stata avviata in seguito all’istanza presentata il 29 agosto 2008 dall’azienda americana Home Products International, Inc.
I prodotti in esame sono identificati dal codice 9403.20.0011 dell’HTSUS.

La produzioni di acciaio cala dell’8% nel 2009

Su fonte del World Steel Association, il 22 gennaio sono stati diffusi i dati sulla produzione mondiale di acciaio grezzo, del mese di dicembre e dell’intero 2009.
Nell’anno appena trascorso l’output mondiale di acciaio grezzo ha totalizzato 1,22 miliardi di t registrando un decremento dell’8% rispetto ai livelli produttivi del 2008. Il calo ha interessato Europa, Nordamerica, Sudamerica e CIS, mentre Cina, India e Medioriente sono in aumento avendo ricevuto la delocalizzazione produttiva da parte dei paesi occidentali.
Considerando il solo dicembre 2009, i 66 paesi più importanti, hanno prodotto 106,4 milioni di t +30,2% in confronto al medesimo periodo dell’anno precedente. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 71,5%, ossia 13,4 punti percentuali in più rispetto allo stesso mese del 2008 e 3,2 punti percentuali in meno su novembre.
Lo scorso anno la Cina ha prodotto 567,8 milioni di t di acciaio grezzo (+13,5% sul 2008), ovvero il 47% dell’output mondiale (+9 punti percentuali rispetto all’anno prima).
Nel complesso il continente asiatico ha registrato un output pari a 795,4 milioni di ton, +3,5% annuo e il 65% della produzione mondiale (+7 punti percentuali). Il Giappone ha sfornato 87,5 milioni di t di acciaio (-26,3%), l’India 56,6 milioni di t (+2,8%) e la Corea del Sud 48,6 milioni di t (-9,4%). In Europa, dove tutti i maggiori paesi produttori di acciaio – tra cui Germania, Italia e Francia – hanno registrato un netto decremento, l’output totale è diminuito del 29,7%, attestandosi a 139,1 milioni di tonnellate

L’andamento dei prezzi in Cina

In Cina si riscontrano tendenze contrastanti sui prezzi. Solitamente, osservando la storia degli ultimi 30 anni di movimenti finanziari in generale e nel dettaglio sulle materie prime dal 2000, un percorso incerto introduce sempre una variante che potrebbe essere sia rialzista che in deciso ribasso.
Nel dettaglio, sul mercato cinese si riscontrano prezzi in salita nei tubi saldati, perché sostenuti dai ritmi di produzione e cresce anche il prezzo del rottame, mentre cala lo zincato a caldo dei laminati a freddo, dei profilati e lunghi. Sicuramente il sostegno all’economia cinese di 586 miliardi di $ erogato lo scorso anno dal governo, ha senza dubbio rafforzato la domanda di tubi in acciaio, ma qui emerge una riflessione. La crescita cinese non è solo indotta dal mercato, come avvenuto finora, ma dai finanziamenti governativi, altrimenti un PIL dell’8,7% nel 2009 non sarebbe stato possibile (il governo indicò il 9% a gennaio 2008 come il minimo necessario per sostenere la crescita)

Uno sguardo sulla Cina

Stando ai dati provvisori diffuse dalle autorità locali, nel 2009 il PIL della Cina ha raggiunto 4.910 miliardi di $, con un incremento dell’8,7% rispetto al dato del 2008. Il dato è cresciuto del 6,2% nel primo trimestre, del 7,9% nel secondo, del 9,1% nel terzo e del 10,7% nel quarto.
Nel periodo in esame, l’indice dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,7%, mentre l’indice dei prezzi alla produzione ha registrato un calo del 5,4%. Nel frattempo, gli investimenti in immobilizzazioni tecniche sono aumentati del 30,1% (+4,6 punti percentuali in confronto al margine di crescita del 2008). Peccato che tutto ciò poggi su un mercato solo export-oriented il che impone una fragilità strutturale che nelle statistiche non viene solitamente riportato, oltre alle note e diffuse problematiche sociali, che gettano una seria ipoteca sul futuro di questo paese in crescita eccessiva.

