Internazionalizzazione la selezione delle aree d’interesse commerciale
Internazionalizzazione, la selezione delle aree d’interesse commerciale è la base per qualsiasi azione.
Privi di export le nostre imprese chiuderebbero. Una delle armi per battersi contro la crisi è internazionalizzare l’impresa.
Nel settore della meccanica, quasi il 70% del fatturato è collocato oltre confine. Questo dato spiega come e quanto sia importantel’espansione commerciale. Laddove non ci sono dubbi sul mantenere viva questa tendenza, resta il problema di dove andare e come. Ecco che l’internazionalizzazione, la selezione è basilare.
Dove andare?
L’ICE comunica, attraverso i suoi 93 uffici che oltre i 7.000 km le imprese italiane entrano in crisi. L’export oltre questo “confine” diventa troppo complesso. Questo considerando i costi di trasporto e i diversi assetti culturali. Una proiezione di 7000 km coglie a ovest New York. A est Calcutta. A sud Città del Capo è a 8.600 km.
Tecnica di contatto sul mercato estero. Internazionalizzazione la selezione.
Gli uffici ICE sono la forma più semplice per iniziare a capire l’estero.
Il primo passo è comprare a 130 euro, mediamente, una lista di 15 nominativi d’imprese del settore. Con la lista, si può cercare il contatto diretto o chiedere il tramite dell’ICE. In questo caso il costo oscilla tra i 600 e i 700 euro. Per alcune nazioni, come il Giappone, il prezzo è maggiore. Si tratta di 1.084 euro per 25 comunicazioni tradotte e guidate a destinazione.
Finanziariamente si può dire che “la fase 1” ha un costo medio di 20mila euro. Va aggiunta la consulenza. Indicativamente 40mila euro per anno.
La fase 2
La fase due è più complessa. Implica la partecipazione alle fiere di settore per incontrare i contatti. Qui l’internazionalizzazione la selezione entra nel vivo. Sul discorso della fiera serve un budget di spesa. Solitamente non sfonda mai i 100mila euro con stand su 12 mesi per 4 o 5 eventi.
La presenza in fiere non è indispensabile, perché la stessa cifra potrebbe essere investita in singole visite.
Dove trovare i soldi
A conti fatti, in 12 mesi si dovrebbero spendere meno di 200mila euro. Questo “spaventa” qualsiasi ditta prima ancora di prendere in considerazione i vantaggi.
E’ saggio prendere in seria considerazione tutti i fondi in ambito di finanza agevolata. Noti come “credito d’imposta” o finanziamenti UE per l’internazionalizzazione o alla formazione. Va precisato, a livello di consiglio, quanto non sia saggio il “fai da te” per l’obiettiva complessità della materia. La via più sicura e rapida è quella di ricorrere a professionisti capaci d’interpretare le norme.
Ad esempio, lo stesso credito d’imposta varato per il solo biennio 2011/2012 è stato definito a novembre con apposita circolare. L’Agenzia delle Entrate, con circolare 51/E del 29/11/2011 ha fornito chiarimenti. Il credito è stato istituito in via sperimentale per soli 2 anni con l’art. 1 del DL 70/2011, convertito in legge n. 106/2011. Il credito d’imposta è concesso alle imprese che finanziano progetti di ricerca in collaborazione con Università o enti pubblici di ricerca. L’importo ricevuto va spalmando in 3 quote annuali.
Vale per il 90% dell’importo, che eccede la media degli investimenti in ricerca effettuati nel triennio precedente. Ne beneficiano le imprese, di ogni dimensione, forma giuridica e settore.
Per l’Agenzia il termine ricerca indica sia quella pura che industriale. Include anche la commercializzazione e internazionalizzazione di prodotto. Su questo concetto va esclusa l’attività di “ricerca interna”, anche se condotta di concerto con gli enti preposti.
Conclusione
L’internazionalizzazione è un passaggio obbligato per reagire alla crisi. I costi non sono “impossibili” di per sé e comunque rientrano in diversi progetti di finanza agevolata per le imprese. Qui è stata indicata una progressività per raggiungere la visibilità sul mercato internazionale. Buon lavoro.