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Lettera sull’Amore. Prof Carlini. Studi sul mito

by Giovanni Carlini
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Lettera sull’Amore scritta agli studenti dal prof.

Lettera sull’amore. Anche questo è un tema di riflessione e studio. Alcuni passaggi che ho visto in voi negli ultimi tempi mi spingono a scrivere questa lettera per cercare di darvi del “mio meglio”.
Da studente provai per tre mie insegnanti (chissà perché d’italiano e storia) dei travolgenti e immensi innamoramenti che sconvolsero ogni particella del mio corpo e spirito. In quell’epoca compresi il concetto d’adorazione, perché tale fu per la prof. Suor Maria Candida di Leo (alle medie) quindi per la prof Ignesti (nel transito alle superiori) e infine la prof. Lazzari per gli anni delle superiori.
Il mio grande bisogno d’amare, nel senso più completo e totalizzante, fu assorbito in 8 anni di scuola da questi professionisti che capirono e mi educarono alla conoscenza. Allora i miei strumenti per vivere simili emozioni erano ovviamente poveri e incerti, ma fui indirizzato verso “la riflessione e la conoscenza”, in forme acute e di ragionamento (immagino come accadde nelle scuole greche aritstoteliche) tali che queste tre donne svolsero un effetto nel riflettere (come uno specchio per i raggi del sole) le mie energie sulla meditazione.
Oggi la mia vita volge alla sua terza fase, quasi conclusiva e posso (tipico della mia età trarre qualche sintesi).
A 20 anni fui “baciato da Dio” incontrando l’ Amore che tale vivo a 30 anni di distanza, al netto di fin troppe difficoltà che la vita ci riserva. In linea di massima, immagino d’essere accompagnato alla fine della mia vita, dalla stessa donna che mi ha educato.
Oltre a quanto detto, che tutto sommato non è particolarmente interessante, ho scoperto come l’azione delle mie tre prof mi ha cambiato portandomi a distinguere 2 forme d’amore, generando quell’energia prima che ha trasformato la mia vita.
Per far chiarezza ho imparato che l’amore si distingue in tante forme, ma quelle che a me interessano sono due:
– l’amore classico che risponde a tutti i requisiti suggeriti da Shakespeare (ricordate quando cito un passaggio del “Giulietta e Romeo” in classe?) e da Freud che insieme rendono la vita completa;
– quello puro, nudo, essenziale, sganciato dai bisogni umani prima ricordati e che nell’adorazione mistica spinge all’elevazione verso “il meglio”.
Ebbene questo secondo amore rappresenta l’eredità che mi hanno consegnato le 3 professoresse. Che cosa ho fatto con questo “secondo amore” che ora chiameremo mistico?
L’ho tradotto in atti concreti.
Ho trovato dei “fari nella nebbia” (personaggi) che sono diventati costanti nella mia vita accompagnandomi, passo dopo passo e che hanno il potere di coinvolgermi in forme totali, per cui:
– mi sento il figlio segreto di Oriana Fallaci. Amo questa donna (è morta anni fa) e ogni notte mi perdo tra le righe, le sillabe e le pagine profonde di una donna che mi ha rapito il cuore. Avventura e pensiero, riflessione e passione sono il suo paradigma. Oriana era una giornalista impegnata nella cultura dello scrivere che ti fa entrare nel sangue le sue emozioni. Attraverso il romanzo “Un Uomo” da cadetto, in Accademia Militare riuscii a bilanciare la ruvidità ideologica del mondo militare vivendo gli “anni di piombo”, per cui debbo a Oriana se ho conservato un equilibrio di giudizio pur transitando in una struttura militare molto ossessiva nei suoi valori;
– in genere amo, a livello di stile, il giornalista che scrive, quindi mi sono rivolto naturalmente a Indro Montanelli e i suoi 24 volumetti di storia d’Italia, che mi hanno aiutato nel trovare una formula per scrivere in forme dirette e semplici. Oggi se sono anche un
un pubblicista (una specie di giornalista) lo debbo allo stile di Indro;
– che passione con l’amico Ernest Hemingway. Con lui cavalco mari e monti, perdendomi nell’avventura umana più profonda;
– di notte leggendo Hannah Arendt provo un eccezionale coinvolgimento intellettivo dove la parola si fa arte. Se Oriana mi ha formato, chi mi nutre ingentilendo il mio pensiero è Lei, Hannah:
– il mio amico più profondo si chiama Max Weber. E’ stato un sociologo economista, morto nel 1920, ma a lui debbo se oggi sono anch’io un sociologo economista. Spesso penso al libro “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” e gli sono grato per aver reso la sociologia una materia umana rispetto al meccanicismo economico storicista di Marx;
– ho ancora un altro padre spirituale: Sigmund Freud. Nella psicanalisi mi ritrovo educato al culto dell’uomo e questo rilassa;
– confesso di provare i brividi per autori del tipo di Kotler (il padre del marketing moderno) e con tanta devozione mi rivolgo alla Scuola di Chicago per la sociologia. Mi addentro nei pensieri di Tonnies (la differenza tra comunità e società) e segue Simmel (tra l’alto per quanto dice sulla moda) fino a DiMaggio per il comportamentismo e l’amico Bourdieu, altro sociologo che pone in relazione i consumi con i comportamenti. Mi procura tanta compagnia Parsons (sociologo americano disprezzato degli anni Sessanta) e discuto appassionatamente con De Gasperi, Cavour e Giolitti di politica, non trovando altri statisti di questo livello per ragionare d’Italia. Amo la Lady di ferro, ricordo con interesse sia Reagan sia John Kennedy e provo un profondo rispetto per Delano Roosevelt a cui mi rivolgo.
Sono i miei miti, i miei maestri.
Da adulto, proseguendo nello studiare, ho incontrato altri prof, come Ornaghi (scienza politica) e la Forleo(economia) ma ormai lo stile nel fare le cose con amore e insegnare/lavorando amando, era già stato impresso nel mio spirito. A questo punto ho vissuto bene o male? Non lo so.
Certamente per vivere ho bisogno d’amare sentendomi scosso e percosso da qualche cosa che mi sbatta e squarti, fino a farmi sprizzare energia. In conclusione questa lettera diventa il mio “testamento” agli studenti, affinchè portino nel futuro le regole di una vita vissuta con passione. Mi adoperò per depositare sulla tomba di 3 professoresse il mio scritto.
Buona fortuna ragazzi.

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