QUESTA VERSIONE DEL TESTO E’ STATA APPOSITAMENTE MODIFICATA PER CONSENTIRE UNA MIGLIORE LETTURA ALLA COMUNITA’ DEL PARKINSON
Prosegue l’afflusso di notizie sulle quali ragionare insieme. Il prigioniero da Parkinson si offre con le sue prime critiche costruttive.
LA QUESTIONE DEL SUDORE: su questo argomento ci sono diversi interventi, sia da uomini che donne, italiani come stranieri. Sostanzialmente affermano:
– non devo sudare troppo perchè evapora l’effetto di un certo farmaco;
– devo correre a letto perchè stando seduto sudo e solo tra le lenzuola riesco a calmarmi usando cubetti di ghiaccio su di me;
– quando sudo non posso stare vicino al mio partner perchè mi vergogno e puzzo;
In effetti la teoria sociologia si deve poi confrontare con problematiche molto pratiche, altrimenti non serve a nulla. E’ anche chiaro che in questa fase, la teoria a favore de il prigioniero da Parkinson, non sarà mai completa, ma sempre in rielaborazione in una sorta di moto perpetuo.
Per il prigioniero da Parkinson il sudore (cambio culturale del concetto) va considerato come una parte strutturale della sua esistenza gestibile in forme fisiche di serenità. Quindi non è più simbolo di sporco, di non cura della persona e quindi di disagio. Gli esseri umani sudano e si lavano! Certamente il sudore può essere gestito in una forma di partecipazione di coppia. Il riferimento è per una terapia del massaggio, dove il partner de il prigioniero da Parkinson possa introdurre motivazioni di serenità nella psiche del prigioniero, conducendolo per mano a uno stato di quiete che non sarà mai perfetto e definitivo ma che introduttivo.
Si vuole qui introdurre un concetto nuovo (poco diffuso): la partecipazione attiva del partner nella cura de il prigioniero da Parkinson, non solo come presenza di riferimento affettiva (suo ruolo tradizionale) ma anche attiva come teoria sociologica, quindi in un inedito aspetto squisitamente fisico, rinnovando completamente la comunicazione epidermica di coppia, che sia certamente sessuale, ma senza ombra di dubbio COMUNICATIVA. Cosa vogliano dire queste parole, resta nel significato privato di ogni coppia che va EDUCATA.
LA QUESTIONE DELL’EDUCARE
Dal Friuli arriva un commento molto gradevole, che onestamente mi ha dato piacere: …..usando una parola a Lei cara, professore, EDUCARE, un concetto che abbiamo sempre usato verso i nostri figli ma che è caduto in disuso nella relazione adulta e sopratutto di coppia. Ringrazio la Signora per aver saputo cogliere nel segno una parola chiave dell’intera terapia sociologica de il prigioniero da Parkinson: EDUCARE CHI ABBIAMO VICINO PER FARCI EDUCARE.
E’ una rivoluzione. il prigioniero da Parkinson può evadere se EDUCA PER ESSERE EDUCATO, passando in una fase reattiva seguendo una disciplina nella militarizzazione della reazione al morbo.
In gamba!
Appunti di sociologia nelle teoria per la cura de il prigioniero da Parkinson – Giovanni Carlini