LINEE DI TENDENZA – L’ANALISI DEGLI ULTIMI 6 ANNI CON I GRAFICI DEL LME

Andamento complessivo del mercato di Londra
In termini dimensionali come volume degli scambi eseguiti al LME, il 26 gennaio 2004 ammontavano, come cash buyer a un dato medio di 1.582 dollari per tonnellata. Lo stesso 20 gennaio del 2010, questo valore si concretizza in 3.378 L’apprezzamento è pari al 113,52% nel corso di questi anni, ovvero il 18,92 % all’anno.
Rispetto al rapporto semilavorati di LAMIERA del mese scorso il valore degli scambi complessi nei 6 anni fu del 107,84% il che segnala un incremento degli scambi che però non hanno prodotto un reale incremento di prezzo nei corsi del rame e dell’alluminio che si sono di fatto fermati.

COMMENTO ALL’ANDAMENTO DEI PRINCIPALI METALLI
ALLUMINIO
In termini di valore il prezzo dell’alluminio era 6 anni fa, quindi nel 2004 pari a 1.616,5 dollari la tonnellata, quando al 19 gennaio 2010 quotava 2.212 dollari. L’apprezzamento nel corso di questi 6 anni è stato pari al 36,85% e del 6,14% su singolo anno (il precedente incremento registrato nel rapporto semilavorati di novembre per LAMIERA fu pari al 39,15% nei sei anni e del 6,53% per anno, il che indica un temporaneo arresto del valore dell’alluminio)
Assofermet osserva l’andamento di questo metallo di base, attraverso le medie di prezzo per cui a novembre sono state pari a 1.949,29 USD mentre a dicembre si sono attestate sui 2.123 USD.
La nota di mercato dell’Associazione conferma che: contro ogni aspettativa l’alluminio si è riportato su livelli di prezzo che non si vedevano da ottobre dello scorso anno, guadagnando, nel giro di poche settimane, oltre 300 USD. Le quotazioni sono rimaste stazionarie nella seconda parte di novembre attorno ai 2.000 USD in attesa di spunti per assumere una direzione, per poi accelerare in dicembre portandosi sino a ridosso dei 2.300 USD base 3 mesi. Inaspettato questo notevole aumento per il livello degli stock LME, che rimane storicamente elevato, nonostante la graduale diminuzione delle ultime 3 settimane, ma anche perché la tendenza rialzista è rimasta intatta in concomitanza con un rafforzamento del dollaro verso l’euro e con una correzione al ribasso del rame, che, normalmente, detta il passo anche degli altri metalli quotati a Londra.
Sul fronte del mercato fisico, soprattutto in Italia ma anche nel resto d’Europa, una forte tensione sui premi di pani e billette primarie è stata la conseguenza dell’annuncio di Alcoa di sospendere la produzione agli stabilimenti di Porto Vesme e Fusina, a causa di una sentenza europea sugli aiuti di Stato per le tariffe dell’energia. L’allarme è in parte rientrato negli ultimi giorni dopo alcuni incontri tra le parti –Governo, Alcoa e sindacati –ma si prevede comunque disponibilità limitata di metallo almeno nei primi 3-4 mesi del 2010.

