Telefona un imprenditore e dice: qui è tutto fermo, da te negli Usa? tratto dagli appunti del taccuino americano
Al volgere dalla conclusione di quest’esperienza americana 2011 mi telefona un amico e imprenditore affermando: qui è tutto fermo che si fa?
Il riferimento è all’industria della manifattura, per la precisione assemblaggio nell’ambito del distretto del valvolame e rubinetteria, a nord di Novara. L’imprenditore riconosce che nonostante tutto riesce ancora a mantenere i livelli di fatturato che avevamo già concordato, in occasione di una mia precedente consulenza presso la sua impresa, ma che non è certo di poter proseguire concludendo l’anno come da programma. Quindi ragioniamo insieme sulle prospettive a breve, comparando sia il mercato italiano che statunitense con proiezioni su quello tedesco.
Mercato italiano
In Italia è fermo il fondamento stesso del mercato, ovvero il consumo, infatti le persone non comprano, il che ferma ogni ciclo produttivo. In queste condizioni la tendenza della crisi in Italia assume una dimensione di lungo periodo, portandosi indicativamente sui 18 mesi. Inoltre, sempre nel nostro paese, c’è l’aggravante politica di un’opposizione vuota di stimoli, che usa l’arma dello scandalo per contestare il governo e quest’ultimo non sa imporsi per idee e concetti, tanto da suscitare dubbi che ne sia effettivamente dotato. E’ comunque palese che addebitare l’attuale crisi di credibilità del paese al primo ministro italiano, è alquanto sciocco e dimostra ancora una volta quanto povero sia il dibattito politico. In Italia lo stallo politico è paralizzante per l’economia.
Mercato statunitense
Non che in America ci siano meno difficoltà dell’Italia! Anzi. Nel complesso però la situazione è diversa rispetto all’Europa. Laddove in Italia il mercato si ferma per calo di domanda, negli USA ci sono due fattori nuovi. Il primo contraddice la globalizzazione e comporta il rientro degli stabilimenti produttivi precedentemente delocalizzati in Cina e Brasile, attenuando la piaga della disoccupazione americana (14 milioni di persone in crescita) Il secondo aspetto è costituito dall’indebitamento. La tendenza a prendere in prestito denaro e spendere da parte degli Enti locali, pubblica amministrazione, aziende e privati non è affatto diminuita e questo comporta un sostegno alla spesa e quindi alla produzione. Non ci sono dubbi che da un anno per l’altro, i consumi americani siano scesi (minore intensità dell’aria condizionata nei negozi, ridotta scelta nelle colazioni in albergo, meno persone nei supermercati, tanti punti vendita anche di marca chiusi, etc..) ma questa tendenza non blocca la produzione. Infine lo stallo politico (un presidente che non sarà rieletto) a differenza dell’Italia non è paralizzante per l’economia.
Mercato tedesco
L’andamento dell’economia tedesca e con esso il suo successo è decisamente “gonfiato” a scapito del resto d’Europa, per cui c’è da attendersi un ridimensionamento a breve, anche alla luce del prossimo collasso sociale cinese, indotto dalla primavera araba. Non solo, ma la Cina non va dimenticato che opera in una contraddizione sistemica; è una dittatura comunista che agisce in un mercato capitalistico. Nella storia del mondo, le contraddizioni hanno sempre uno sviluppo limitato anche se a volte clamoroso. Nonostante ciò, considerato i contributi del governo federale tedesco e le proiezioni sull’est europeo, aprire un’officina meccanica in Germania, per servire i clienti tedeschi, potrebbe offrire fatturato sostitutivo rispetto quello italiano destinato a scemare.
Questo è il testo della telefonata intercorsa con il mio cliente-amico. A dispetto di forse un’eccessiva sintesi, gli elementi di fondo sono stati tutti affrontati. Per un senso di completezza sarebbe comunque corretto ricordare che:
a) in Italia abbiamo perso il senso di FIDUCIA e la speranza nelle nostre possibilità. Nessuno ce le ha tolte, le abbiamo solo perse. Sarebbe saggio impegnasi per guarire da questa patologia del pessimismo, senza chiedere aiuto a nessuno, ma lavorando su se stessi;
b) certamente osservare la progressiva politicizzazione della Confindustria, non è d’aiuto al Paese, soprattutto quando cade nell’illusione di dare un nome e cognome (quello del primo ministro) all’attuale crisi. Nella gara mai vinta da parte di tutti, nello slegare e dividere questa Nazione, non serve che si accodi anche il sindacato degli imprenditori.
Ora il quadro è completo. Al di là dei distinguo c’è qualcuno che sa unire? Auguriamoci buon lavoro perché abbiamo veramente tanto da fare.
Lo scopo del taccuino americano Usa è quello di prendere spunto da aspetti diversi e riordinarli in un ordine d’idee che sia utile a riunire 2 facciate della personalità umana: quella personale e professionale.
Mi spiego. Nell’era moderna la personalità degli Occidentali e comunque nelle società evolute (non sono tutte quelle che rispondono ai 9 assetti culturali esistenti nel mondo) si è scissa almeno in 2 aspetti, che generano un senso di solitudine e di non appartenenza, da cui un disagio generalizzato. Il taccuino americano Usa risponde a questa necessità, offrendo spunti e ragionamenti per far riflettere. Il disagio a cui ci si riferisce è quello d’appartenere a più ambiti, ma di nessuno un particolare. Questa NON appartenenza porta a distacco da tutto, compresa la famiglia e la coppia, da cui la crisi dell’amore e della società moderna, della cattiva educazione della prole e della solitudine della persona che vorrebbe amare, ma non sa come fare.
Foto tratte dal taccuino americano Usa: una diversa concezione dell’arma quando vivi nel deserto.