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Fallimento della globalizzazione: la stupidità. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Recarsi in vacanza nei paesi islamici, significa rappresentare dei bersagli, offrendosi come vittime al sacrificio.

Un sacrificio funzionale all’Islam, che dormendo un sonno che dura da 5 secoli, ora è alla resa dei conti.

Non solo, ma anche affermare “non cambio le abitudini per il terrorismo” è altrettanto stupido.

Se fossimo in grado di fare un esame di coscienza, riscontrando quanto superficiale sia il nostro modo di vivere, cambieremmo!

Scandalizzarsi o stupirsi nel restate vittima del terrorismo in Turchia, Tunisia, Egitto o altri paesi islamici è stupido perchè vuol dire “esserla andata a cercare”.

Sotto questo punto di vista possiamo parlare (allargando il concetto) di stupidità da globalizzazione.

Quando essere globalizzati ci rende anche assonnati verso i valori?

Stupidità e globalizzazione aprono al concetto noto come il fallimento della globalizzazione.

Un fallimento che passa attraverso l’abuso del social network, dove il pensiero è ridotto a una sintesi di un ragionamento mai sviluppato. 

Il titolo è molto forte ma necessario a far luce su un aspetto poco discusso: ci stiamo rincretinendo? Il riferimento è alle persone che recentemente (o almeno nell’ultimo anno) sono morte o rimaste ferite in attentati terroristici avvenuti in paesi islamici. Certamente offendere dai feriti o peggio dei morti, è la peggior cosa che si possa fare e qui si impongono sia delle scuse sul piano morale verso le vittime, ma anche una serrata critica alla superficialità e inopportunità. E’ inopportuno fare 4 passi in un campo di battaglia per vedere che effetto fa e lamentarsi della scheggia che potrebbe colpirci! Se non proprio opportuno è certamente incosciente e anche presuntuoso, che gli occidentali pretendano di non essere degli obiettivi e carne da macello in un mondo che sta facendo i conti con il suo sonno culturale che lo avvolge da 5 secoli. L’Islam dorme e ha i suoi incubi. L’Occidente non può e deve interferire, se non chiamato e certamente l’accoglimento di milioni di profughi, rifugiati quanto emigrati, rappresenta il massimo di quanto sia umanamente possibile. 

Detto questo, andare in “vacanza” in un paese islamico, significa essere un bersaglio. Scandalizzarsi è stupido quanto fuori luogo.

A questo punto si dovrebbero abbandonare i paesi islamici al loro destino? Francamente si. Nel momento in cui l’Occidente ha vissuto la sua Rivoluzione industriale, l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione borghese, diverse guerre, la rivoluzione sessuale e quella delle comunicazioni, è saggio che le altre culture (ce ne sono 9 nel mondo che non vogliono convergere verso un unico modello) facciano il loro corso. Il fallimento della globalizzazione si misura anche nella presunzione di voler dirigere (in senso spesso consumistico) le scelte della altre culture. Scandalizzarsi e impressionarsi per 8 vittime tedesche in Turchia come “x” inglesi in Tunisia e “y” in Egitto, in atti di terrorismo impone una domanda? come si fa ad essere così incauti e superficiali nel recarsi in posti di guerra? Ci vuole molta fantasia per leggere sui giornali che in Libia (vicino a Tunisia ed Egitto) l’ISIS sta acquisendo il controllo del paese come è stato in Siria-Iraq, aree confinanti con la Turchia?

In realtà essere così stupidi è una conseguenza della società globalizzata che oggettivamente, nella sua superficialità, induce le persone a pensare poco. Questo è il frutto dell’abuso del social network, dove si presentano delle sintesi di un pensiero mai sviluppato. In questo modo la società globalizzata, nella massa dei suoi flussi informativi, sterilizza la capacità di pensiero. E’ penoso osservare in Facebook la presentazione del 95% delle persone le quali, con il copia incolla o con messaggi ridicoli del tipo: buongiorno/buonasera, pretendono di raccontare qualcosa di loro da presentare al mondo il quale, annoiato, è indaffarato a produrre altra noia. Il fallimento della globalizzazione passa anche attraverso la miseria del social network. Questo spunto riflessivo non vuole essere “drammatico” o iper critico, ma esorta tutti a un WAKE UP (sveglia).

L’uomo moderno dovrebbe svegliarsi (WAKE UP) da un sonno culturale fatto di benessere e individualismo ed iniziare nuovamente a ragionare introducendo le sue novità rispetto al pensiero classico. Oggi la novità è la personalità che risulta anche isterica, mentre servirebbe colta e profonda nel suo pensiero. Solo in questo modo l’Uomo e la Donna possono conquistarsi un posto nella Società e nella Storia, il resto sono strilli. Il fallimento della globalizzazione si misura anche nella povertà fatta miseria della personalità umana, intervenuta in particolar mondo in questi ultimi 15 anni.

COME SI ORGANIZZA UNA REAZIONE A IL FALLIMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE

WAKE UP è quella parola magica che utilizzò Oriana Fallaci uno o due giorni dopo l’attacco alle torri gemelle nel famoso 11 settembre 2001. WAKE UP è la stressa parola concetto a cui ricorrere ora.

Serve andare a votare, l’assenteismo non funziona, non vale 1 voto e non influenza nessuno, abbiamo una classe politica che è capace di fare/disfare pur essendo minoranza!

Serve leggere di più! (quanti libri al mese vengono letti?)

Serve amare di più! (a litigare sono veramente tutti capaci ma per amare serve stile e dignità)

Serve lavorare meglio (inutile affermare che sono gli altri da dover fare per primi o che mancano le premesse o cercare nuove scuse. Dobbiamo fare NOI in prima persona, gli altri si adatteranno. Ricordo un dialogo con un professore sul fumo tra i minori. Uno dei dei docenti afferma che per quanto lo riguarda avrebbe messo note disciplinari a quegli studenti dei suoi corsi che avrebbe trovato a fumare nelle zone vietate, l’altro invece rinvia a disposizioni più chiare da parte del Preside e a una maggiore consapevolezza da parte dei colleghi. Intanto i polmoni dei ragazzi si fanno ancor più intasati da catrame derivante dal fumo! NO Signori, bisogna agire d’iniziativa nel contesto della legge).

Serve cercare un significato alla propria vita, quella che stiamo perdendo nell’anonimato di internet o nella superficialità del web.

Buon lavoro.

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