RAME
In termini di valore il prezzo del rame era 6 anni fa, quindi nel 2004 pari a 2.460 dollari la tonnellata, mentre al 19 gennaio 2010 quotava 7.420 dollari. L’apprezzamento è pari al 201,6% nel corso di questi anni, ovvero il 33,60% per singolo anno.
Se si dovesse fare un confronto con il precedente rapporto semilavorati di LAMIERA i dati registrati furono pari al 203,60% e 33,93% nei 6 anni il che indica che il rame si è fermato nella sua ascesa di prezzo. Confrontandosi con Assofermet sulle previsioni per questo metallo di base, emerge un “disagio” per una quotazione di prezzo che prosegue nella sua salita senza apparente logica il che apre a scenari non sereni su questo metallo. La stessa associazione riconosce: “ce la siamo presa prima con i cinesi e gli indiani, poi, quando con l’arrivo dell’estate questi hanno smesso di comprare, allora abbiamo puntato il dito sui fondi d’investimento e gli speculatori, ora, venuta meno la spinta di alcuni fondi, stiamo trovando qualcun altro, a cui attribuire le fortune del metallo rosso e oggi si parla di primi segnali di ripresa, di sicuro non alla domanda di fisico che è latitante a ogni latitudine o ai fondamentali, che da tempo hanno un andamento svincolato dal prezzo (Stock +54% nello stesso intervallo di tempo) Tutte le previsioni di storni pesanti e prese di beneficio sono state puntualmente smentite. Esattamente un anno fa il rame quotava 3.050 USD/t (Settlement del 05/12/08) oggi 7026 USD/t (Settlement del 04/12/09)”
Ecco un passaggio molto profondo del confronto con Assofermet: lo sganciamento del mercato fisico da quello finanziario. Qui il problema si fa acuto. Dallo studio sull’intera storia delle “bolle finanziarie”, abbiamo sempre dovuto convenire che un andamento solo finanziario di una materia prima, non ha le basi per mantenersi autonomo dal suo versante fisico. Da queste scarne righe emerge una insostenibilità di un prezzo in costante ascesa, per cui è “matematico” che si sgonfi, perché non ci sono le condizioni minime e “fisiche” per proseguire con questa intonazione.
La nota mensile di Assofermet prosegue: purtroppo da tempo il prezzo del metallo non si fa nelle miniere come in fonderia o lo determinano i consumatori; al contrario si costruisce ad opera e fantasia d’investitori che non conoscono la realtà effettiva del metallo, ma solo la sua solvibilità finanziaria. In questo contesto gli operatori reali sono semplici spettatori di una commedia scritta e diretta da altri. Finora il settore ha beneficiato di questo trend unidirezionale del metallo, nella rivalutazione dei magazzini, ma anche nello stimolo che ha ingenerato nei consumatori che hanno deciso di far crescere le giacenze di base nella considerazione che il prezzo comunque sarebbe salito. Tuttavia nessun operatore del mercato reale si fa illusioni che saranno proprio loro a pagare il prezzo più alto: 1000 t di rame si vendono in dieci minuti, ma perchè il tutto si trasformi in materia prima servono mesi di lavoro tra estrazione, raffinazione, stoccaggio e commercializzazione. A ben guardare è questo che conta, il resto “passa e va” ed è proprio ciò che gli operatori del metallo sanno fare, rispetto gli speculatori, che comprano ciò che non sanno gestire.
La nota di Assofermet prosegue: oggi sentiamo i primi sintomi di una ripresa che si stimerà consistente nella seconda metà del 2010 e già i principali commercianti e i consumatori più oculati, stanno ricostituendo gli stock fissando i contratti per il prossimo anno, stimando un aumento sensibile del 15% delle richieste e quantità. Nonostante ciò l’attività reale è quella tipica del periodo: c’è un rallentamento progressivo negli acquisti su base spot da parte dei principali consumatori nazionali ed europei. Ciò tradisce un atteggiamento di fondo, per cui sono in molti a stare alla finestra, attendendo di capire come effettivamente il mercato possa evolvere o comunque trovare un livello di relativo equilibrio su cui operare.
Per quel che riguarda il mercato dei conduttori: i produttori di cavi mantengono costante la domanda di materia prima, sul mercato nazionale ed estero. Non si lamentano grandi difficoltà di reperimento della materia su programma. Problemi di approvvigionamento si rilevano nel settore dei laminati per tetti e nel settore dei tubi idrosanitari, a causa di una scarsa domanda da parte dei principali consumatori.
Goldman Sachs JBWere emette delle previsioni sulle medie dei metalli industriali per il 2009-2010 e 2011 che ovviamente non sono condivise da altri, ma qui riprodotte solo per dare voce al “partito dei rialzisti”, solitamente considerati molto poco in questa rubrica, perché troppo impastati di sola e mera finanza.

