Le università americane e quelle motivazioni che spingono a frequentale.
Le università americane. Passeggiando a Berkeley, nella baia di San Francisco, meditando sulla sua retta annuale di 30mila dollari. Si tratta della sola rata di tasse. Il confronto è con l’ateneo di Flagstaff, in Arizona, pari a 35mila dollari annui, incluso il vitto e l’alloggio. Sorge la domanda: perché sostenere costi così alti? (assurdi). Non solo, ma l’Università di Stanford chiede 60mila dollari all’anno, solo per tasse universitarie!
In Italia, per la Cattolica a Milano (università privata) si spendono 3.500 euro annui di tasse. La Bocconi chiede mediamente 12mila euro, quindi un master costa 35mila euro. Con importi di questo tipo, non solo il diritto allo studio è stato cancellato, ma c’è da capire il senso di un eventuale sacrificio per gli Usa.
Sostanzialmente se un anno alla Berkeley costa 30mila dollari, 4 anni di studio comportano 120mila. Poco meno per vivere, mangiare, dormire, comprare i libri e quant’altro. Siamo su un ordine d’idee di 200mila dollari. La cultura vale 200mila dollari in 4 anni all’estero? (su Stanford i costi raddoppiano).
Per rispondere serve un confronto. Le università sono tutte uguali? Indubbiamente no!
Vivendo da molti anni l’ambiente universitario, credo d’aver capito che la massa dei corsi spinga per insegnare a pappagallo. Mi spiego. Più gli studenti esporranno quanto scritto sul testo e meglio è. Al contrario, ci sono delle università, in particolare negli Stati Uniti, dove non basta studiare senza capire. Ad esempio. L’esame d’economia.
L’accertamento d’economia non è più sostenuto su quanto affermato a lezione o scritto nei testi. Al contrario commentando un articolo dal quotidiano economico pubblicato il mattino stesso dell’esame. A questo punto un futuro manager è colui che sa sviluppare un discorso. In questo caso l’originalità è d’obbligo. Sicuramente sto estremizzando, ma non più di tanto. C’è una grande penuria di pensiero originale fondato su cognizioni di causa. Più precisamente c’è un eccesso di «secondo me» oppure di «penso che». Di ragionamenti umorali, privi di fondamento.
È rarissimo che qualcuno s’esprima riassumendo quanto la dottrina ha saputo elaborare! Da quel punto, scatta il pensiero originale.
Ebbene persone così strutturate nel pensiero in età giovanile non se ne trovano facilmente.
Berkeley, Stanford e altri atenei statunitensi, preparano i giovani a questo. Le università americane costante ma danno una formazione diversa. Ovviamente tutto dipende dal corpo insegnante. E’ il docente che plasma la materia a seconda degli studenti che ha di fronte. In pratica non si insegna sempre allo stesso modo. In realtà si adattano i concetti e le chiavi di lettura a seconda della capacità di comprensione di chi ascolta. Questo è un insegnante!
Concetto non recepito nella scuola italiana. In italia è richiesta uniformità e stretta aderenza al libro di testo, quindi al programma ministeriale. Non a caso, con questo sistema, il 40% dei nostri ragazzi non ha un lavoro.
Concludendo, è meglio lasciare un appartamento ai figli o indirizzarli su aggressivi percorsi formativi?
Qui la scelta è «intima». Riguarda solo le famiglie di concerto con i loro ragazzi.
Il mio parere è semplice: nella vita privata come quella professionale contano le idee. In amore conta la capacità di trasformare ogni giorno una storia in sogno. Per far questo servono fantasia, pazienza e ancora idee. Il pensiero non trova ragion d’essere solo nel lavoro, ma soprattutto per vivere. Quando si è tanto amato e si resta soli, solo la cultura consente di proseguire nella vita. Una persona educata a pensare, creando punti di vista, offre amore, sensibilità e comprensione. Sa dare energia, determinazione e forza morale. I soldi, se spesi, possono essere «rifatti» con duro lavoro. Le idee o ci sono o no. L’assenza d’idee lascia in un inverno morale.