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Curva del costo totale. Prof Carlini analisi di ragioneria

by Giovanni Carlini
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Come variano i costi di produzione al variare della quantità prodotta? Dipende dall’inclinazione della curva del costo totale.

Il meccanismo più intimo della globalizzazione = il suo motore = la gestione dei costi di produzione

Un’azienda che produce 10.000 prodotti al giorno, ammettiamo sostenga costi di produzione pari a 20 centesimi/articolo. Questo valore non lo riteniamo solo e puro costo di produzione (limitato alla materia prima e ai passaggi di lavorazione) ma un CT, ovvero un costo totale includendo quindi sia quello variabile che il fisso. Si vuole rammentare che i costi fissi sono quelli che non cambiano al variare della produzione, quindi gli stipendi, l’affitto, le bollette ecc. Al contrario i costi variabili sono le materie prime, l’energia elettrica, carburante etc.. La curva di costo totale (CT) oltre alla somma dei costi variabili/fissi, per essere comprensibile va raffigurata su un piano d’assi cartesiani, quindi ha bisogno di un’inclinazione e un’origine che indica il punto di contatto tra la curva e l’asse delle ordinato (quello verticale). Il punto ora è capire a quale altezza la curva di costo totale è in grado di generarsi dall’asse dell’ordinata.

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Solitamente il livello (altezza) sull’ordinata della curva del costo totale, si ottiene calcolando la media tra il valore d’ordinata del CF e del CV. Ad esempio: se il CF è a 100 come valore sull’ordinata e il CV a zero, la curva di costo totale partirà su un’ordinata pari a 50. (100 + 0 = 100/2 = 50). Con questa operatività sto volutamente “violentando” l’analisi matematica per piegarla alle necessità di rappresentazione economica ed aziendale. Anche in merito all’apertura angolare ho invertito i fattori a parità di risultato.

La distinzione tra costi fissi, variabili e quindi totali, non è un atto di filosofia aziendale, in realtà dal peso percentuale tra un costo e l’altro, riusciamo a comprendere la complessità dell’azienda che dipende dall’incidenza dei costi fissi. Un’impresa con alti costi fissi, sarà più complessa e richiederà, ad esempio, anche un diverso piano di marketing. Ecco un esempio: è più facile gestire un impianto petrolchimico che ha un’incidenza altissima di costi fissi o un’agenzia viaggi con una netta prevalenza di costi variabili? Si precisa, altresì che il costo fisso è comunque gestibile, ma su un lasso di tempo molto lungo (8-10 mesi) rispetto al costo variabile che è modificabile immediatamente.Chiarita il concetto di complessità aziendale al variabile della composizione tra costi diversi ecco che emerge una delle domande più importanti nell’Economia aziendale: all’aumentare della produzione, i costi si abbasseranno e di quanto? Sul fatto che il costo si riduce all’aumento della produzione siamo ancora nel campo dell’intuitivo, il punto è capire di quanto ed è per questo viene studiato un piano  industriale e uno di marketing. Ne consegue che in un colloquio di lavoro è saggio, discutendo di marketing, chiedere la composizione del costo totale dell’azienda prima di sbilanciarsi in “voli pindarici”.

Ecco degli schemi di riferimento per esaminare come la curva del costo totale (CT) cambia e quindi le conseguenze in termini di quantificazione della contrazione del costo di produzione al variare della quantità prodotta.

Nel caso un’azienda produca 10.000 pezzi a un costo di produzione per singolo bene di 0,20 centesimi, se dovessero raddoppiare i volumi, a quanto ammonterebbe il nuovo costo di produzione pro-capite? In teoria si dovrebbe dire che scende a 0,10 euro/pezzo ma non è così, perché dipende dall’inclinazione che assume la curva del costo totale (CT).

QUANT’E’ L’INCLINAZIONE DELLA CURVA DEL COSTO TOTALE?

CASO 1

Studiando il grafico iniziale (qui non riportato) mentre i CF sono “fissi”, semplicisticamente indicati con una linea retta (non è vero, si tratta di una semplificazione scolastica) i CV, invece, possono avere delle inclinazioni di ogni tipo, quindi a 10° oppure 20° come 30° o solitamente a 45° come in genere sono rappresentati durante le nostre lezioni.  L’inclinazione della curva di costo variabile dipende dal mercato nel quale l’azienda opera. Partendo dal presupposto che in ordinata (quella verticale) ci sono i costi e in ascissa (l’orizzontale) ci sono le quantità, potremmo avere dei costi altissimi per piccole quantità vendute (navi, prototipi, aeroplani, elicotteri, satelliti spaziali). Il caso più usuale è quello a 45° che si equilibra tra i costi di produzione e le quantità vendute (si ripete però che si tratta di un possibile caso, non della normalità!)

 A questo punto nell’ipotesi di una curva di CV a 80° (poche quantità, costi altissimi) la conseguente curva di costo totale (CT) avrà un’inclinazione anch’essa molto elevata! 90° + 80° = 170° diviso 2 = 85°

Applicando questa prospettiva, dobbiamo restare nell’ipotesi di pochi pezzi prodotti (prototipi o navi) quindi con 1 nave realizzata, il costo di produzione potrebbe essere 1000, nel caso di 2 navi realizzate avremmo un costo di produzione complessivo sulle 2 navi non di 500 come ingenuamente intuibile, ma ridotto del solo controvalore di 15° (100 – 85) quindi il costo totale di produzione con la seconda nave ammonta a 850.

Se prima il cantiere navale con 1 nave spendeva 1000 ora con 2 navi il costo è pari a 850.

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 CASO 2

Facciamo un altro caso. Parliamo di autovetture (macchine) con una curva di CV a 45°.

La curva di costo totale (CT) sarà di 90° (del costo fisso) + 45° (del costo variabile) = 135° diviso 2 = 67,5°

Se per produrre 1.000 autovetture si dovesse spendere 1.000.000 di euro come costo di produzione, nel caso passassimo a 2.000 non spenderemo 500.000 euro in tutto, ma pari al controvalore di 32,5° (100-67,5) che corrisponde a 675mila euro.

Quindi lo stabilimento (Fiat) che produce 1000 macchine costa 1 milione di euro. Nel caso la stessa Fiat passasse a 2mila auto il costo di produzione totale ammonterebbe a 675mila euro.

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 CASO 3

Facciamo un altro caso. Parliamo di generi alimentari con una curva di CV a 25°

La curva di costo totale (CT) sarà di 90° + 25° = 115 diviso 2 = 57,50°

Se per produrre 1.000.000 di scatole di pasta dovessimo spendere 5 milioni di euro come costo di produzione, nel caso raddoppiassimo non andremmo a 2,5 milioni complessivi, ma un valore pari a 100 – 57,50 = 42,50 che applicato al costo di produzione iniziale diventa 425mila euro (evviva!!! – vedete come cambiano completamente i parametri??!)

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La globalizzazione “è stata inventata” per ridurre i costi di produzione ampliando la produzione.

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