PIOMBO
In termini di valore il prezzo del piombo era 6 anni fa, quindi nel 2004 pari a 758,5 dollari la tonnellata, mentre al 19 gennaio 2010 ha quotato 2.450 dollari. L’apprezzamento è stato pari al 223% nel corso di questi anni, ovvero il 37,16% all’anno. Mentre nel solo confronto con il 2008 il piombo è cresciuto nel 2009 del 150%.
Nel precedente rapporto semilavorati di LAMIERA i valori registrati furono, a fine dicembre, del 211,99% come crescita complessiva nei 6 anni e del 35,33% su ogni anno.

NICHEL
In termini di valore il prezzo del nichel era 6 anni fa, ovvero nel 2004, di 14.810 dollari la tonnellata, mentre al 19 gennaio 2010 quotava 18.950 dollari. L’apprezzamento, nel corso di questo periodo è stato pari al 27,95% ovvero ha guadagnato mediamente il 4,65 ogni anno.
Nel precedente rapporto semilavorati di LAMIERA i valori registrati furono, a fine dicembre, per una crescita di prezzo complessiva del -1,17% nei 6 anni e dello 0,2% su ogni anno.
Nei termini di misura di Assofermet, la media di prezzo a novembre è stata per 16.991,19 USD mentre a dicembre si è attestata sui 16.177 USD. La nota di mercato dell’Associazione così commenta il nichel: è sicuramente il metallo che ha mostrato la maggiore debolezza strutturale nel corso dell’anno, confermata dal fatto che in termini percentuali è quello che ha avuto la performance peggiore sull’LME, con un recupero da inizio 2009 del solo 40%, rispetto al 125% di rame e piombo e all’80% dello zinco. E’ anche stato l’unico metallo quotato a Londra a chiudere il mese di novembre in ribasso rispetto al mese precedente. L’unico fattore di supporto presente nei mesi precedenti e cioè la forte domanda del mercato cinese, sembra affievolirsi e anche i produttori di inox in Cina hanno annunciato tagli di produzione. Gli stock sono in rapido aumento –nel solo mese di novembre sono passati da 130.000 a 140.000 t non essendo distanti dal record storico del 1994 di 151.000 tonnellate.

STAGNO
In termini di valore il prezzo dello stagno era 6 anni fa, quindi nel 2004 di 6.260 dollari la tonnellata mentre al 19 gennaio 2010 quotava 18.175 dollari. L’apprezzamento nel corso di questi anni è stato pari al 190,33% pari al 31,72% all’anno.
Nel precedente rapporto semilavorati di LAMIERA i valori registrati furono, a fine dicembre, del 144,67% complessivo nei 6 anni e del 24,11% su ogni anno. Sempre su questo aspetto l’Assofermet precisa, su altra base di calcolo, che la media di prezzo a novembre è stata per 14.942,38 USD mentre a dicembre si è attestata sui 15.075 USD.
La nota di mercato dell’Associazione così commenta lo stagno: si è riportato stabilmente in una situazione di contango, dopo che il fondo d’investimento che da mesi teneva una grossa posizione speculativa ha allentato la pressione sul mercato. L’Indonesia, primo esportatore e secondo produttore mondiale dopo la Cina, ha confermato l’intenzione di limitare la produzione nel 2010 a un massimo di 100.000 t rispetto alle 105.000 t del 2009. Anche il governo cinese ha ridotto la quota di export per l’anno prossimo a 21.000 t contro le 23.300 t di quest’anno. D’altro canto la ripresa della domanda in Europa e negli Usa è ancora incerta. I premi per l’acquisto di fisico sono in aumento a causa del rincaro dei noli navali.

ZINCO
In termini di valore il prezzo dello zinco era 6 anni fa, nel 2004 di 1.001,5 dollari la tonnellata, al 19 gennaio 2010 quotava 2.569 dollari. L’apprezzamento è stato pari al 156,51% nel corso di questi anni, che corrisponde al 26,08 per singolo anno.
Nel precedente rapporto semilavorati di LAMIERA i valori registrati furono, a fine dicembre del 137,55% totale nei 6 anni e del 22,93% su ogni anno.

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